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venerdì 9 giugno 2017

Gran Bretagna. I conservatori perdono le elezioni, ma i laburisti non riescono a vincere

Theresa May disponeva di una buna maggioranza ai Comuni, ma per trattare in posizione di forza con l'Unione Europea sulla Brexit ha indetto le elezioni in anticipo di due anni per allargare ulteriormente la maggioranza dei "Conservatori". Ha perso, ed ha perso di parecchio, la sua scommessa fino al punto che adesso i Conservatori da soli sono "minoranza".
I "laburisti" di Jeremy Corbyn erano dati, quando furono indette le elezioni, per sconfitti, e addirittura, in via di estinzione. Invece sono arrivati a ridosso dei conservatori. 
Questa volta, un anno dopo il referendum sulla Brexit, i sondaggi della vigilia non hanno sbagliato. I primi exit poll alla chiusura dei seggi, cioè alle 23 ora italiana assegnavano 314 seggi ai conservatori, 266 ai laburisti, 34 al partito scozzese, 14 ai liberali e zero all’Ukip, il trionfatore (non solo morale) nella consultazione che segnò l’addio di Londra all’Unione Europea.
I dati reali hanno confermato le previsioni: i conservatori che avevano immaginato di stravincere si sono fermati a poco più del 42 per cento e dovrebbero raggiungere i 318 seggi (in sostanza, non hanno più la maggioranza in Parlamento); i laburisti di Jeremy Corbyn hanno ottenuto la prima grande avanzata dopo quella del 1997 quando a Downing Street entrò Blair: dovrebbero assicurarsi circa 260 seggi (una trentina in più). 
Male è andata per il partito scozzese di Nicola Sturgeon che perde 19 seggi (34 in tutto) scendendo al tre per cento; bene i liberali con 12 seggi (5 in più, 7 per cento); bene i conservatori nord-irlandesi del Dup (quasi 1 per cento, 10 seggi, due in più) che ora potrebbero entrare in un governo di coalizione sempre che i conservatori non forzino troppo sul concetto di “hard Brexit”, di uscita dura dall’Unione Europea.

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