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giovedì 10 novembre 2016

Commemorazione dei defunti a Contessa ... ... di Calogero Raviotta

Cimitero, chiese, tradizione, arte, confraternite, caduti in guerra

L’Associazione Culturale “Nicolò Chetta” ha pubblicato e diffuso più volte testi e fotografie per far conoscere “Il culto dei defunti a Contessa: preghiere, canti, arte, usanze e tradizioni nella devozione religiosa e familiare di ieri e di oggi”, monografia messa a disposizione delle scuole locali e disponibile, per la consultazione, nella biblioteca del Centro Culturale Parrocchiale (piazza Umberto I).

Secondo il calendario liturgico romano il 2 novembre si commemorano i defunti. mentre nel calendario liturgico bizantino tale commemorazione ricorre il sabato che precede la domenica di Carnevale ed il sabato che precede la domenica di Pentecoste.

Per tali ricorrenze vengono dedicate ai defunti particolari funzioni religiose: messa nella cappella del cimitero, visita ai defunti, messa e rosario nella Chiesa del Purgatorio, ecc.
Molte persone anziane ricordano che, fino a 50 anni fa, nella chiesa delle Anime Sante. per tutto il mese di novembre, al mattino presto si pregava per i defunti: si recitava il rosario, veniva celebrata la S. Messa, in parte cantata, ed a conclusione si cantava il noto inno arbëresh: “Parkalésiëm për shpìrtrat e mirë”  (Preghiamo per le anime buone), çë te zjarri me paqe durojën (che nel fuoco con pazienza soffrono) e çë presiën ndër lot me dëshirë (e attendono tra le lacrime con ansia) te parràisi të shkojën në gëzim (di passare con gioia in paradiso)”.
Inoltre per tutto il mese di novembre rimaneva esposta nella chiesa del Purgatorio,  accanto all’altare, una tela, dipinta nel 1746, che rappresenta la morte (attualmente esposta nella biblioteca del Centro Culturale Parrocchiale): nella parte centrale la morte é rappresentata dal cadavere di un uomo disteso e nella parte inferiore invece sono dipinti il cappello dei papi (tiara), dei re (corona), dei cardinali, dei vescovi, dei sacerdoti, ecc. per significare che di fronte alla morte tutti gli uomini sono uguali. 

 Nella chiesa della Madonna della Favara sono inoltre esposti due dipinti su tela dedicati alla morte, appesi alle pareti appena si entra, uno a destra e l’altro a sinistra: un dipinto rappresenta la buona morte (un uomo sul letto circondato dagli angeli, dall’affetto dei suoi cari, dai santi, ecc.) con queste parole “A diu mi cedirò eternamenti, pri essiri cristianu e penitenti”; l’altro dipinto invece é dedicato alla cattiva morte (un uomo disperato circondato da demoni) con queste parole “Li spassi ntra lu meghiu mi mancaru, unni l’anni mei comu vularu”. 

In alcune chiese di Contessa é possibile trovare delle lapidi sepolcrali nelle pareti, mentre quelle del pavimento sono scomparse a seguito dei recenti lavori di restauro effettuati dopo il terremoto del 1968.
Queste lapidi testimoniano che in passato i morti erano sepolti nelle chiese o in un “campo” attiguo (“camposanto”) fino a quando, per motivi sanitari, fu resa obbligatoria la sepoltura nei cimiteri da costruire fuori dal centro abitato. A Contessa la necessità di costruire il cimitero fu più volte presa in considerazione (epidemie di colera del 1837, del 1856 e del 1867) ma il cimitero fu costituito nel 1875 (un pezzo di terreno comunale recintato ed una cappella cimiteriale): le prime sepolture risultano nei registri comunali dal 1892 con l’indicazione del nome del defunto e del numero del cippo posto nel luogo della sepoltura (qualche cippo è ancora visibile nelle aiuole del cimitero).

Alcune confraternite (Congregazione “Madonna della Favara”; Congregazione “S. Giuseppe”; Congregazione “Immacolata”; Società “Mulè”), che hanno come finalità principale la sepoltura dei soci defunti (cappella cimiteriale e loculi), operano ancor oggi a Contessa ma sono stati in parte ridotti i loro originari scopi religiosi e di solidarietà (funerale, tumulazione, concessione di terreno cimiteriale, costruzione e manutenzione dei loculi, ecc.).
Dai documenti finora noti risulta che già nel 1603, con statuto approvato dal vescovo di Girgenti, operava a Contessa la “Compagnia della Madonna della Grazia, detta della Favara” con sede nella cappella rurale, dove era custodita l’immagine della Madonna trovata vicino ad una sorgente, venerata come “Madonna del Muro”, un mosaico portatile con l’immagine della Madonna Odigitria. Lo statuto prevede per i “fratelli della Compagnia” l’obbligo di partecipare a opere di solidarietà ed alle funzioni religiose dedicate alla Madonna ed in particolare alla quindicina dell’Assunzione nel mese di agosto. Questa particolare devozione suggerisce alcune riflessioni sul legame cultuale tra l’ufficiatura della “Paraclisis”, l’Assunzione della Madonna ed i defunti.
Il canto della “Paraclisis”, nella Chiesa della Madonna della Favara nella prima quindicina di Agosto, è una celebrazione legata al culto della  “Dormizione-Kìmisis” (Assunzione) della Madonna, il cui corpo, secondo la tradizione della Chiesa sia d’Oriente sia d’Occidente,  non subì la morte, ma si addormentò e fu dagli angeli portato in cielo. Kìmisis (dormizione) deriva dal greco (kimèo=dormire) come la parola cimitero, che significa dormitorio. 
La “Paraclisis”, preghiera con cui si chiede alla Madre di Dio l’aiuto per i bisogni spirituali, se celebrata in una chiesa nella ricorrenza della Kìmisis (la Madonna assunta in cielo) è una tradizione spiritualmente molto significativa per la comunità che vi partecipa (i vivi) e per quanti “dormono” nell’attiguo cimitero in attesa di essere svegliati per la resurrezione dei morti.
La chiesa della Madonna della Favara, fin dalla sua origine, oltre a custodire l’immagine della Madonna è stata sempre sede della Congregazione, che aveva anche il “Camposanto” per la sepoltura dei suoi associati. Ecco perché vi si è sempre celebrata la “Paraclisis”.

Ai morti caduti per la Patria è dedicata la commemorazione del 4 novembre ed in loro ricordo in tutti i comuni sono stati costruiti dei monumenti. Contessa ai concittadini caduti in guerra ha dedicato:
- due lapidi con i nomi dei caduti e dei dispersi della prima guerra e della seconda guerra mondiale, sulle quali é riportato un testo di encomio in albanese; 
- la “Villa dei caduti” nella contrada Giarrusso, all’interno della quale si trova una cappella dedicata a S. Giuseppe;
- una aiuola con fiori, alberi ed una lapide nello spiazzo Croce a ricordo dei militari italiani caduti a Nassyria;

Il presente testo è integrato con alcune fotografie che si riferiscono a vari aspetti e momenti della commemorazione dei defunti.

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