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domenica 17 giugno 2018

La riflessione. Quando noi stessi (da contessioti) partiamo da pregiudizi verso chi ci ammiinistra

Nel corso della campagna elettorale ho ascoltato, tra tante cose interessanti, una scappata probabilmente dalla volontà dell'oratore: "Il Piano Regolatore Generale Urbanistico non serve, tanto ormai abbiamo tutti una casa post-terremoto".

Ed invece ...
Il PRG non riguarda la ricostruzione dell'abitato, esso investe l'intero territorio comunale. Contessa con Piero Cuccia era nel percorso per dotarsi del Piano Regolatore e dopo più anni di lavoro e di risorse impiegate (perché non si trattava di una seduta consiliare ma di un lungo iter .. e parecchie deliberazioni per incarichi, approvazioni e variazioni) era  pervenuta finalmente alla fase di interlocuzione con l'Assessorato regionale competente, quella fase che serve a ritoccare, aggiungere, modificare talune delle centinaia e centinaia di elaborati, documenti e grafici sui 13mila chilometri quadrati del territorio. 
L'Amministrazione che seguì a quella  Piero Cuccia, caparbiamente decise di non dare più seguito all'interlocuzione con l'Assessorato Regionale. Ha mandato -così facendo- all'aria parecchie migliaia di euro fino allora spesi per elaborazione e progettazione, ma, soprattutto, ha privato il nostro Comune di uno strumento di crescita e sviluppo socio economico ordinato e programmatico, che nulla o quasi aveva a che fare con la pur significativa "ricostruzione", che infatti  è avvenuta fino ad oggi con altri strumenti tecnico-programmatici.

Cos’è il piano regolatore generale ?

Il Piano Regolatore Generale è stato introdotto dalla legge urbanistica del 1942 e serve a disciplinare la trasformazione dell'intero territorio comunale e ovviamente anche dell’attività edilizia che su di esso si può compiere.
Il compito di un piano regolatore è quello di prevedere lo sviluppo economico su un territorio dando evidenza e prospettiva per l'avvenire alle potenzialità occupazionali e lavorative che condizioneranno lo sviluppo della popolazione sul territorio medesimo e in base a questi parametri dettare le linee guida per gli interventi che in esso si possono realizzare sia dall’amministrazione per la collettività, in termini di opere pubbliche, che da parte del privato cittadino che potrà con agevolazioni pubbliche insediare impianti produttivi, agricoli-alimentari, commerciali, artigianali e cosi via. Quindi sia il singolo cittadino che l’amministrazione sono tenuti all’osservanza delle prescrizioni -che ovviamente recano benefici economici discendenti dalla programmazione regionale e non solo da essa-. 

L’iter di approvazione di un Prgc

L’iter per l’adozione di un piano regolatore è complesso. Si parte dall’incarico della redazione ad un team di professionisti composto da architetti, ingegneri, pianificatori, urbanisti, geologi, e una volta ultimati gli elaborati che lo compongono passano al vaglio del Consiglio Comunale, che già a monte ha indicato quali erano le aspirazioni di sviluppo economico immaginate (turismo campestre, attrazione turistico-etnico-religioso connesso alle peculiarità locali, agricoltura mirata, zona artigianale etc. etc.).
Dopo l’approvazione consiliare, il Piano viene pubblicato per un tempo prescritto, al fine di raccogliere i suggerimenti di tutti i cittadini.

Risultati immagini per piano regolatore generaleIl Piano, eventualmente modificato a seguito delle osservazioni cittadine, viene trasmesso alla Regione che ha 180 giorni di tempo per esprimersi e formulare eventuali rilievi proprio sugli insediamenti produttivi che devono conciliarsi con la programmazione nazionale e regionale.
Per il Comune inizia, a questo punto, l'interlocuzione sia sui rilievi che sulle ipotesi alternative di utilizzo delle differenziate zone del territorio (ovviamente compreso il centro abitato). Fu qui che l'Amministrazione di Piero Cuccia ha cessato il suo quinquennio amministrativo. Chi ha seguito a quella gestione ha ritenuto che il PRG servisse semplicemente alla ricostruzione che invece, come già detto, procedeva a prescindere. 
E andarono in fumo parecchi soldi fin ad allora spesi e vennero meno le potenzialità programmatiche territoriali che avrebbero potuto attrarre finanziamenti ed insediamenti, oltre che valorizzazioni di contesti ambientali sul piano culturale (Entella, Santa Maria del Bosco etc.).
L'avere abbandonato la fase interlocutoria (rilievi assessoriali, controdeduzioni, aggiornamenti di elaborati, pareri etc.) ha fatto pure saltare le varie "salvaguardie" giuridiche su molti altri versanti del territorio.

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