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venerdì 31 maggio 2019

Vivere il territorio. Masseria

La nostra Storia

Il termine "masseria" oggi evoca più un ambiente, un contesto abitativo ricettivo (ristorante, ostello, rifugio etc.) che ciò che originariamente intendeva ed effettivamente era: una Azienda rurale diretta da un massaio secondo il contratto di colonia instaurato col Signore feudale, unico proprietario e gestore di vastissimi spazi agrari ed abitati.

Antica immagine
Se osserviamo i caseggiati di Vaccarizzo, nel territorio di Contessa Entellina, essi sono un contesto edilizio che rappresenta l'espressione più tipica della "Masseria", anche se in tanti la rappresentano come "Castello" e/o ancora con espressioni diverse.

Storicamente, i residenti a Contessa la masseria di Vaccarizzo la identificano come la sede del più vasto latifondo del cuore della Sicilia centro-occidentale. Non è certo che quel centro agrario sussistesse nel XV secolo quando gli arbëreshe si insediarono nei feudi e domini dei Cardona-Peralta. 
E' invece più che certo che quel contesto agricolo (la Masseria)  fu all'origine e assunse rilevanza proprio con l'arrivo degli arbëreshe. 
Nella Sicilia semidisabitata in seguito alla cacciata di quasi 400mila ebrei, Vaccarizzo viene vitalizzato e diventa importante centro produttivo in quanto la comunità degli arbëreshe non poteva sopravvivere esclusivamente con le piccole porzioni di terreno assegnate loro -in enfiteusi- nei due feudi di Serradamo e di Contesse.

La stragrande parte degli arbëreshe stagionalmente era costretta a prestare attività sui terreni baronali e quindi nel centro dei Signori di Vaccarizzo.
Il legame baroni di Contessa/proprietari di Vaccarizzo viene meno nel 1678 quando la grave crisi che investe molte famiglie signorili siciliane induce i Colonna (nuovi signori dopo i Cardona e dopo i Gioeni) a vendere buona parte dei domini. 
In verità più che indurre a vendere è corretto dire che è la Corte Pretoriana di Palermo che espropria e vende il patrimonio essendo i Signori incorsi -oggi si direbbe- in uno spettacolare fallimento a causa della vita sfarzosa e parassitaria condotta nelle città. 
Ingresso di Palazzo Sperlinga
-Via Ruggero Settimo, Palermo-
Nuovo Signore diventerà pertanto Giovanni Stefano Oneto, duca di Sperlinga, che con l'occasione guadagna pure il titolo di "Barone di Vaccarizzo".

Vaccarizzo, cuore della vita agricola locale (di Contessa) e non solo, era la sede principale di ben diciannove feudi. Con la Costituzione liberale borbonica del 1812 formulata sul modello inglese e poi -in via definitiva- nel 1819 con l'istituzione del libero mercato degli immobili terrieri gran parte dei feudi furono via via alienati.
Sul finire dell'Ottocento ciò che restava dell'originario patrimonio signorile dei Cardona/Peralta passò dagli Oneto (duchessa Marianna Oneto) a Don Luigi Maria Majorca e Mortillaro.

Nel 1990 l'intero complesso edilizio di Vaccarizzo è stato dichiarato dall'Assessore Regionale ai Beni Culturali di interesse storico ed etno-antropologico.

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