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martedì 9 luglio 2019

10 giugno (1940). L'Italia va in guerra

Abbiamo evidenziato che era il 14 agosto 1939 il giorno in cui Hitler impartì l'ordine di aggredire la Polonia al fine di congiungere la Germania con i territori della Prussia Orientale e con la città libera di Danzica (leggere testo precedente pigiando). Lo Stato Maggiore fissa per il successivo 26 agosto alle 4,15 del mattino l'ora X per l'inizio delle operazioni. 
Lo Stato Maggiore però scopre subito che uno dei punti che Hitler aveva dato per scontato invece si rivela infondato.
L'Italia che nel discorso del Furher veniva annoverata pronta a scendere in campo a fianco della Germania invece fa sapere per via diplomatica, tramite l'Ambasciata a Berlino, che per mancanza di materie prime e di mezzi bellici, l'Italia, al momento non è assolutamente in grado di scendere in campo.
Hitler, colto di sorpresa, scoppia pieno di ira, e rivolto a Goebbels asserisce "Gli italiani si stanno comportando esattamente come fecero nel 1914" e gli ordina di rinviare sia il giorno "Y" che conseguentemente l'ora "x".

Hitler riconsidera il quadro politico corrente dei paesi europei prendendo atto della "inaffidabilità" italiana ma ritiene di poter ugualmente giocare la partita nei confronti dei suoi scontati avversari: Gran Bretagna e Francia. 
Egli individua il punto debole nella Francia a guida socialista, la cui opposizione di destra -sia liberale che nazionalista- porta avanti lo slogan "meglio Hitler che Blum" (Leon Blum fu capo del Governo -ad intermittenza- dal 1936 al 1947; era il dirigente dell'Internazionale socialista). Lo slogan dei filo-tedeschi francesi era "Morire per Danzica è da idioti", il cui senso era di lasciare fare a Hitler senza tentare di bloccarlo.
In Gran Bretagna il governo conservatore non era davvero entusiasta di dover entrare in guerra per bloccare le mire hitleriane. Il governo temeva infatti che destinare risorse per la guerra avrebbe favorito i "laburisti" alle successive elezioni; tuttavia per vie diplomatiche -più o meno informali- fa sapere ai tedeschi di essere immeditamente pronta ad intervenire a difesa della Polonia, giusto i trattati con essa sottoscriitti.
Hitler dopo aver preso atto del quadro politico europeo non perde tempo e il 26 agosto fissa il giorno "Y" al primo settembre 1939. Lo stesso giorno scrive a Mussolini chiedendogli "quali strumenti bellici e quali armi" gli servono per entrare in guerra a fianco della Germania.
La richiesta italiana viene volutamente "gonfiata" (lo scrive il ministro degli esteri, Ciano, sul suo diario) per scoraggiare i tedeschi dal soddisfarle. Contemporaneamente, Mussolini che ammette l'impreparazione dell'Italia, scrive,  ad Hitler nelle vesti poco credibile di "pacifista", proponendogli di cercare una soluzione concordata col governo polacco. 
I pochi giorni che vanno dal 26 agosto al primo settembre sono intessuti da continui e fitti tentativi diplomatici che coinvolgono tutte le cancellerie europee, a cui si aggiungono (nel tentativo di bloccare l'imminente incendio) sia il Vaticano di papa Pacelli che gli Stati Uniti di Roosvelt.
Ma ormai Hitler aveva deciso.

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