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mercoledì 29 agosto 2018

La Corsa all’indietro. L’Europa ha accolto gli emigrati del Sud Italia, i figli degli emigrati di allora oggi fanno i razzisti verso i neri


E’ probabile che la Storia non venga studiata bene in questa Italia dei nostri giorni e la gente non sappia più chi essa sia, da dove viene e soprattutto dove vada.
La seconda guerra mondiale stravolse il nostro continente perché i governi, allora dominanti, di estrema destra litigavano sui confini di ciascun paese. Da allora, dopo l’immane strage e l’incommensurabile sofferenza di milioni e milioni  di persone, le forze democratiche e socialdemocratiche del Continente espressero la volontà di Unione dal Mediterraneo al Mare del Nord. Trattati dopo trattati -con grandi scogli da superare- è stata  concretizzata la libera circolazione delle genti e, soprattutto, è stato risolto il problema della pace tra gli Stati, creando uno spazio comune di norme, cultura, scambi e vivibilità.
La memoria corta dei Salviniani-Di Maio meridionali
e persino contessioti.
Nei nostri giorni è sorto il problema che viene dalle frontiere verso l’esterno, soprattutto l’Africa e il Medio Oriente, terre dalle quali per ragioni di guerre civili e povertà radicale gli esseri umani scappano per cercare legittimamente di sopravvivere.
L’immigrazione, persino dai figli degli emigrati meridionali degli anni cinquanta/sessanta, è avvertita come un problema perché ad essa non si intravede una facile soluzione: i dannati della Terra –anche se i figli di quei primi emigrati non si capacitano- si muovono e si muoveranno comunque, e non ci saranno deserti, gli oceani e confini che li fermeranno.
La cecità dei figli degli emigrati degli anni ‘50/60 è così assoluta che non si accorgono, loro che sono stati figli di gente bisognosa, di essere finiti nelle mani (politiche) dell’estrema destra,
Il problema dell’immigrazione esiste. Va affrontato, ma non a colpi di sciabolate tipiche dell’estrema destra.
Il Sud del mondo si sta ritrovando in impossibilità di vita: questo è il problema da risolvere. E non va risolto chiudendo gli occhi e le frontiere.
Occorre  comprendere che il continente europeo deve considerarsi come un’unione di intenti.
All’origine dell’empasse di oggi, infatti, c’è proprio la non esistenza di un governo politico europeo. L’Unione Europea deve essere rafforzata, deve tendere a diventare Stati Uniti d’Europa. Altro che meno Europa come dicono i Salvini ed i Di Maio. Le coscienze democratiche chiedono e tendono verso gli Stati Uniti d’Europa.
Le frontiere sono tali in relazione a un attore politico che le riconosca e le governi; e sono la condizione a partire dalle quali l’Europa può essere in grado di intraprendere politiche internazionali e di cooperazione economica con i continenti e i Paesi terzi. Il fatto è che, in questo momento, sono i singoli Stati gli attori protagonisti; l’Ue non ha leader ed è come sbriciolata. I Salvini e i Di Maio la vogliono completamente sfasciare.
Il nazionalismo montante ovunque, anche nel Nord Europa, è un segno preoccupante di questa situazione radicale. Paradossale. Poiché più i governi e le opinioni nazionali si orienteranno verso il nazionalismo, più l’inimicizia fra gli Stati si farà intrattabile. Più l’estrema destra scopre le sue intime vocazioni al militarismo, all’odio del diverso ….. e chissà, alla guerra.
Il nazionalismo (o come oggi lo chiamano: sovranismo) anche se è diffuso in tutto il continente, non è interconnesso; se lo fosse non sarebbe -infatti- nazionalismo.
Il nazionalista Salvini non ha nell’Austria nazionalista un alleato, ma un nemico. Il paradosso è che Salvini non può chiedere e pretendere solidarietà dagli altri Paesi europei che sono sovranisti;  essi sono -come il suo governo- interessati solo all’interesse dei propri connazionali. Siccome l’interesse dei nazionalisti è autistico e autarchico non può che incontrare porte chiuse e ostilità.
Orbán sarebbe nemico di Salvini se l’Ungheria confinasse con l’Italia; e Le Pen sarebbe non meno nemica di Salvini se governasse al posto di Macron.
Tra nazionalisti non ci può essere cooperazione.
I governi e i partiti nazionalisti dicono di volere un’Europa a loro immagine e somiglianza, ma non possono averla perché il nazionalismo che predicano e praticano è respingente.
Con un Salvini o un Orbán o un Kurz ( e con il nazionalismo montante in Germania e nel Nord Europa) non ci sono le condizioni per una politica comune sulle frontiere: questa è la ragione della gravità del momento.
Che i figli degli emigrati degli anni 50/60/70 del Meridione d’Italia aprano gli occhi. 
I telegiornali di ieri annunciavano l’avversione assoluta del governo sovranista verso le forze democratiche e socialiste, quelle che l’Europa unita e forte la vogliono e intendono difenderla.
Questo Blog sta con esse.

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