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venerdì 13 gennaio 2017

I politici siciliani. Fanno una cosa e subito pensano di disfarla. Gridano di avere fatto una grande cosa buona e già pensano di tornare indietro

Corriere della Sera

Date per morte e sepolte quattro anni fa con gran clamore mediatico, ecco le Province, almeno quelle siciliane, rianimarsi come se qualcuno stesse staccando la spina al congelatore. Pur dopo averle ammaccate e disarticolate, come sa bene chi sobbalza in macchina fra le cosiddette strade provinciali dell'isola ormai senza manutenzione, ecco affacciarsi alla Regione una maggioranza trasversale pronta alla riscossa. 
Per cancellare i roboanti annunci di Rosario Crocetta echeggiati quando, fresco di governatorato, irrompeva nell'«Arena» di Giletti giurando che era cosa fatta. Ma delle performance televisive del 2013 resta solo un aleatorio progetto di trasformazione delle 9 province siciliane in altrettanti «Liberi consorzi» costituiti dai Comuni di ogni area provinciale. Con la cosiddetta elezione (di secondo grado) di un Consiglio del «Libero consorzio». Quindi, con i consiglieri comunali chiamati a loro volta ad eleggere i componenti del nuovo Consiglio. 
Nel pasticcio di incertezze normative e indecisioni politiche, quest'appuntamento è però slittato con continue proroghe. E con un avvicendarsi di 40 commissari. Come .forse accadrà per la prossima data elettorale, già fìssata per il 26 febbraio. Ma, proprio per cancellarla definitivamente, sono scattate le grandi manovre all'Assemblea regionale con uno schieramento bipartisan, da Forza Italia al Pd, tutti impegnati a ripristinare le elezioni dirette. Con disegni di legge annunciati, sebbene ancora non presentati. Anche nel solco dei risultati del referendum del 4 dicembre, si sono affrettanti in tanti a sussurrare. 
Ed è un modo perché dall'isola dei finti annunci l'idea di un ripensamento rimbalzi sul resto del Paese dove, per il momento, campeggia la cosiddetta riforma Deirio che, anticipando la bocciata riforma costituzionale di Renzi, aveva declassato le Province in «enti di secondo livello».

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