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venerdì 11 settembre 2020

Fine Settecento. La Sicilia diventa meta degli illuministi che cercano qui la "grecità" classica (1)

L'Illuminismo in Sicilia

L’anelito di cambiamento percepito da tanti giovani 

intellettuali era stato alimentato dalle idee di Voltaire, 

di Rousseau e di quei numerosi illuministi ed enciclopedisti 

che, malgrado la censura, erano riuscite a penetrare 

nell’isola e a sedimentare, favorendo la trasformazione

 in una regione “chiusa” che, fino a poco tempo prima, 

si era mostrata indifferente e refrattaria a qualsiasi mutamento

 La Sicilia, soprattutto Palermo, assurge a rilevanza europea sul finire del Settecento quando il dilagare dell'Illuminismo induce tantissimi uomini di cultura dell'intero continente europeo a visitare la terra della "grecità", ossia la Sicilia dal momento che la Grecia-Ellade era, allora, sotto il dominio ottomano e pertanto assolutamente preclusa sia agli studiosi dell'antichità che agli amanti dell'arte. D'altronde quell'amore-attrazione  verso l'Isola da parte degli uomini di cultura dell'intero continente era anche determinato dalla circostanza che a governarla era quell'illuminista che è stato Domenico Caracciolo, primo uomo politico impegnato a scrostare la realtà feudale per avviarla -nei tempi possibili- nei sentieri liberali.

Era tempo quel fine Settecento in cui nei paesi del Nord Europa cresceva la moda del Gran Tour, la visita dei monumenti greco-siciliani. A lasciarsi attrarre dall'Isola erano sopratutti poeti, scrittori e filosofi che dopo la visità nelle località più note per i templi classici  e le meraviglie esotiche annotavano il tutto sui propri taccuini da viaggio per poi sviluppare grandiose ed affascinanti opere letterarie che ancora oggi noi possiamo apprezzare.

Nelle Lettere,
Caracciolo commentava
desolatamente di incontrare
nella conduzione del
governo difficoltà a
ogni piè sospinto:

Alcuni nomi fra quegli uomini di cultura che hanno girato l'Isola da un capo all'altro restandone affascinati e riportando il grande stupore sulle loro opere sono:

-- Il barone tedesco Von Riedesel,

-- lo scozzese Patrick Bridone,

-- l'abate parigino Jean-Claude-de-Saint-Non il quale facendosi accompagnare di artisti e scrittori visita per due anni gran parte del Meridione d'Iralia e la Sicilia alla ricerca della "grecità" e riporta interessanti descrizioni e illustrazioni in cinque volumi "Voyage pittoresque de Naples et de Sicilie" 1781-1795.

--Wolfgang Goethe arriva a Palermo nel 1787  e con immensa soddisfazione dirà "l'isola è la chiave di ogni cosa" e che "l'Italia senza la Sicilia non lascia alcuna immagine dello spirito".

--Winckelmann (1759) pubblica "Le osservazioni sull'architettura, dell'antico tempio di Girgenti".

A migliaia, in quel fine Settecento, l'isola veniva attraversata in lungo e in largo, con spirito di avventura, da inglesi, tedeschi, francesi e persino russi. Molti si inoltravano persino nelle aree interne per visitare e descrivere cave, sentieri, rovine, arte e natura. Il tutto avveniva ovviamente a dorso di mulo o cavallo. Poi nell'Ottocento, nel dopo Unità, il treno piglierà il ruolo fino ad allora spettante al dorso di mulo.

Sono migliaia i diari di viaggio sull'Isola fra Settecento ed Ottocento che affrontano inevitabilmente le condizioni dell'Isola (città e campagna). Trattano di rovine, di templi, di teatri, di boschi e sentieri, di campi, di grano, di viti e frutteti. di ruderi di castelli e ruderi di città nonchè di condizioni umane.

Era quello di fine Settecento un tempo felice della monarchia borbonica che si avvaleva per il governo dell'Isola e dei territori continentali di tanti illuministi. Era allora netta l'intenzione di voler modernizzare l'Isola e di contrastare le resistenze dei baroni, i quali da parte loro lottavano strenuamente insidiando le grandi figure degli illuministi che occupavano rilevanti posti di governo. Le Rivoluzioni siciliane indipendentiste del 1820 e poi del 1848 vengono, oggi, lette da una parte della storiografia come reazioni vendicative sostenute dalla nobiltà siciliana contro la monarchia che avrebbe voluto puntare verso uno stato amministrativo moderno che imbrigliasse in qualche modo il vasto, immenso ed oppressivo potere dei baroni.

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Dopo questa descrizione sulla situazione politico-strategica dell'Isola di fine Settecento ci proponiamo periodicamente, ma molto diluito nel tempo, di riportare un diario di viaggio di uno dei tantissimi personaggi di cultura del periodo di fine Settecento.

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