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mercoledì 11 settembre 2019

Vivere al meglio Contessa

Vivere Contessa
Vivere il territorio

Ci siamo soffermati la volta scorsa su alcuni aspetti della difficile fase post-terremoto nell'area  del Belice, l'area che dopo la distruzione di Entella era rimasta sostanzialmente disabitata o comunque con piccoli nuclei di "villani", eredi del periodo mussulmano in Sicilia. 
Contessa è in tutta la Valle il primo paese costruito ed abitato facendo fluire gente che nel XV secolo abbandonavano la parte meridionale della penisola balcanica. Proveremo in appresso a meglio capire il perchè i signori del luogo, i Cardona, hanno accolto quei profughi.
Nostro intento, lo abbiamo più volte evidenziato, non è di ricostruire la vicenda storica, bensì di fornire dei flash che siano utili alla riflessione critico-culturale di ciascuno di noi.

Dal momento che ci è capitato sotto mano un blocco di materiale storico che descrive quale è stata la condizione umana, storica e giuridica degli arbëreshe in quest'angolo di Sicilia ci piace aprire di tanto in tanto dei "flash sulla nostra Storia".

Perchè i Cardona ospitarono quella gente sui loro immensi possedimenti che ancora nel 1450 erano vastissimi, andavano -lo abbiamo evidenziato altrove- da Mazara a Caltanissetta, sia pure con isole feudali-territoriali sotto il dominio di altre famiglie baronali?
Si era in una fase economica di risveglio con riflessi sociali e politici. Le marinerie chiedevano continue e abbondanti forniture di grano da trasportare a Genova, Pisa e pure a Marsiglia. Ma la gran parte della Sicilia Occidentale, sopratutto il Belice, era disabitata. 
Avremo modo di meglio capire questo aspetto dell'umana storia.

Fatta la superiore premessa, riteniamo utile capire quale fosse l'immenso potere decisionale dei baroni dell'epoca e di riflesso quello dei Cardona, poi dei Gioeni fino ad arrivare ai Colonna.

Un filosofo a cavallo del Sei-Settecento ci lasciò la seguente testimonianza:
E' in balia del barone impoverire e rovinare un vassallo: tenendolo in carcere o non permettendo al governatore o al giudice del luogo (ndr. scelti entrambi dal barone) di sbrigare la causa. 
Col diritto di grazia fa ammazzare chi vuole e grazia l'omicida; colla transazione della pena riempie di birbi e di assassini la terra. Abusa del suo potere contro gli averi, come contro l'onore dei vassalli. Al suo capriccio deve sottostare il commercio come il matrimonio. Provare il delitto di un barone è impossibile. E lo stesso governo, or vigoroso e talor violento col barone debole, non ha che indulgenza pel barone potente ... Dà detti abusi si vede che alcuni sono come sovrani nelle loro terre.

Si tratta di una grave denuncia e attacco volti non tanto al sistema feudale instauratosi col crollo dell'Impero Romano d'Occidente, e che invece non prese piede nella penisola balcanica (da dove proverranno gli arbëreshe) dove l'Impero Romano d'Oriente sopravvisse un millennio ancora dopo le invasioni barbariche, bensì contro gli abusi, contro la violazione delle leggi che teoricamente segnavano i limiti del potere feudale, padre legittimo del successivo sistema mafioso ancora oggi vigente in Sicilia.

Bisognerà attendere la seconda metà del Settecento perchè il problema della feudalità sia considerato in maniera più complessa e il sistema sia esplicitamente denunciato come residuo di un'età di barbarie, come limite inammissibile alla sovranità dello Stato e come impedimento al progresso umano e civile.

Avremo modo di meglio capire.

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