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martedì 12 luglio 2016

Mobilità. Muoversi al Sud è drammatico sia su strada che su rotaia: Il Sud e' un binario unico e remoto.

Si, il Sud è un binario unico.
E remoto.
Pare di capire che il raddoppio del binario dove è accaduto oggi il terribile incidente -in Puglia- è stato finanziato dall'Unine Europea sin dal 2012.

Perchè mai, anche quando i soldi ci sono, da noi, la burocrazia ha l'ultima parola ?
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Così la Fondazione Pietro Nenni:
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Quei due vagoni che nello scontro si sono quasi disintegrati non facevano parte di treni di vacanzieri, non attraversavano le più esotiche rotte costiere. Erano treni di poveri cristi. Da quelle parti le persone vengono chiamate “cristiani”. Anche per questo Carlo Levi intitolò il suo più bel libro “Cristo si è fermato a Eboli”. 
Nell’uso improprio di quel sostantivo c’è in qualche maniera un richiamo alla spiritualità, all’anima, all’essenza morale e culturale: siamo persone non solo perché siamo fatti di carne e di ossa ma perché dentro abbiamo dell’altro. E parte di quello che abbiamo dentro lo abbiamo perduto su quel binario maledetto. 
Chi scrive è nato in Puglia, cresciuto in Puglia, lavorato per un po’ di tempo in Puglia e sono decenni che lì si combatte con un sistema ferroviario arretrato, con i binari unici che negli ultimi cinquant’anni hanno faticato tremendamente a diventare doppi.
Da cronista, a chi scrive, spesso è capitato in tempi ormai lontani di raccontare piccole tragedie tutte legate all’arretratezza di un sistema che è un insulto per l’Italia, non per i pugliesi che lo subiscono. E un atto d’accusa nei confronti di chi in tutti questi anni, mentre la Germania a tempo di record sanava il dualismo tra Est e Ovest, ha assistito inerte all’ampliamento di un divario che solo negli anni Settanta è stato parzialmente (ma nemmeno allora sufficientemente) colmato. Un divario che nelle infrastrutture è stato solo superficialmente intaccato.

Banca d’Italia ci ha comunicato che il Sud nel 2015 ha avuto un aumento del Pil superiore a quello del Nord-Est e del Centro, pari a quello del Nord-Ovest. Ma questi sono percentuali. Poi, però, basta salire su un treno per rendersi conto di quanto il resto d’Italia sia lontano da Brindisi o da Taranto, da Mesagne o da Manduria. Ora piangiamo i “cristiani” morti su quel binario, trafitti da vetri e lamiere come le carni di Cristo in croce lo furono con i chiodi. Ma passato il lutto, resterà un solo modo per onorarli degnamente: fare in modo che Cristo riesca finalmente ad andare oltre Eboli, semmai su linee ferroviarie a doppio binario.

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Questa perversa “cultura” dominante ha prodotto uno scenario da area sottosviluppata; nel nostro Mezzogiorno ci sono ancora alcune tratte ferroviarie non elettrificate e delle aree completamente isolate (a Matera non arriva il treno ad esempio).
Nei prossimi giorni sicuramente ci sarà la caccia al colpevole:  errore umano, oppure colpa dell’azienda che gestisce la tratta ferroviaria. Si apriranno commissioni e si accerteranno responsabilità e carenze. Un copione già visto.
L’auspicio è che si apra una seria discussione sulla condizione di arretratezza del Sud, costantemente penalizzato da politiche “nordcentriche”. 
Ci aspettiamo un cambio di rotta, un attenzione maggiore alle difficoltà delle Regioni meridionali, anche nel trasporto ferroviario e aereo. Secondo alcuni dati (citati da Pino Aprile e da altri giornalisti) su 4.560 milioni per le ferrovie negli ultimi anni i governi ne hanno destinati solo 60 per il Sud.

Povera Puglia, povero Mezzogiorno d’Italia.

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