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domenica 18 dicembre 2016

Coesione sociale. Come può una comunità sentirsi integrata se chi di competenza non è capace di dare risposte ai bisogni ?

Coesione territoriale=
promuovere ed accompagnare 
programmi e progetti per
lo sviluppo e la coesione territoriale.

Abbiamo saputo che nel governo Gentilone, noi italiani  disponiamo di un ministro per la coesione territoriale e per il Sud
E' sorprendentemente una persona seria, un economista stimato in mezzo ad altri piccoli politicanti  rampanti che sulla scia del precedente governo continueranno a non far nulla o a segnalare che sono presenti per meritare la ricca indennità di carica.

Il termine coesione territoriale può dire molto o può dire nulla ai cittadini del Bel Paese abituati ad essere saccheggiati -per inettitudine- dalle figure umane che in questo terzo millennio svolgono l'attività del politicante.

Per quanto riguarda chi scrive queste righe "coesione sociale" con tutte le sottocategorie (territoriale, professionale, etc.) non significa altro che un modo specifico di appartenenza sociale, un tipo specifico di società che trova la sua forma evidente nella "società del lavoro".
La "società del lavoro" lo sappiamo tutti non è più quella del contadino che lavora il suo campo, nè quello dell'artigiano che realizza la sua opera, nè quello dello scrittore che elabora il suo testo. 

Il tipo di lavoro salariale che va scomparendo nelle regioni un tempo sviluppate, qui nel Sud non ha mai avuto ancora nel terzo millennio che sparute aree fortunate, ed in verità non è mai stato "fonte di coesione sociale" nè di integrazione. 
Il sistema salariale inserisce forse la gente nel processo lavorativo, nei rapporti sociali di produzione. Procura a ciascuno la sensazione di essere utile.

Il lavoro salariale che si affermato nella parte più evoluta del nostro Paese, nella fase più prospera del Novecento, l'abbiamo sempre conosciuto come lacerato, "fratturato" dalla divisione in classi e dal loro antagonismo. Mai ci è sembrato che i lavoratori fossero integrati, ma delimitati nelle loro classi, nel loro sindacato. 
Dalle lotte per trasformare il loro lavoro -insieme con la loro vita e la società- attingevano la loro "identità", dignità, cultura e coesione.
Contro quella ricchezza nazionale che era l'identità, la dignità, la cultura e la coesione del mondo del lavoro il liberismo trionfante degli ultimi venti anni  ha ormai frapposto
-la volatilizzazione dei posti di lavoro
-l'individualizzazione dei soggetti
-la discontinuità del lavoro
-la contrazione massiccia del fattore lavoro
-l'insicurezza per tutti.

"Temete, tremate" è il messaggi per tutti. 
Anni fà il messaggio per chi viveva di lavoro era "che importa il lavoro purchè a fine mese arrivi la paga". Oggi il messaggio è divenuto: "che importa l'ammontare della paga, purchè si abbia l'impiego". 
Questo è divenuto il comune sentire, il discorso dominante nelle aree già sviluppate del paese.
Potremmo continuare a sviscerare la condizione lavorativa apportata dal liberismo trionfante recatoci dalla seconda repubblica o, forse, coincidente con gli anni della sua vigenza, ma chiudiamo chiedendoci: il neo ministro cosa si propone di fare nel Sud dove il precedente regime del lavoro non si è mai radicato ? 
Quale tipo di "coesione" immagina il ministro in una realtà dove mancano le strade (quelle di un tempo sono tutte impraticabili), mancano le condotte dell'acqua potabile e le comunità sul territorio non vengono nemmeno ascoltate per il loro disaggio dai sindaci e dagli amministratori (così -per esempio- sappiamo che capita per la Comunità che vive a Pizzillo, territorio di Contessa Entellina).

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