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mercoledì 18 settembre 2019

10 giugno (1940). L'Italia va in guerra

L'Italia assiste ai primi mesi di guerra

I primi mesi del 1940 -almeno per l'Italia- sono periodo di attesa. I sussurri alimentati da alcuni ambienti in giro nel Paese dicono che il duce sa quello che fa. 
Altri ambienti del regime sostengono "non vale la pena morire per Danzica e nemmeno morire a beneficio degli inglesi".

Arthur Coonte, un politico socialista francese, sulla scrta dei suoi ricordi scrive "i ricchi preferiscono il fascismo al Fronte popolare, le classi popolari non capiscono cosa debbono difendere, ed i comunisti dopo il patto russo-tedeschi per spartirsi la Polonia, non sanno a che dialettica votarsi".

In effetti in Francia il confronto di opinioni nei primi mesi di guerra è molto articolato. Il governo popolare a guida socialista non gode più dello smalto posseduto nel 1936, la dirigenza comunista (André Marty) si è trasferita a Mosca e le classi medie non sono entusiaste di dover affrontare una guerra che, dicono loro, riguarda la Polonia con un regime autoritario quando fin ad allora Francia e Gran Bretaagna avevano abbandonate l'Austria socialista, la Spagna repubblcana e la Cecoslovacchia alleata. 

In generale i francesi in quell'inizi del 1940 pur cmbattendo contro i tedeschi si sentivano al sicuro al riparo della linea Maginot che separava la Francia dalla Germania. Nessuno però metteva in evidenza che i tedeschi potevano senza difficoltà arrivare o dalla Svizzera o dal Belgio. E nessuno considerava che le forze in campo della Germania con equipaggiamenti superiori erano di duecento divisioni quando Franciia e Gran Bretagna insieme non si avvicinavano nemmeno alla metà.

I due super dittatori alleati per spartirsi la Polonia si scambiano all'inizio del 1940 i telegrammi di felicitazione: Hitler scriveva "I migliori auguri per la vostra felicità personale e per la prosperità futura del popolo amico dell'Unine Sovietica" e Stalin rispondeva: "L'amicizia dei nostri popoli, cementata dal sangue, ha tutte le ragioni di essere durevole e solida".

Mussolini esigeva, e dava dispsizioni, che venissero prontamente allestite settanta divisioni dell'esercito e che fossero di alta professinlità. In realtà al momento ne erano disponibili dieci. L'aeronautica gli fece sapere che dispova di tremila aerei, ma pronti al volo ve ne erano appena mille. Non esisteva nessuna difesa antiaerea. 
Gli venne detto e scritto che il Paese potrebbe essere pronto ad affrontare una guerra alla fine del 1942.   
Ma ..

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