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lunedì 29 luglio 2019

Francesco Di Martino. Figlio di questa terra e padre della ricostruzione post-terremoto

Nell'approssimarsi del 19° anniversario della morte  di Francesco Di Martino abbiamo pubblicato nei giorni scorsi una "scheda" sulla figura di politico, di amministratore e di protagonista della ricostruzione post-terremoto della nostra cittadina (leggere pigiando: padre della ricostruzione).

Ci piace rievocare ulteriormente la figura del Sindaco Di Martino intrattenendoci sul processo della "ricostruzione" ed in particolare sulla strumentazione tecnico-urbanistica che è servita per il lungo iter avviato per la rinascita del Belice.

Una premessa va fatta. 
Risultati immagini per francesco di martinoI quindici comuni colpiti maggiormente dal terremoto e che saranno individuati da una legge regionale del 1986 (diciotto anni dopo l'evento) occupano una superficie complessiva di 1.133 kmq. Tuttavia essi pur essendo inseriti in una comune problematica, quella della ricostruzione, non sono mai stati considerati "insieme di territori avente entità omogenea".
Ognuno dei quindici paesi possedeva infatti una propria storia, una sua specifica memoria che né il terremoto con le sue tragiche conseguenze, né ancor meno le lunghe e travagliate opere della ricostruzione sono riuscite a cancellare. 
Nemmeno cittadine trasferite totalmente come Gibellina si sono mai sentite sradicate dalla precedente storia e dalla specifica precedente memoria.

Sebbene la legislazione post-terremoto non ha previsto nella fase iniziale normative di coinvolgimento della cittadinanza e -ancor meno della rappresentanza amministrativa degli enti locali- sulle scelte che riguardavano la ricostruzione del proprio paese, è stata la statura politica di vari sindaci, fra cui certamente primeggia Di Martino assieme a Colicchia, a Bellafiore, a Corrao .... a riuscire ad incidere e a far si che fossero assecondate le attese delle popolazioni locali.

L'incarico  di progettare i nuovi centri abitati, le aree di trasferimento e la tipologia abitativa dal governo centrale fu affidato a urbanisti che non conoscevano affatto la Valle del Belice e ancor meno la sua ancora sussistente negli anni sessanta del Novecento natura contadina.  
Chi scrive ha netta memoria di come alcuni sociologi girassero per le tendopoli e le campagne per ascoltare esigenze e bisogni di tipo edilizio per le esigenze familiari. Urbanisti e sociologi che immaginavano assetti che non poterono reggere all'impatto e alle attese della popolazione, ed è proprio su queste sviste governative che iniziarono le proteste nella Valle.

Di Martino e verosimilmente gli altri sindaci ebbero a dover studiare e approfondire -nel corso di ricorrenti lunghe nottate in Municipio-  discipline urbanistiche innovative rispetto all'assetto propriamente contadino della Valle che prendevano nome di:
-Piani urbanistici Comprensoriali
-Piani di Trasferimento
-Piani Particolareggiati di Ricostruzione dei vecchi centri danneggiati.

Il primo intervento legislativo dello Stato dopo il terremoto fu varato nel marzo 1868, due mesi dopo il sisma, con la legge n. 240 con la quale si stanziarono i primi finanziamenti per la ricostruzione e fu istituito l'Ispettorato per le Zone Terremotate che dispose di larghi compiti operativi  e decisionali per far fronte all'emergenza. Furono inoltre attribuite dal governo -come dicevamo sopra- all'ISES (Istituto per lo Sviluppo  dell'Edilizia Sociale)  i compiti di promuovere e progettare la ricostruzione edilizia, a dispetto delle esigenze e realtà operative locali.
Risultati immagini per terremoto belice contessa entellina
Su quest'ultimo punto iniziò la protesta della gente che vedeva interdetto il vecchio mondo contadino con i suoi precedenti assetti insediativi senza che il nuovo mondo si intravedesse nelle sue possibilità occupazionali. I sindaci, esclusi da qualsiasi ruolo nel processo di rinascita si intestarono pertanto le rivendicazioni della Valle col proposito dichiarato di conciliare esigenze e bisogni occupazionali locali che andassero a superare gli ormai stretti e miseri limiti contadini e contestualmente che il tutto avvenisse nel rispetto della legalità.

Nel Comitato dei Sindaci Di Martino fu figura di primo piano e da tutti fu riconosciuto persona documentata e competente come pochi sulla complessa normativa urbanistica, la materia che gli faceva trascorrere intere nottate a spulciare gazzette e a leggere libri sulla legislazione urbanistica nel suo posto di lavoro di sindaco, in Municipio.

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