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mercoledì 11 luglio 2018

Vitalizi dei parlamentari. Domani deciderà la Camera dei Deputati

I nominativi dei parlamentari sono riportati in un lungo elenco (30 pagine); tutti soggetti alla delibera assembleare della riduzione delle finora ricche ricompense per avere servito, chi per lungo e chi per breve periodo, il Paese.

Tra i personaggi noti più penalizzati c’è Antonio Mattarrese, cinque legislature, di estrazione Dc, potrebbe perdere un buon 60 per cento, passare da 7.709 euro lordi a 3.045. 
Fra coloro che hanno fatto solo una legislatura in parlamento c'è Gino Paoli, deputato dal 1987 al 1992 che si vedrà ridotto l’assegno da 3.108 euro fino a 1.088 euro. La stessa sorte toccherà all’ex pornodiva e parlamentare Ilona Staller. L’ex Dc Vincenzo Scotti invece in proporzione perderà meno, il suo vitalizio da 10.258 euro verrà tagliato di soli 2.071 euro. Il campana Danilo Poggiolini, con le sue tre legislature si vedrà decurtare il vitalizio da 6.590 euro a 3781, mentre Alfonso Pecorario Scanio passerà da 9387 a 5554. Agazio Loiero, quattro legislature, vedrà il suo assegno lordo ridursi da 8455 euro a 5293.
Antonio Bassolino prenderà d’ora in poi 3388 euro, perdendo 1336 euro. Massimo Cacciari, il filosofopasserà invece da 4724 a 1551. Romano Prodi, due legislature, passerà da 4725 euro lordi a 3861. Nichi Vendola passa da 8mila euro a circa 5mila. Walter Veltroni da circa 9mila a 6mila. Calogero Mannino da 10mila euro a 6695.
In teoria c’è anche chi ci guadagnerà, perchè si applicherà una clausola di salvaguardia: non si potrà prendere più di quanto si prendeva con l’ultima pensione. Non si potrà dunque superare quel tetto. In questa situazione ci sarebbero Gianfranco Fini (10.631 euro), Arturo Parisi (8mila) e Massimo D’Alema (9.636 euro).

Ovviamente non tutto finirà con la delibera di domani dove i populisti (Lega e M5S) dispongono della maggioranza. I danneggiati (in prevalenza) attiveranno  i ricorsi basandosi sul presupposto che si tratti di diritti acquisiti. 

Il punto è che non di diritti si tratta, ma di privilegi, sostiene Luigi Di Maio.

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