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domenica 9 giugno 2019

"O Bella Morea”. La storia dei rifugiati dell'Arbёria verso le terre italiane

La canzone arbёresh, "O ebukura More", è una canzone struggente che  racconta -da secoli- le storie umane di immigrazione di popoli; è una canzone che ascoltata ai nostri giorni, caratterizzati dal revaivil del razzismo e dall'avversione verso i "diversi", possiede tutti i contenuti per diventare simbolo del dolore e dell’amore per la patria lontana.
Oggi pomeriggio a monte dell'abitato di Contessa Entellina, oltre Brignet, come da tradizione secolare un pugno di cittadini italianissimi che amano conservare  e ricordare a se stessi (e forse ad altri) le lontane origini "albanesi" si sono ritrovati nelle adiacenze della Chiesa -da sempre diroccata o comunque mai ultimata- dell'Odigitria per immergersi in un bagno di memoria, di storia. La storia triste di un esilio che il destino ha assegnato ad alcune migliaia (decine di migliaia) di rifugiati dall'Albania di oggi verso le terre italiane, nel XV secolo, per sfuggire agli invasori della loro Patria, già provincia del cristiano Impero Romano d'Oriente diventata provincia dell'Impero Ottomano
Gente, quella di allora, che fuggiva dalla guerra, dall'immaginabile oppressione e dalla probabile schiavitù; destino questo spettato a tanti albanesi rimasti in Patria; rimasti fino al primo decennio del Novecento sudditi dell'Impero turco. Non è un caso se nella terra albanese di precedente religiosità cristiana nella versione bizantina oggi si registra la più alta percentuale di persone di fede islamica rispetto al resto dell'Europa.
Gli arbëreshe fuggirono allora per conservare l'identità e nella convinzione di non dover subire oppressioni e sopprussi.
Proprio come oggi, XXI secolo, centinaia di migliaia di africani fuggono dall'oppressine, dalla miseria, dalla guerra in direzine dell'Europa, la terra descritta come "patria del diritto", della "libertà ed eguaglianza dell'essere umano", "del cristianesimo aperto verso il prossimo" ed invece, purtroppo, trovano muri, avversioni e comportamenti che ignorano i valori dell'umanità.
^^
Perchè stiamo facendola così lunga la rievocazione del canto di dolore e di nostalgia degli arbëresh d'Italia ?
Perchè a Contessa Entellina, e in altri paesi di origine arbëreshe, dove la gente e le famiglie (al 99%) hanno parenti emigrati in ogni latitudine e longitudine del pianeta, il principale partito, o meglio il partito politico più consistente è risultato, poche settimane fa, la Lega, seguita dal M5S. Formazioni entrambi non proprio disponibili verso gli immigrati, quelli dei nostri giorni.
Vedere cantare "O ebukura More" a personaggi non proprio tolleranti (con la scheda elettorale) nei confronti degli immigrati (quelli di oggi, non di quelli di cinquecento anni fa) mi ha fatto interrogare: ma la gente recita o fa memoria ? ma la gente sa cosa canta con la bocca o non sa a cosa serve la scheda elettorale ?   
Mentre ascoltavo e guardavo -oggi pomeriggio- ciò che accadeva nel piazzale antistante l'Odigitria riflettevo sulle cose sopra riportate.
Morea -per chi non lo sapesse- è il nome di una vasta area fra Grecia e Albania da cui provenivano, o comunque da cui si imbarcavano su navi veneziane, quei profughi arbereshe di cinque secoli fa giunti (alcuni) fino a Contessa.
“O Bella Morea” racconta la nostalgia, il dolore e il ricordo della patria persa per sempre, per fuggire dalla guerra, dall'oppressione, dalla prepotenza e dalla miseria. 
Nessuno fugge, o va via, dalla propria terra per capriccio. 

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