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domenica 10 luglio 2016

Appunti e riflessioni sulle origini del "pensiero dell'Occidente"

05
Protagora, la virtù ed il suo significato

Secondo Platone la virtù, di cui Protagora si professava maestro è da comprendere in questo brano:

Il mio insegnamento concerne l'accortezza, sia negli
affari privati -cioè il modo migliore di amministrare la
propria casa -sia negli affari pubblici - cioè il modo di
diventare in sommo grado abile nel governo
della cosa pubblica, negli atti e nelle parole. 

Attenzione però. Ad areté (disposizione d'animo volta al bene) non va dato il significato cristiano di "virtù", ma quello originario di abilità.
Socrate e Platone contesteranno la possibilità di insegnamento della virtù, perchè essi si rifiuteranno di intenderla come mera "abilità", abilità come tecnica dell'antilogia (fare prevalere qualsiasi punto di vista su quello opposto).

Homo-mensura
Non esistono valori morali assoluti, ed ovviamente nemmeno il bene assoluto; tuttavia esiste -secondo Protagora- qualcosa che è "più utile", "più conveniente" e "più opportuno".  
Se non esistono i "valori assoluti", è sapiente chi conosce il relativo "più utile" e lo sa attuare e far attuare. Di conseguenza, il bene ed il male diventano, rispettivamente, l'utile e il dannoso, il migliore e il peggiore.

Protagora non avvertiva nessun contrasto fra il suo "relativismo" ed il suo "pragmatismo" basato sull'utile, in quanto l'utile appare sempre e solo nel contesto di una serie di correlazioni e per stabilirlo occorre individuare il tempo, il soggetto, lo scopo , le circostanze.
Il sapiente di Protagora viene individuato pure esso sulla base dell'utile ed in base all'utile.
E' l'uomo sapiente che per ogni singola cosa
che ai cittadini sia male (=nocivo) sostituisce
altre cose che sono  e appaiono bene (=utile) 

Si tratta quindi di una sapienza sganciata dal "vero" e che fa sua la dimensione "empirica".

Protagora, il primo relativista della storia, in buona sostanza mostra il suo limite quando non fornisce una risposta più complessiva sull'uomo. Non chiarisce, nel contesto comunitario e sociale dell'uomo, come individuare -non tanto i semplici bisogni dell'uomo- ma la regola di convivenza etico-politica dei cittadini, in relazione a cosa essa debba individuarsi. 

(riflessione: 
Protagora -ai nostri giorni di individualismo esasperata- ha grande fortuna).

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