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lunedì 13 marzo 2017

Sicilia priva di vere classi dirigenti. Qui chi perde il posto di lavoro diventa un clochard

Palermo, il capoluogo di una Sicilia irrecuperabile, ha richiamato negli ultimi giorni l'attenzione del Paese. 
Cimino, un povero disoccupato che i giornali definiscono "clochard" è stato ucciso da un altro povero come lui, Pecoraro, che faceva il benzinaio precario, vestito con la maglietta di un gigante petrolifero e per questo ha potuto riempire il suo secchio di benzina e sacrificare il povero Cimino. 
Un gesto non preparato nei dettagli al punto che anche a Pecoraro prendono fuoco pantaloni e barba, e spegnendo le fiamme si ustiona le mani.

I due uomini mangiavano spesso alla mensa che i padri Cappuccini hanno allestito per i poveri. Si tratta di persone che hanno perso il posto di lavoro e che sono finite in mezzo a una strada.
Cimino è morto sotto i portici del chiostro dei padri Cappuccini, che al pari degli uomini di Biagio Conte, Missione di Speranza, Boccone del Povero, Sant’Egidio, Don Calabria, Caritas, si adoperano giornalmente per sfamare i nuovi poveri della Palermo in cui vive bene solamente chi gira attorno alla politica e a mamma regione.  
  
Un sociologo sessantottino amaramente afferma «Spiegaglielo agli economisti della decrescita infelice, a quelli che predicano consumiamo meno e stiamo meglio. Qui, in Sicilia, il passaggio dal ceto medio a quello dei miserabili che finiscono a dormire sotto un ponte, come in America, è ormai realtà». 

Quel passaggio dal ceto medio a finire a dormire sotto i porticati Cimino e Pecoraro l’hanno fatto avendo perso il lavoro, e per motivazioni banali per corteggiare una donna sono pure passati alla tragedia: un falò umano dietro le Catacombe dei Cappuccini, vicino al posto dove, nel 1971, la mafia assassinò il procuratore Scaglione.

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