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venerdì 14 giugno 2019

"O bella Albania". Un paese da pochi decenni democratico in cui le istituzioni rischiano di esplodere

Stando alle notizie che apprendiamo dai media il "Paese delle Aquile" sta per esplodere. Sono a forte rischio sia le istituzioni democratiche che le libertà appena conseguite (da qualche decennio) dei singoli cittadini.
A fronteggiarsi sono i sostenitori del Governo, guidato da alcun recenti anni dal socialista Edi Rama, sostenuto da una ampia maggioranza parlamentare ed i sostenitori del partito democratico di opposizione che fa riferimento al Presidente della Repubblica Ilir Meta.

Da alcuni mesi un pò in tutte le città l'opposizione al Governo ha mobilitato la gente per protestare contro il Governo che non garantirebbe sicuri spazi di imparzialità democratica.

Per il prossimo 30 giugno sono state fissate le elezioni amministrative per il rinnovo delle cariche locali. Le elezioni sono fissate da tempo, prima ancora che l'opposizione avviasse le massicce proteste antigovernative e la cosa strana è che il Governo vuole che le elezioni si svolgano regolarmente nel tempo fissato (30 giugno) mentre l'opposizione che tiene in scacco la vita socio-economica del Paese esige che siano annullate.

Il colpo di scena è arrivato con la decisione del Presidente della Repubbliica, Ilir Meta, uomo dell'opposizione ma che dovrebbe, per il ruolo che riveste, essere imparziale rispetto alla vicenda politica, che ha sospeso la ormai imminente tornata elettorale.

La reazione del Governo è stata immediata: ha avviato la procedura di rimozione del Presidente che avrebbe esercitato poteri protesi ad ostacolare la linea del Governo.
Governo che, fra l'altro, in questi giorni aveva assieme alla Macedonia del Nord avviato le procedure (lunghe) per l'adesione all'Unione Europea.

A rendere ancora più problematico il quadro politico-istituzionale del Paese c'è che la Corte Costituzionale (che dovrebbe dirimere i contrasti fra il Governo e la Presidenza della Repubblica) è priva, per dimissioni, della maggioranza  dei suoi componenti e qundi non si riunisce.
Ancora: il Parlamento che dovrebbe accogliere la rimozione del Presidente della Repubblica non dispone della necessaria maggioranza dei 2/3 dei voti per disporla.

Un Paese -quindi- paralizzato che vede allontanarsi il suo ingresso in Europa e che rimane afflitto dalla diffusa corruzione e dal dilagare del traffico della droga.

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