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lunedì 29 maggio 2017

Memoria storica e legame ad una comunità. Va formandosi una identità cosmopolita ?

La memoria storica, la conoscenza del passato, consente ad una comunità, ad un territorio ed a un popolo di rivivere e di riappropriarsi della propria identità.
Il concetto di “identità” viene usato
in molti contesti: si parla per esempio
dell’identità di un popolo, dell’identità
di una cultura, dell’identità di un partito
e pure di “perdita di identità”.

Oggi nell’ambito sociologico si
parla per lo più con un
accento negativo, di “essenzialismo”.

Identità "essenza” in quanto
perenne, concepita come concetto
che si oppone al potere del tempo e delle
circostanze naturali e storiche,
 che fa violenza al flusso temporale
e al divenire..
Di cosa si compone l’identità di un individuo, di una collettività, di un popolo se non della memoria storica sul territorio su cui vive e delle fonti della propria cultura, intese ovviamente in senso progressivo ?

Ogni generazione umana, da sempre e ai nostri giorni soprattutto, assiste lentamente e irrimediabilmente alle generazioni precedenti  -detentrici di memoria storica-  che scompaiono e scomparendo portano con loro ciò che li caratterizzava. La graduale perdita di memoria storica avviene ai nostri giorni nonostante disponiamo di internet, enciclopedie e migliaia di libri, anche perché ogni generazione possiede una propria impronta e una propria visione frutto dell’esperienza, che le generazioni successive non sempre riescono a cogliere. 
In un libro di cui non ricordo il titolo mi capitò di leggere che la stessa Europa ha già rotto, o sta rompendo, i ponti con la sua identità caratterizzante –quella che negli ultimi due millenni l’ha improntata- e che è stata anzitutto culturale e spirituale, prima ancora che economica e commerciale.  Quel libro concludeva che l’Europa rischia di essere, di stare per essere, “licenziata dalla Storia”. Essere licenziati dalla Storia significa che le generazioni che verranno –pur disponendo di internet, enciclopedie e libri- non sapranno cogliere senso, logica e spiritualità del mondo che li ha preceduti.
Lo stesso Cristianesimo, già oggi letto e interpretato col massimo soggettivismo,  non offre più alcun contributo –o quasi- all’identità di popoli, comunità e individui. 
Lo dimostra il continuo interrogarsi del mondo cattolico sulla propria identità, sul proprio posto nella società, sulla propria responsabilità etica e politica, sulla propria modalità di presenza nel mondo e persino sull’opportunità di continuare a mantenere la propria unità.

La vita nel XXI secolo scorre senza che si mantenga la “memoria storica”, senza che sia utile il mantenimento del legame alla terra di origine, da cui per più ragioni, si taglia ogni legame di lingua, visione e interpretazione del futuro.

Dalle sensazioni riportate su questa pagina ritengo di poter intuire il perché nessuno si accorge di non possedere “identità”, né senso di appartenenza a popoli, comunità e di non possedere nemmeno identità personale; tutti effettivamente proviamo infatti ad apparire diversi da ciò da cui proveniamo e da ciò che siamo.

Chi perde, volontariamente o involontariamente, la memoria perché ritiene di essere un “moderno” e perchè vuole apparire "altro", verosimilmente non si accorge di essere divenuta una persona “confusa”, priva di "identità".

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