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sabato 5 settembre 2020

6 Settembre

 6 Settembre 1955 

Disordini di Istanbul: pogrom orchestrato dal Partito Democratico del primo ministro turco Adnan Menderes e dal Partito “Cipro è turca”. Una folla turca, precedentemente trasportata in città in camion, assalta la comunità greca di Istanbul per varie ore. 32 tra mutilati, feriti e donne stuprate, tra 13 e 16 morti durante e dopo il pogrom a causa delle bastonate e degli incendi intenzionalmente appiccati. Gravi danni alle proprietà greche (110 alberghi, 27 farmacie, 23 scuole, 21 fabbriche, 73 chiese e oltre un migliaio di abitazioni private di proprietà greca).

L'anima romano-greca
della città del Bosforo
è ai nostri giorno solamente
vicenda da studiare sui
libri di Storia.
Libri di Storia che ci lasciano
trasparire come gli anglo-americani
hanno acconsentito agli eventi
per non irritare in quegli anni
di guerra-fredda i turchi, fondamentale
alleato nello scacchiere Medio-Orientale
Secondo Speros Vryonis Jr., storico americano di origine greca e specialista in storia bizantina, balcanica e greca il Demokrat Parti ebbe un ruolo fondamentale nel reclutamento dei circa 300.000 rivoltosi, a cui fu promesso un compenso di 6$ (mai pagato), e che furono trasportati via treni, taxi e camion fino in città, dove le autorità distribuirono loro spranghe, vanghe, picozze ed altri strumenti per compiere il loro lavoro, sotto l’attenta osservazione dei leader politici e della polizia. Le violenze iniziarono alle cinque di pomeriggio, e l’esercito intervenne per mettervi fine solo dopo la mezzanotte.

Menderes e Zorlu saranno poi condannati e impiccati dopo il golpe militare del 1960 per atti incostituzionali, incluso il loro ruolo nel pogrom di Istanbul. Ma la memoria di quelle violenze, così come di tante altre, è rimasta sepolta per oltre mezzo secolo.

L'episodio ora riportato -ai nostri giorni- non può che ricordarci il destino ulteriormente segnato in questi giorni alla Chiesa di Santa Sofia.

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