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domenica 21 gennaio 2018

Contessioti. Si è tali se si conosce -almeno- il mondo entro cui si vive (3)

Alla ricerca degli Elimi
di Entella

Nonostante gli eventi sismici del 1968 abbiano distrutto buona parte del patrimonio architettonico ed edilizio dei centri urbani del Belice, nell'ambito dell'intero territorio della Valle sussistono forti elementi di indiscutibile valore storico che possono costituire motivo di attrazione e di decollo socio-economico.  Ovviamente -come gli economisti non mancano di evidenziare- lo sviluppo economico (che sia turistico, culturale, industriale e/o commerciale) può avvenire solamente in un contesto in cui la popolazione possiede consapevolezza del tessuto socio-economico in cui vive ed i politici capiscano che la cultura (non solamente quella scolastica), ove si sviluppi diffusamente, vale più dei pozzi di petrolio.

Entella per quasi un millennio (dopo la violenta distruzione disposta da Federico II di Svevia, 1246) è stata ignorata dalle popolazioni che vivono nei bacini limitrofi e quando nella seconda metà del Novecento gli studiosi dell'Università di Pisa hanno iniziato ad interessarsi  di essa hanno prioritariamente scoperto che il disinteresse delle popolazioni e dei politici non era stato per nulla imitato dai saccheggiatori di tombe i quali oltre a derubare importanti pezzi rivelatori della millenaria storia de "la montagna" hanno pure reso difficili gli studi  ed in alcuni casi compromesso le ricostruzioni archeologiche. 

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Proseguiamo nel tentativo
di ricomporre la fotografia dell'isola 
lasciataci da Tucidide

Le città greche erano prevalentemente
situate lungo le coste
La Sicilia del V secolo a.C. -ne abbiamo già fatto cenno- era plurietnica ma con una popolazione che difficilmente superava il milione o il milione e mezzo di abitanti. 
Da Tucidide apprendiamo che i due terzi degli abitanti erano di lingua e cultura greca ed un terzo era composto dalle etnie "barbare" che risiedevano nei loro territori storici. 
I greci vivevano lungo le coste, in aggregazioni urbane, le altre etnie, ad esclusione dei "fenici" (=cartaginesi) le cui città più significative erano Mozia e Palermo,  vivevano nelle aree interne. 
Gli elimi, come abbiamo già riferito erano stanziati in una area nord-occidentale dell'isola non distante dal mare lungo l'asse Entella-Segesta-Erice ma non erano un popolo che vivesse del mare, fonte di vita invece imprescindibile sia per i greci che per i fenici. 

Tucidide pur non inserendo nella sua ricostruzione storiografica i periodi anteriori al V secolo in quanto non documentabili da fonti certe ne fornisce comunque stringatissime descrizioni, riprese dai racconti più o meno "mitici" che ciascuna etnia raccontava di se.
Il popolamento plurietnico dell'isola sarebbe iniziato nel XIII secolo con i Sicani e i Fenici, seguito nell'XI secolo con i Siculi  e gli Elimi e ultimato nell'VIII/VII secolo con i Greci (di Calcide, Corinto, Megara, Rodi e Creta). 
I principale insdiamenti
elimi 
I Greci (è importante evidenziarlo) sono gli unici che continuarono a caratterizzare la loro presenza anche sotto il dominio romano, quello bizantino, mussulmano, normanno e svevo-angioino e fino al XV secolo d.C., pochi decenni prima dell'arrivo degli arbëreshë in Sicilia.

Oggi, nonostante gli studi storici si servano di ricerche ed analisi archeologiche e scientifiche sofisticate, conoscere le origini sia dei Sicani (indigeni, iberici o dall'Italia?) e ancora più d degli Elimi (Troiani, Focesi  dall'Italia ?) è una impresa più che difficile. 
E' altrettanto difficile conoscere quando i Siculi -dall'Italia, in quanto affini degli Itali- sono giunti in Sicilia.
Tucidide, nell'introduzione alla storia della spedizione ateniese contro la ribelle Siracusa (VI, 2, 2) sostiene l'origine iberica ed etnicamente ligure dei Sicani, e quella troiana e focese degli Elimi.

Gli storici contemporanei evidenziano che la triade (Segesta, Erice, Entella) è identica a toponimi liguri, e a un sostrato protoligure, non genericamente mediterraneo. E' noto a noi tutti che oggi, nel terzo millennio, in Liguria esiste un fiume colla denominazione "Entella" e, pure, una ben nota squadra di calcio "Entella".

Allora ? 
Tucidide -lo sappiamo bene- la ricostruzione fornita dagli Elimi l'ha fatta propria ma non è stato in condizione -nè poteva essere in condizione- di effettuare alcuna ricerca di conferma. 
Certo è che la versione che 
Non è facile ricostruire
vicende millenarie
--gli Elimi potessero essere esuli troiani, sfuggiti agli Achei greci, 
--alcuni Focesi, reduci da Troia sbattuti da una tempesta in Libia, con un tragitto simile a quello di Enea, e sarebbero giunti nella Sicilia Occidentale, 
confermerebbe come nel periodo arcaico lo spirito di avventura e di ricerca di nuove terre (emblematica la narrazione dell'Odissea con Ulisse) fosse solido.

A confermare questa versione esiste Virgilio che ci narra di Enea che da Troia e arriva nel Lazio e poi esiste la successiva politica dei Romani che alle città Elime (Segesta, sopratutto) concederanno l'immunitas in memoria della comune origine troiana quando gli Elimi si allearono ai Cartaginesi in funzione anti-romana.

L'archeologia (Scuola di Pisa) sta studiando e sta provando ai nostri giorni, a millenni di distanza, di far parlare grafiti ed altri elementi più vari. 
Vedremo di capire quale è il punto a cui si è pervenuti.

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