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sabato 27 luglio 2019

Vivere al meglio Contessa

Vivere Contessa
Vivere il Territorio

Abbiamo in precedenza messo in chiaro che dopo la fine violenta di Entella e prima dell'arrivo degli arbëreshe il territorio di Contessa Entellina non era completamente disabitato; esistevano alcune "masserie" (=centri agricoli dediti alla coltivazione del grano. Grano che soprattutto nel corso del millequattrocento a dorso di mulo, ma anche dopo l'arrivo degli arbëreshe, continuerà ad essere trasportato nel porto di Sciacca per essere esportato verso il Nord-Italia, nel porto di Genova, ed anche in Spagna).
Attrezzi agricoli in uso in una masseria del trecento,
quattrocento, cinquecento fino ai primi del
novecento.

Erano secoli quelli durante i quali
in Siciilia la parola "innovazione" era
assolutamente sconosciuta.
Fino al 1300 i baroni (=persone fidate dei re normanni, svevi o angioini)  potevano costruire, se lo ritenevano vantaggioso, villaggi e/o paesi di cui detenevano ogni potere in assoluto. Nella realtà sicilana però questa facoltà di costruire non fu molto esercitata. La preferenza di sfruttamento del dominio baronale fu conseguita mediante la valorizzazione delle "masserie" e delle "mandrie" che insistevano su tutta la superfice feudale.

Dal 1300 la fondazione di un "borgo" e a maggior ragione di una "città" passò ad essere autorizzata in base alle "ragioni" dei re, monarchi o loro rappresentanti in Sicilia, ossia dietro autorizzazione centralizzata.
Immagine parziale (sullo sfondo) della collina
in contrada Cuntisse
che i Cardona assegneranno in
enfiteusi agli arbëreshe
A ridosso del 1500 in Sicilia, a parte le poche città e i pochissimi borghi della tradizione storica romano-bizantina (anteriore agli arabi) esistevano pochissimi villaggi e città vere e proprie. 
A metà del 1400 i baroni -su sollecitazione regia- si adoperarono perchè i "villani"  (prevalentemente discendenti arabo-mussulmani) abbandonassero le case sparse (=in pagliai) e pure le masserie per concentrare l'intera popolazione rurale in agglomerati la cui popolazione generalmente oscillava fra le 3mila e i 5mila abitanti. Si trattava sostanzialmente di "città agricole".

Ruderi di antiche masserie
I baroni ovviamente non si occuparono dei residenti nelle città di cui detenevano un potere assoluto. Gran parte di essi lasciarono i "castelli" e le residenze fino ad allora occupate e si trasferirono nella città capitale del Regno: Messina.

E' proprio in questa città, Messina, che incontreremo (in prossime tappe della nostra narrazione), con grandi responsabiltà di governo conferite dalla Corona di Spagna, i baroni Cardona-Peraltà, signori di gran parte dell'attuale Valle del Belice e molto oltre, in pratica dall'area di Mazzara fino a Caltanissetta, sia pure con qualche isola-eclave appartenente ad altre famiglie baronali. 

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