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sabato 14 maggio 2016

Flash sulla nostra Storia

Il Reclutamento,

Nel 1883 Papa Leone XIII, indisse –se così si può dire- un reclutamento di nuove leve per il Monastero Esarchico di Grottaferrata.
Sin dal Medio Evo il monastero aveva avuto una “caduta”, un forte declino nel conservare e salvaguardare il rito greco, motivo questo per il quale i Papi si proponevano da sempre di tenerlo in vita lì, alle porte della Roma latina.

Mai in quel Monastero erano stati ammessi degli arbëresh. Era stato fondato nel 1004 e solamente quando venne istituita la Congregazione Basiliana nel 1597, a cui il Monastero fu aggregato, esso venne in contatto col Monastero Basiliano di Mezzojuso che successivamente, nel 1664, fu sottoposto alla diretta dipendenza del Generale dell’Ordine.

Il 14 aprile 1881 al Monastero di Grottaferrata fu ingiunto –da Roma- di riprendere integralmente, senza alcuna inclinazione verso il rito romano, l’osservanza  del rito greco (cosa che oggi 2016 Roma dovrebbe imporre verosimilmente  alla Curia di Piana degli Albanesi, ma questo è un altro discorso).

Fu il Papa direttamente a gestire il cambio di rotta del Monastero. 
Dispose che  Mons. Serafino Cretoni, segretario di una Congregazione vaticana, spedisse una Circolare a tutti i Vescovi nelle cui circoscrizioni risiedessero greco-bizantini  perché mandassero giovani ad essere educati in Grottaferrata.
All’appello disposto da Leone XIII risposero solamente le comunità italo-albanesi d’Italia. 
Riporta in un suo lavoro Stefano Parenti, da cui abbiamo attinto queste notizie, che il 31 marzo 1883 l’abate Pellegrini scrive a Mons. Cretoni:
attendo di giorno in giorno due giovanetti greco-albanesi di Sicilia,  i quali vengono per abbracciare la vita religiosa. Per tutte le debite informazioni ho trattato direttamente con la Curia (ndr di Monreale).

Il 4 aprile 1883 giunsero a Grottaferrata due ragazzi contessioti.
Negli atti del Monastero si legge: “Sul mezzodì arrivarono dalla Sicilia due giovinetti di origine greca (sic!) nati a Contessa Entellina, diocesi di Monreale, l’un di 14 anni detto Castrenze Buccola, figlio di Vittoriano e Maria La Manna, l’altro di dieci detto Salvatore Gassisi, del fu Calogero e della vivente Antonina Schirò.
All'aspetto simpatizzarono e furono ricevuti con piacere anche perchè venivano come probanti,  primo seme di un Collegio monastico, che il S. Padre vuole impiantare fra noi".


I  due contessioti, due giorni dopo, posarono per il fotografo (vedi accanto).
Dopo qualche mese, insieme ad altri giovani provenienti da Piana e da Palazzo Adriano, arrivò un altro contessioto, Salvatore Abate.

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