StatCounter

giovedì 12 settembre 2019

Italiani nel mondo. L'emigrazione anteriore alla nascita del Mec e poi dell'Unione Europea

Emigrazione post-guerra
Nel 1945 la guerra in Europa era ancora in corso e nell'Italia ridotta a pezzi essa era caratterizzata prevalentemente dalla presenza degli alleati e dai partigiani contro i nazi-fascisti.  
Il governo di Liberazione Nazionale in quel contesto sociale ha stipulato un accordo col Governo belga il cui contenuto è così più o meno sintetizzabile: Il Regno del Belgio regalerà all'Italia un quintale di carbone per ogni emigrato italiano (in genere siciliano, veneto o sardo ) rassegnato a sprofondare nelle miniere di Marcinelle.

Uomini per carbone
A quella ipotesi lavorativa, nei bacini minerari del Nord Europa (trattato Italo-Belgio) e nel contesto di miseria aggravato dalla guerra promossa dal Fascismo, risposero complessivamente 230.000 italiani. 

Il primo trattato  di questo genere "uomini contro carbone" è come riportato sopra del 1945: il governo belga quindi fornire all'Italia 24 quintali di carbone fossile all'anno per ogni italiano che si reca ad estrarlo dalle sue miniere. Secondo lo stesso accordo gli emigrati dovevano avere «un'età ancora giovane (non più di 35 anni) e un buono stato di salute». 
Con il protocollo dell'anno successivo, firmato per l'Italia il 23 giugno 1946 dal presidente del consiglio Alcide De Gasperi, la richiesta di emigrati venne portata a 50 mila operai: dovevano partire «a gruppi di 2.000 a settimana in cambio della fornitura annuale all'Italia di un quantitativo di carbone compreso tra i due e i tre milioni di tonnellate, a prezzo preferenziale», così si legge in una nota a verbale.
L’accordo prevedeva  parità di salario e di trattamento pensionistico e sanitario fra minatori italiani e belgi e il diritto agli assegni familiari per le famiglie rimaste in Italia. 
Gli ingaggi iniziali erano confusi, molti italiani in realtà pensavano di essere assunti come muratori o manovali.

Nessun commento:

Posta un commento