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martedì 31 dicembre 2019

31 Dicembre

Il 31 dicembre 406, segna l'inizio della fine dell'Impero Romano d'Occidente. Numerosi popoli barbari (tra cui VandaliAlaniBurgundi e Suebi) entrarono in territorio romano, devastando la Gallia e dando il via alle invasioni barbariche
L'evento viene ricordato come uno delle più grandi migrazioni in Europa per la moltitudine di tribù che si stanziarono nel territorio romano.
Nel 408 i Visigoti di Alarico assedieranno la stessa città di Roma, che crollerà appena due anni dopo. L'Impero Romano continuerà a sopravvivere per ancora un millennio nella parte orientale del Mediterraneo, con capitale Costantinopoli dove si svilupperà la civiltà cristiano-bizantina. 


Anno nuovo, speranze e attese nuove.

Imprimere svolte è possibile a ciascun essere umano.

Il 2019 ormai volge al tramonto e ciascuno volgendosi indietro puo'  provare a trarre bilanci più o meno sommari sia sulla propria vita personale che sul modo di procedere della comunità entro cui è (o dovrebbe essere) inserito. 
E' dovere di tutti impegnarsi per diradare le nubi della "desertificazione" del nostro paesino.
Contessa Entellina
A meno che non si sia pessimisti per natura, anche nell'anno che tramonta qualcosa di buono è sicuramente accaduto, piccoli passi che forse segneranno il cammino dell'intera umanità o di alcune realta'. Non v'è dubbio che nel mondo continuano le guerrigle e le guerre, la miseria e le malattie, l'ingiustizia sociale, la superbia e l'arroganza dei pochi. Acccanto a queste malattie nell'umana situazione molti passi in avanto dell"umanita' sono stati comunque compiuti, dal  campo scientifico al sapere complessivo, pur nella consapevolezza che ancora oggi il destino del mondo non è nelle mani di tutti noi esseri umani ma in quelle di pochi, di una ristretta cerchia (politico-economica) che sapientemente parla di democrazia, di libertà, di umanità ma sa bene, è perfettamente consapevole che basta piggiare un bottone, o pochi bottoni, per trasformare il pianeta in polvere fra le altre numerose polveri dell'Universo.

Abbiamo raggiunto tante conquiste sociali e democratiche  ma la finalità di fondo dell'umano desiderio, il non devolvere a pochi il destino di tutti, non è affatto raggiunto, anzi a constatare il prosperare dei populismi, dei fascismi e dei desideri degli uomini forti che vogliono imporre le supremazie personali e/o etniche di gruppi, dobbiamo affermare che passi indietro negli ultimi tempi ne abbiamo fatti troppi. Basta considerare che tanti "Parlamenti", nello stesso Occidente, servono solamente per ratificare decisioni assunte dai rispettivi "esecutivi".

E' già tardi, ma da noi il risveglio
(socio-economico) tarda ad arrivare
Auguriamoci che ciascuno di noi possa scoprire nel nuovo anno la grandezza e la necessiità del saper vivere nello spirito della solidarietà, della democrazia, e per quanto riguarda specificatamente noi contessioti, nell'amore civico verso i nostri beni storici, ambientali ed umani che se bene valorizzati e saputi inserire nei filoni economico-culturali di questo terzo millennio possono dare risposte alle tante aspettative di lavoro dei giovani. Quei giovani che raramente e sparutamente ormai incontriamo  per le strade della purtroppo "desertifcata" Contessa Entellina.

lunedì 30 dicembre 2019

Un anno va via. Che il nuovo anno ci indirizzi verso traguardi di tolleranza, democrazia e libertà crescenti

Noi vogliamo gli
Stati Uniti d'Europa

Lo scorrere del tempo nella cultura dell'Occidente implica, dovrebbe implicare, cambiamenti sempre in meglio nella vita dei singoli come delle comunità. Ciascuno di noi, all'interno delle strutture sociali entro cui è inserito (famiglia, istituzioni pubbliche, circoli, centri di cultura, partiti ...) ha il dovere di seguire  i temi caldi e quelli meno caldi del momento. In quanto cittadini tutti abbiamo il dovere di districarci tra le varie informazioni che ci arrivano; abbiamo il dovere di prendere posizione sulle viicende che direttamente e/o indirettamente hanno o avranno ripercussioni su noi, sulla comuniità di cui siamo parte.

Non v'è dubbio che la tradizionale cultura sicilana trasmette impulsi fermamente da respingere. 
Chi te lo fa fare ? 
Lascia che facciano ciò che vogliono e fatti gli affari tuoi. 
Chi nell'arco delle 24 ore non sente espressioni che suonano più  meno su questo tenore ?
Eppure molta gente è morta nel corso della seconda guerra mondiale, italiani e non, perchè le libertà essenziali dell'essere umano (pensiero, giudizio, espressioni, mete e desideri di giustizia, libertà e democrazia) fossero garantiti. Tanti contessioti finirono prigionieri dei nazisti/fascisti e furon internati in campi di cncentramento proprio perchè non condividevano lo stato etico che il fascismo aveva imposto, lo Stato che stabiliva cosa fosse bene e cosa fosse male perseguire.

I nostri giorni sono ancora critici o meglio in ritardo nella crescita della coscienza critica, fermo restando ciò che la Costituzione repubblicana ci garantisce. Tante sono le questioni criitiche su cui siamo chiamati tutti a riflettere e ad interrogarci, sia al livello locale che regionale e nazionale.
Ci sono forze politiche che da anni provano a farci credere che i guai del nostro paese dipendono nientemeno dall'immigrazione, come se noi tutti nel Meridione di immigrazione interna o sovranazinale non ne sapessimo nulla. Come se noi residenti a Contessa di immigrazione non se sapessimo nulla nella fase in cui ci accingiamo a celebrare i 500 anni di insediamento (ufficiale) alle falde di Brjgnet. Come se noi della continua immigrazione/emigrazione di popoli dalle origini della civiltà storica ad oggi non avessimo mai studiato nulla a scuola.
Altri reazionari della nostra epoca addebitano i tempi di difficoltà degli sbocchi economici, della disoccupazione e della carenza qualitatiiva politica all'euro, come se noi (specialmente noi contessioti che oggi come oggi abbiamo migliaia e migliaia di discendenti da questa terra in Germania, Usa, Australia, Svizzera etc.) non sapessimo come le condizioni di miseria e degrado vissute fino agli anni sessanta del secolo scorso non dipendessero da una moneta (la lira) gestita dalle classi politiche nazionali.
Chiunque capisce, se lo desidera, che la moneta nn deve mai dipendere direttamente dai governi per le tentazioni demaggiche che spesso li spran.

Si, i problemi entro cui dobbiamo muoverci nei prossimi mesi sono tanti, e sono pure complessi, dal debito pubblico più alto del mondo (dopo il Giappone) alle strade del nostro territorio locale, regionale e meridionale che di strade hanno solamente il nome, alla carente classe politica dei nostri giorni, sempre rampante, incompetente e frequentemente corrotta. Basta sfogliare  giornali.

Una cosa è comunque certa ed è vera, verissima. Molti fenomeni che oggi ci sembrano nostri, inadeguatezze italiane, in verità, caratterizzano tanti paesi dell'Occidente e non. 
In tanti problemi noi italiani siamo -purtroppo- vittime delle malevoli politiche delle grandi potenze del nostro mondo attuale (dagli Usa, alla Russia alla Cina). Se solo riflettessimo su questa circostanza capiremmo meglio il perchè dobbiamo desiderare una Europa più unta. Anzi una Europa che possa essere denominata Stati Uniti d'Europa.

30 Dicembre

Era il 30 Dicembre 1964 quando Giuseppe Saragat, socialista democratico, giura fedeltà alla Repubblica quale quinto capo dello stato del dopoguerra.

Era nato il 19 settembre 1898 a Torino. La famiglia era di origine sarda.
Aderì come simpatizzante al neonato partito socialista. Fin da giovane si schierò su posizioni riformiste, la stessa corrente degli storici padri del socialismo nazionale tra cui Filippo Turati, Claudio Treves, Andrea Modigliani, Camillo Prampolini e Ludovico D'Aragona.

Per il suo antifascismo fu costretto ad abbandonare l'Italia e a stabilirsi a Vienna (1926), dove si avvicinò alle posizioni dei principali esponenti dell'austro-marxismo. Trasferitosi in Francia (1929), lavorò con P. Nenni alla riunificazione delle forze socialiste e nel 1930 entrò a far parte della direzione del PSI. Tornato in Italia nel 1943, fu nella Resistenza a Roma. Ministro senza portafoglio per il PSIUP (1944) e ambasciatore a Parigi (1945-46), ricoprì poi la carica di presidente dell'Assemblea costituente (1946-47). Nel 1947 ebbe un ruolo di primo piano nella scissione dal PSIUP della corrente socialdemocratica che diede vita al Partito socialista dei lavoratori italiani, poi Partito socialista democratico italiano. 
Segretario del PSDI (1951-541957-63), ricoprì numerosi incarichi di governo: vicepresidente del Consiglio (1947-491954-57), ministro della Marina mercantile (1948-49) e ministro degli Esteri (1963-64). Eletto presidente della Repubblica (1964) con l'appoggio delle forze di centrosinistra, Saragat vide con favore l'unificazione (1966-69) del PSI e del PSDI, da lui lungamente caldeggiata.

domenica 29 dicembre 2019

Franco Gioia. Il sindacalista serio ed impegnato per la causa del movimento dei lavoratori


Si è spento nella mattinata di ieri Franco Goia, un già dirigente sindacale della CGIL siciliana e già presidente del Comitato provinciale Inps di Palermo.
A Contessa Entellina egli nei primi anni settanta, sulla sollecitazione dell'allora sindaco Francesco Di Martino, organizzò più corsi di formazione alle maestranze dell'edilizia locale, da preparare quali "carpentieri", "ferraioli" etc., in vista dell'avvio del processo di ricostruzione che doveva seguire alla strumentazine urbanistica in via di definizione in quel periodo.

Il processo di "ricostruzione" dal terremoto '68 andava, infatti, avviato su nuove e diverse metodiche e tecniche di costruzioni rispetto alla secolare metodica del passato. L'edilizia antisismica appresa dalle maestranze locali di Contessa E. deve tanto a Franco Gioia, allora segretario della Fillea-Cgil di Palermo, promotore e curatore sotto più aspetti di quei corsi formativi indirizzati ai lavoratori locali. 

Di seguito un articolo ripreso dal Giornale di Sicilia di oggi.

La lingua albanese e la poesia dei nostri giorni (4)

La poesia di Marigonë arriva come precursore del frammentarismo, del lavoro a maglia della poesia realista, della liberazione moderna che viene in mente nella poesia di Eluar e Aragon con la sua architettura chiaramente mistica e postmoderna. Il linguaggio agitato è evidente sin dai titoli delle poesie, che esprimono o meglio suggeriscono di giocare con il ritmo interiore del verso, dove quello connesso al mondo è chiaramente la chiave del significato.


La metamorfosi dell'esterno e la conseguente interiorizzazione, la figurazione ricca di antitesi, il simbolo, il raro paradosso della sottile ironia e del patetico danno l'autentica empatia, le emozioni; il relativo contrario, i dilemmi che sorgono nelle composizioni tra l'oscurità o l'astrazione ... un po sulle pianure e poi con gli acari della libertà.
Anila Xhelaliu
scrittrice e traduttrice letteraria

Di seguito la terza poesia che pigliamo dal libro di Marigonë Kelmendi, poetessa in lingua albanese.

Simetri                                                                 Simmetria

Gjysma është e vdekur                  Metà è morta
Gjysma tjetër ndhihet gjallë           L'altra metà si sente viva
Gijumi do të ketë ikur me gjasë      Verosimilmente il sonno non tornerà
Buzëqesshja ndalet në kufi             La bellezza sta ferma al limite
Kur ti vetem shërben njerëzi           Quando sei tu da solo ad aiutare il prossimo

I giornali di oggi






29 Dicembre

La battaglia d'Inghilterra

29 dicembre 1940: Hitler scatena ancora una volta la Luftwaffe su Londra.
L'aviazione tedesca colpisce con bombe incendiarie la capitale Inglese producendo il secondo più grande incendio della storia della città britannica. Perdono la vita oltre 200 civili.

Quando la Luftwaffe (aeronautica tedesca) prese di mira Londra con micidiali bombardamenti a tappeto, la carenza di rifugi adeguati spinse gli inglesi a utilizzare ogni spazio sotterraneo disponibile, comprese le stazioni della metropolitana.

 Gli attacchi aerei massicci contro la capitale britannica sono passati alla storia per gli inglesi come il «Blitz», dalla parola tedesca Blitzkrieg (guerra lampo), utilizzata per designare la fulminea strategia che aveva messo in ginocchio la Francia nel giro di poche settimane

Alle radici del Cristianesimo

Tutta la Bibbia vuole tenere viva nell'uomo la sua umanità, perchè non si rassegni alla schiavitù, all'ingiustizia e all'esilio. Per questo la Bibbia, a differenza dei libri di storia e dei mass media, non giustifica l'esistente  e non sta mai dalla parte dei potenti. Ne svela anzi la falsità e l'ingiustizia: dando voce agli oppressi, riaccende in essi quel desiderio di verità, di giustizia e libertà, che i potenti cercano di soffocare. Si capisce perchè il profeta, da sempre, soffre di una "malattia professionale": il taglio della testa. Anticamente era l'unico interruttore capace di spegnere voci scomode: dove è necessario o possibile, è ancora l'unico che funziona.
Silvano Fausti, gesuita (1940-2015), 
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Il Cristo come Dio è giudice della gara, come Sapiente ne stabilisce le regole, come bello fa la bellezza dei premi, come buono combatte con noi.

Massimo Confessore
monaco e teologo bizantino
(Palestina, 579/580 – Lazica, 13 agosto 662) 

sabato 28 dicembre 2019

28 Dicembre

Terremoto di Messina
Il 28 Dicembre 1908 alle 05,20 si verificò nello Stretto di Messina una violenta scossa di terremoto di magnitudo 7.1.  
L'intensità raggiunta dal terremoto fu valutata intorno al XI° della Scala Mercalli.

I giornali di allora scrisser di 120 mila morti e il 90 per cento degli edifici rasi al suolo dal terribile sisma che sconvolse Messina e Reggio Calabria all'alba di quel 28 dicembre.  Metà della popolazione della città siciliana e un terzo di quella della città calabrese perse la vita.

Le cronache dell'epoca riferiscono:
"Il re Vittorio Emanuele III e la regina Elena partirono per la città distrutta, dove arrivarono la mattina del 30. Mentre il sovrano sbarcò, a bordo della nave Slava la regina approntò un ospedale dove furono ricoverati moltissimi superstiti. Anche diverse navi straniere che si trovavano nel Mediterraneo per motivi militari e commerciali si diressero verso lo stretto per prestare aiuto. Inglesi e russi furono i primi ad arrivare, anche prima degli italiani. Poi fu la volta di tedeschi, americani, francesi e spagnoli.
Nei giorni successivi al sisma, il mare dello stretto si riempì di centinaia di navi che portavano viveri, coperte, legname, generi di conforto di ogni tipo e braccia per scavare sotto le macerie, dove erano ancora intrappolate centinaia di persone. Dalle zone terremotate i feriti furono trasportati nelle città vicine, ma anche a Napoli e a Roma.
Le città più vicine, come Catania e Siracusa, ospitarono nei propri ospedali, ma anche nelle scuole e nelle case private, centinaia di feriti. Furono in molti, personaggi noti e persone comuni, a partire alla volta di Messina per prestare il loro aiuto. Lo fece come crocerossina Constance Hopcraft, moglie inglese del patriota Ricciotti Garibaldi (figlio di Giuseppe). Già madre di 13 figli, volle adottare tre bambine rimaste orfane. Partì per Messina anche il piemontese don Luigi Orione, filantropo e fondatore del Cottolengo di Torino. 
In pochi giorni, a Messina, apparvero le antenate delle baraccopoli cui ci hanno abituati i terremoti italiani del secondo dopoguerra”.



Desertificazione aree interne dell'isola. Esiste una classe politica siciliana ?

Bisogna andare indietro di decenni, parecchi decenni, per sostenere che il periodo natalizio, dal 24 Dicembre al 7 gennaio, a Contessa Entellina era un pullulare di gente per le strade, nelle chiese, nei circoli, nei bar e nelle famiglie. 
Il reddito medio
calcolato dall'Istat
nel 2016
su Contessa Entellina
In effetti esistevano allora parecchi circoli espressione di partiti politici, di sindacati, delle categorie dei burgisi, dei civili etc. Le strade davano la sensazione che la vita prosperasse in quest'angolo di Sicilia; una vita sicuramente grama ma che esprimeva fiducia nel domani, nel futuro che doveva arrivare dall'impegno, dalla tenacia e persino dalla Politica che veniva declinata, allora, in senso meridionalista, per il riscatto. Contessa era un paese, come tanti in Sicilia, una realtà mai prospera ma fiduciosa nel domani. Qui risiedevano artigiani (tanti), esercenti (tantissimi se è vero, come di fatto è vero, che all'inizio degli anni settanta del secolo scorso le licenze comunali per il "commercio a posto fisso" erano poco più di ottanta). Oggi non raggiungono nemmeno il numero delle dita di una, o forse due mani. 

Quella Contessa Entellina, decennio dopo decennio, è venuta meno. Le persone (i pensionati che qui ancora vivono) sostengono che questo centro gegrafico dei nostri giorni è ormai un "ricovero di vecchi", di pensionati, che non necessitano nè di strade (provinciali o comunali che siano), nè di centri civici e/o sociali, nè di mercati coperti (o scoperti). Tanto qui la gente si accontenta non tanto di vivere quanto di sopravvivere. Lo Stato, la politica mai nelle nostre contrade hanno goduto di tanta lontananza. La nostra è stata terra dei "fasci siciliani" e delle lotte per la riforma agraria. Una terra dove esisteva il gusto per la politica, l'economia, l'ambiente e lo sviluppo.
Abitanti 2001-2016
Contessa Entellina
Qui, ormai non servono nemmeno palestre (che peraltro si usano una volta all'anno per la festa degli anziani) e fra breve non serviranno nemmeno gli edifici scolastici. Non ha infatti senso che la comunità nazionalee debba spendere soldi per scolaresche che -quando va bene- sono composte di sei, sette o otto ragazzi per classe. Fra qualche anno i pochi ragazzi che qui risiederanno li manderemo con un pulmino, o in macchina, a Bisacquino.

Stiamo esagerando ?
No. Quanto -con dolore e/o con rabbia- abbiamo scritto è frutto del decennale declino a cui abbiamo assistito anno dopo anno. 
Per esprimere sentimenti analoghi finora abbiamo usato su questa pagina  i dati Istat, ma dai prossimi interventi sulla "desertificzione di Contessa Entellina" avvieremo una sorta di censimento strada per strada per riferire su quante siano le famiglie, quante siano le persone che vi risiedono; evidenzieremo quante sono le persone "pensionate" e quelle che possiedono un lavoro. L'iniziativa non richiederà grande impegno per poterla portare avanti: gli effettivamente residenti a Contessa Entellina sono non molto meno di quanti sono gli iscritti all'Anagrafe. Parecchi di meno.

La Politica ?
Non esiste più. La Regione è un ente che anno dietro anno sfonda le regole di Bilancio; non certo per sostenere l'economia dell'isola ma per erogare stipendi a burocrati e premi -pure essi- agli alti burocrati. Salvo poi scoprire, grazie ai periodici blitz della polizia, che gli assessorati regionali si svuotano subito dopo la timbratura mattutina per riempirsi all'ora della timbratura di uscita.

Al livello di territoriale, i Comuni della nostra regione servono ormai solamente per le feste di paese. In effetti queste circostanze adesso si chiamano "eventi".

Sfiducia la nostra ?
No. La nostra è costatazione sulla Sicilia che non ha nulla di europeo. 
Non per nulla i sovranisti pigliano più voti qui, a Contessa compresa, che altrove, che nelle regioni più avanzate dal punto di vista socio-economico. Non per nulla la Sicilia in anni recenti è stata culla dei "populisti".    

venerdì 27 dicembre 2019

27 Dicembre

Il 27 Dicembre del 537  a quasi sei anni dall’inizio dei lavori di costruzione, viene inaugurata la chiesa di Santa Sofia a Constantinopoli.


La Chiesa dii Santa Sofia
a Costantinopoli non è
dedicata a una santa ma a un
concetto astratto
,
la Divina Sapienza (
Haghìa Sophìa
Per volere dell’imperatrice bizantina Teodora, moglie di Giustiniano, la Basilica di Santa Sofia venne costruita in maggiori dimensioni rispett ad una precedente Chiesa che era stata voluta dall'Imperatore Costantino.
Giustiniano affrontò spese enormi per far affluire da ogni luogo i materiali migliori e le maestranze più esperte. Grazie a un’enorme disponibilità di manodopera (10 000 operai guidati da 100 capomastri) e a un’organizzazione perfetta, già nel 537, la basilica era pronta per l’inaugurazione (tenutasi appunto il 27 dicembre).
Quello che si svelò agli occhi di tutti fu un edificio mirabile per la grandiosità e soprattutto per l’arditezza. In un impeto d’orgoglio, Giustiniano gridò che la sua chiesa aveva superato persino il leggendario tempio di Salomone a Gerusalemme: «Gloria a Dio che mi ha giudicato degno di compiere quest’opera. Io ti ho vinto, o Salomone!».



La lingua albanese e la poesia dei nostri giorni (3)

Marigonë Kelmendi è una giovane poetessa ed un personaggio nel mondo culturale albanese. Vincitrice di numerosi premi conseguiti nelle manifestazini di poesia in lingua albanese.

L'ultimo successo è stato quello conseguito da Marigonë col secondo libro di poesie, "Il mimetismo della libertà", edizione Buzuku (2018).

Sul blog:
Leggi anche n. 1
Leggi anche n. 2


 Liri kohe                                                   Tempo di Libertà 
Nuk është muze njeriu i giallë                            Non è il museo dell'uomo vivo
As fole ku fle giysma e tij                  nè il nido dove far riposare una parte di se
Te mos flasim heshtja të vijë         Non stiamo parlando del silenzio che verrà
 Të shenita janë  kohët e një dielli                      Sacri sono i tempi di quel sole 
Me emër liri                                                        che porta il nome di libertà.

Hanno detto

MARA CARFAGNA, parlamentare F.I.

Il ministero dell'Istruzione è da anni un parcheggio per notabili di partito in cerca di collocazione.
Ora serve un ministro autorevole e indipendente. Uno che imponga ai partiti l'idea che l'istruzione sia il core business di uno Stato all'avanguardia.

MASSIMO GIANNINI, giornalista, diirettre di Radio Capital
Lode a un ministro che si dimette perché non ha raggiunto un obiettivo. Ora fioccano inutili polemiche politiche: il vero scandalo è che l’Italia è il paese Ue che spende meno per la scuola

GIANLUIGI PARAGONE, senatore M5S
A proposito dei versamenti  da attingere dall'indennitù dei parlamentari M5S
"Carla Ruocco non risulta in regola" per Paragone: "E' presidente della commissione Finanze e vuole andare a fare la presidente della commissione di inchiesta sulle banche... E' ferma soltanto a tre mensilità. Allora, non puoi sorvegliare sui conti degli altri e non essere in regola con qualcosa di identitario rispetto al Movimento. E lo stesso vale per il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo, ferma a due mesi...".

LORENZO FIERAMONTI. già ministro dell'Istruzione 

La sera del 23 dicembre, ho inviato al Presidente del Consiglio la lettera formale con cui rassegno le dimissioni da Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Mi sono ovviamente messo a completa disposizione per garantire una transizione efficace al vertice del Ministero, nei tempi opportuni per assicurare continuità operativa. Per rispetto istituzionale, avevo deciso di attendere qualche altro giorno prima di rendere pubblica la decisione, ma visto che ormai la notizia è stata filtrata ai media, mi sembra giusto parlare in prima persona.
Prima di prendere questa decisione, ho atteso il voto definitivo sulla Legge di Bilancio, in modo da non porre tale carico sulle spalle del Parlamento in un momento così delicato.
Le ragioni sono da tempo e a tutti ben note: ho accettato il mio incarico con l’unico fine di invertire in modo radicale la tendenza che da decenni mette la scuola, la formazione superiore e la ricerca italiana in condizioni di forte sofferenza.

Mi sono impegnato per rimettere l’istruzione - fondamentale per la sopravvivenza e per il futuro di ogni società - al centro del dibattito pubblico, sottolineando in ogni occasione quanto, senza adeguate risorse, fosse impossibile anche solo tamponare le emergenze che affliggono la scuola e l’università pubblica.
Non è stata una battaglia inutile e possiamo essere fieri di aver raggiunto risultati importanti: lo stop ai tagli, la rivalutazione degli stipendi degli insegnanti (insufficiente ma importante), la copertura delle borse di studio per tutti gli idonei, un approccio efficiente e partecipato per l’edilizia scolastica, il sostegno ad alcuni enti di ricerca che rischiavano di chiudere e, infine, l’introduzione dell’educazione allo sviluppo sostenibile in tutte le scuole (la prima nazione al mondo a farlo).
La verità, però, è che sarebbe servito più coraggio da parte del Governo per garantire quella “linea di galleggiamento” finanziaria di cui ho sempre parlato, soprattutto in un ambito così cruciale come l’università e la ricerca. Si tratta del vero motore del Paese, che costruisce il futuro di tutti noi. Pare che le risorse non si trovino mai quando si tratta della scuola e della ricerca, eppure si recuperano centinaia di milioni di euro in poche ore da destinare ad altre finalità quando c'è la volontà politica.
L’economia del XXI secolo si basa soprattutto sul capitale umano, sulla salvaguardia dell’ambiente e sulle nuove tecnologie; non riconoscere il ruolo cruciale della formazione e della ricerca equivale a voltare la testa dall’altra parte. Nessun Paese può più permetterselo. La perdita dei nostri talenti e la mancata valorizzazione delle eccellenze generano un’emorragia costante di conoscenza e competenze preziosissime, che finisce per contribuire alla crescita di altre nazioni, più lungimiranti della nostra. È questa la vera crisi economica italiana.
Alcuni mi hanno criticato per non aver rimesso il mio mandato prima, visto che le risorse era improbabile che si trovassero. Ma io ho sempre chiarito che avrei lottato per ogni euro in più fino all’ultimo, tirando le somme solo dopo l'approvazione della Legge di Bilancio. Ora forse mi criticheranno perché, in coerenza con quanto promesso, ho avuto l’ardire di mantenere la parola.
Le dimissioni sono una scelta individuale, eppure vorrei che - sgomberato il campo dalla mia persona - non si perdesse l’occasione per riflettere sull’importanza della funzione che riconsegno nelle mani del Governo. Un Governo che può fare ancora molto e bene per il Paese se riuscirà a trovare il coraggio di cui abbiamo bisogno.
Il tema non è mai stato “accontentare” le mie richieste, ma decidere che Paese vogliamo diventare, perché è nella scuola - su questo non vi è alcun dubbio - che si crea quello che saremo.

Lo sapeva bene Piero Calamandrei quando scriveva che “se si vuole che la democrazia prima si faccia e poi si mantenga e si perfezioni, si può dire che la scuola a lungo andare è più importante del Parlamento, della Magistratura, della Corte Costituzionale”.
Alle persone con cui ho lavorato, dentro e fuori dal Ministero, dalla viceministra e sottosegretari ai tanti docenti, sindacati, imprese e fino all’ultimo dei dipendenti, va tutto il mio ringraziamento per avermi accompagnato in questo percorso.
Alle ragazze ed ai ragazzi che fanno vivere la scuola e l’università italiana chiedo di non dimenticare mai l’importanza dei luoghi che attraversano per formarsi, senza arrendersi alla politica del “non si può fare”.

Come diceva Gianni Rodari, dobbiamo imparare a fare le cose difficili. Perché a volte bisogna fare un passo indietro per farne due in avanti.
Il mio impegno per la scuola e per le giovani generazioni non si ferma qui, ma continuerà - ancora più forte - come parlamentare della Repubblica Italiana.


giovedì 26 dicembre 2019

26 Dicembre

IIl 26 Dicembre 1194  nasce a Jesi (nelle Marche, Italia) Federico II di Hohenstaufen, re di Sicilia e di Gerusalemme, imperatore del Sacro Romano Impero.

Il padre, l'imperatore Enrico VI di Svevia, era stato incoronato due giorni prima della sua nascita a Palermo re di Sicilia, a Jesi nelle Marche (provincia di Ancona), dove la madre, la quarantenne imperatrice Costanza, figlia postuma di Ruggero II di Sicilia, si era fermata quando il marito aveva intrapreso la sua seconda, vittoriosa, spedizione per la conquista del Regno. 
Tomba di Federico II di Svevia
nella Cattedrale di Palermo
Il fanciullo riunì nella sua persona l'eredità di due dinastie che solo nel sec. XI erano salite al vertice della nobiltà europea: gli Svevi, ai quali il legame matrimoniale con la casa imperiale salica aveva aperto la via all'Impero, e il casato normanno degli Altavilla, i quali nel 1130 avevano fondato in Italia meridionale la più giovane monarchia del continente. 
Grazie ai nonni, l'imperatore Federico I Barbarossa e il re di Sicilia Ruggero II, Federico poteva vantare legami di parentela con famiglie principesche e nobili di tutta Europa.
La sua vicenda storica segnò sotto più aspetti lo sviluppo -al di là da lui medesimo- dell'Europa dei secoli successivi. 

mercoledì 25 dicembre 2019

25 Dicembre

Oltre 1000 vittime nel Mediterraneo nel 2019.
Il fenomeno dell'immigrazione di massa 
non va trattato esclusivamente come 
fenomeno di ordine pubblico

Nella notte fra il 25 e il 26 dicembre 1996 affonda un battello di immigrati che cercava di raggiungere le coste siciliane. 
Le vittime furono 283: si tratta secondo gli articoli pubblicati dai giornali della più grande tragedia navale avvenuta nel Mediterraneo dalla fine della seconda guerra mondiale. 
Viene ricordata come la Strage di Natale.

Secondo un rapporto OIM diffuso recentemente sono circa 19mila i migranti morti e dispersi, affogati nel Mediterraneo mentre cercavano di raggiungere l'Europa, dal drammatico 3 ottobre 2013 quando un naufragio a Lampedusa lasciò un segno indelebile con 368 bare allineate in un hangar. 
Il 2016 è comunque rimasto alla storia come l'anno nero: 5.143 i migranti scomparsi tra i flutti nel Mare Nostrum.

L'Oim ha inoltre riferito recentemente che 72.263 migranti e rifugiati sono entrati in Europa via mare dal primo gennaio al 2 ottobre del corrente anno, in calo del 14% rispetto alle 84.345 persone sbarcate nello stesso periodo dell'anno scorso. 
Gli arrivi in Grecia e Spagna sono stati rispettivamente 39.155 e 17.405. Gli arrivi in Italia sono stati 7.892 (21.119 nello stesso periodo del 2018).

Vangeli e credenti. Cosa sostengono gli storici rispetto ai fatti contenuti nel Nuovo Testamento ?

Diede alla luce il suo figlio
primogenito, lo avvolse in fasce e lo
depose in una mangiatoia, perchè
non c'era posto per loro nell'albergo.
Lc. 2:7

Nell'Impero Romano gli anni si contavano dalla fondazione di Roma (ab Urbe condita). Solamente dall'alto Medio Evo il monaco Dionigi il Piccolo introdusse il criterio dell'Anno Domini, che contava le annate a partire dall'Annunciazione a Maria, per lui avvenuta il 25 marzo del 753 dalla fondazione di Roma, che divenne così l'anno "1" dell'Era cristiana.

Per i Vangeli Gesù nacque quando un decreto di Cesare Augusto (Ottaviano) ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra (quella allora conosciuta). Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della provincia di Siria Quirino (Lc 2:1-2). San Matteo, nel suo vangelo, aggiunge altri indizi, dicendo che il Messia nacque al tempo di re Erode (Mt. 2:1) e che in quei giorni era visibile in cielo una stella che precedette i Magi (Mt 2:1-10).

Gli storici possono datare questi indizi ora ricordati.
-Erode il Grande sovrano della Giudea (allora protettorato romano) morì nel 4 a.C. e un censimento si tenne effettivamente fra il 18 ed il 7 a.C. e -ancora- una congiunzione di pianeti (da alcuni certificata come la stella dei magi) si verificò nel 7 a.C. 
La data di nascita più verosimile è quindi il 7 a.C.
Anche Quirino è noto agli storici grazie ad alcune iscrizioni, oltre che per il censimento,  (citato peraltro nelle cronache degli ebrei).

In quei giorni un decreto
di Cesare Augusto ordinò che
si facesse il censimento
di tutta la terra.
Lc 2:1