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mercoledì 21 dicembre 2016

UN MOSTRA PER RIFLETTERE (II)... .... di Calogero Ravitta

  Patrimonio culturale custodito nelle chiese di Contessa
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  Dopo aver presentato sinteticamente le chiese di Contessa e le edicole votive, che costituiscono una componente importante del patrimonio culturale locale, di seguito proponiamo all’attenzione dei lettori del blog alcune opere d’arte custodite nei luoghi di culto, in gran parte poco conosciute dai contessioti.

-        Per conoscere questo prezioso patrimonio culturale non basta visitare la mostra allestita nella sede del Centro Culturale Parrocchiale perché le fotografie ed i testi esposti documentano solo parzialmente quanto custodito negli edifici di culto. Di seguito viene riportato l’elenco delle opere custodite in ciascun luogo di culto, da prendere in considerazione come guida e stimolo per andare ad ammirarle dove solitamente sono collocate.
-         Per visitare la mostra, la Pinacoteca ed il museo del Centro Culturale Parrocchiale gli interessati possono rivolgersi ad Antonino Provenzanoal quale l’Associazione “Nicolò Chetta”, che cura le iniziative culturali del Centro, ha affidato il compito di assistere i visitatori.

-         Chiesa “Madonna della Favara”: breve cronistoria ed opere d’arte
-         Si tramanda, come testualmente scrive il parroco latino Atanasio Schirò, che “la chiesetta sia stata eretta nell’occasione di essersi rinvenuta sotterra una lastra di pietra ove era mirabilmente effigiata la Madre di Dio”. 
La costruzione dell’originaria cappella avvenne nel secolo XVI. Nell’anno 1603, quando il vescovo di Girgenti, approvò i Capitoli della “Compagnia della Madonna della Favara nella terra di Contessa”, era infatti già la sede di tale istituzione, che era assistita da un cappellano, nominato annualmente dal vescovo medesimo.
-         Questa Compagnia era una associazione di laici, analoga alle numerose confraternite, sorte dal secolo XII e sviluppatesi nei secoli successivi, in particolare nel secolo XVI, le quali avevano lo scopo di assistere i confratelli bisognosi e malati, vegliarne la salma e accompagnarla alla sepoltura.

-         Queste associazioni costituivano una forma di partecipazione comunitaria alla vita religiosa, con l’impegno di aiutare materialmente e spiritualmente il prossimo.
-         Questa Compagnia non deve essere confusa con l’attuale Congregazione della Madonna della Favara, costituita nel 1882, o con altre ancor oggi esistenti a Contessa, costituite negli ultimi decenni del secolo XIX, principalmente per costruire le cappelle cimiteriali ed i loculi per la sepoltura dei soci defunti, dopo che era stato introdotto l’obbligo di seppellire i morti nei cimiteri ed il divieto di seppellirli nelle chiese. 
-         Per le piccole dimensioni e la sua ubicazione la cappella non era adatta per l'attività pastorale da dedicare ai fedeli di rito romano, sempre più numerosi dall'inizio del 1600 a Contessa, per cui i sacramenti, per tutti i fedeli, sia latini che greci, venivano amministrati nella parrocchia di rito greco.
-         La cappella era utilizzata dai membri di tale confraternita, che inizialmente erano quasi esclusivamente “arbëreshë” (famiglie di origine albanese), essendo pochissimi i “liti (famiglie di origine siciliana o di altre località) nel casale di Contessa, come documentato dai riveli del 1592 e del 1623, anche se nei decenni successivi sarebbero diventati sempre più numerosi.
-         La cappella della Madonna della Favara purtroppo, dopo pochi decenni che era stata istituita la parrocchia latina (decreto del vescovo di Agrigento del 1698), era ridotta in pessime condizioni e si temeva che fosse chiusa al culto, come attestato da una
-         relazione del 1740 del Visitatore della casa Colonna: “la parrocchia latina è troppo indecente, quantochè dubitano che il Prelato ordinasse chiuderla”.

-         Con l’impegno di don Michelangelo Musacchia, curato dei latini, e con l’apporto di tutti i contessioti, greci e latini, la cappella della Madonna della Favara, fu restaurata, ampliata ed abbellita.
-         In un manoscritto del 1771 (archivio parrocchia greca) al riguardo è riportato:
-         * “I latini però terminato che fu il materiale di tutta la fabbrica vi posero una lapide, in cui si stava scritto qualmente quel tempio era stato eretto a spese dei latini e che perciò non più ai greci ad essi pell’avvenire spettava”…..
-         *“Ognuno secondo le proprie forze, colle fatiche personali i poveri, all’ingrandimento della loro parrocchia, e comeché le famiglie più comode sono appunto quelle degli albanesi in quella terra, vi accorsero quegli più d’ogni altro all’ampliamento di quel tempio, e molto più che era loro proprio”……
-         * “Tosto si opposero i greci contro i latini nella corte vescovile di Girgenti: vinsero la causa, strapparono l’affissa ingiusta lapide piantata in un fondo alieno coll’exequatur della medesima Corte vescovile”.
-         Dopo la rimozione della lapide posta dai latini, a conclusione dei lavori di restauro della chiesa, “per torre, in futurum, ogni pietra di scandalo e rissa, si divenne tra il  clero greco e latino di fare  nel 1754, per gli atti di notar don Salvatore Schirò, una solenne Transazione”, che precisava l’uso della chiesa della Madonna della Favara da parte del clero greco nel rispetto della tradizione, come  previsto espressamente nel decreto di costituzione della Parrocchia latina  del 1698.

-         Questa transazione venne convalidata nel 1845 in sede di giurisdizione civile e con decreto dell’arcivescovo di Monreale in sede di giurisdizione ecclesiastica nel 1900.
-         Anche successivamente dai parroci latini sono stati presentati memoriali e ricorsi per annullare la Transazione predetta sia presso l’ordinario diocesano sia presso la Santa Sede, ma queste aspettative del clero latino non hanno avuto finora alcun esito positivo, per cui si continua ad osservare l’uso della chiesa della Madonna della Favara da parte dei due cleri secondo la nota plurisecolare tradizione.
-         Le più antiche opere d’arte, di cui abbiamo riscontri documentali certi, sono custoditi nella chiesa dedicata alla Madonna della Favara, la piccola cappella costruita nel secolo XVI, dove fu collocata l’immagine trovata vicina ad una sorgente (Favara): un mosaico portatile della Madonna Odigitria, nei secoli passati, come attestato dallo storico Atanasio Schirò, nota anche col titolo “Madonna del Muro”, fino all’inizio del secolo XIX esposta al culto nella cappella oggi di S. Francesco.

-         Notizie dettagliate (autore, datazione, ecc.) su ogni opera d’arte saranno riportate in un prossimo testo, di seguito invece è riportato l’elenco delle statue, dei dipinti, dei monumenti, ecc. della chiesa della Madonna della Favara:
-         statue: Madonna della Favara - S. Michele Arcangelo -  S. Antonio di Padova - S. Francesco, S. Pasquale, Sacro Cuore di Gesù, S. Giuseppe artigiano, Crocifisso, Madonna addolorata -  san Giovanni Battista. – due angeli.
-         - dipinti: Natività di Gesù – Annunziazione – Immacolata -  Sacra Famiglia – Madonna delle rose.
-         altro: artistica e monumentale vara – ambone – busto marmoreo di Atanasio Schirò.

-           (Mostra opere d’arte negli edifici di culto II – Continua)

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