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domenica 31 gennaio 2016

Con le immagini ... ... è più facile

Chi sono quei clienti di Banca Etruria che hanno svuotato i conti prima del Bail in ?

-288 mln tra ottobre e novembre 2015

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LA STAMPA

“Dissesto da un miliardo e fuga di clienti. Ecco perché il crac di Banca Etruria”

La richiesta di insolvenza: tra ottobre e novembre i correntisti hanno ritirato 288 milioni. Nel vecchio istituto debiti per 305 milioni
Un «dissesto superiore al miliardo di euro», con un brusco movimento di ritiro di fondi tra ottobre e novembre scorso che ha fortemente ridotto la liquidità della banca intaccandone la capacità di far fronte ai propri impegni. 
E’ una delle ragioni che spinge Bankitalia ad avviare, il 22 novembre scorso, la procedura di risoluzione di Banca Etruria. Che dopo 10 mesi di commissariamento aveva un patrimonio netto negativo per 1,1 milioni di euro e una situazione di liquidità «assai critica», con un...continua

sabato 30 gennaio 2016

Regione Sicilia. Ventimila dipendenti, duemila dirigenti eppure non esiste governo che sappia cavare un ragno dal buco





Mons. Dimitrios Salachas, vescovo cattolico-bizantino, va in pensione. Al suo posto chi meglio di un benedettino ?

Mons. Dimitrios Salachas nel settembre 2009, in una intervista, aveva spiegato che una cosa è la Chiesa cattolica, di cui fanno parte 23 chiese compresa quella romano-latina, ed altra cosa è la chiesa romano-latina che costituisce un pezzo, una porzione sicuramente maggioritaria e quasi totalitaria, della Chiesa cattolica.
Adesso Mons. Dimitrios Salachas va in pensione (come è andato in pensione Mons. Sotir Ferrara) e nella sede dell'Esarcato di Atene chi manda, la cosiddetta Congregazione delle Chiese Orientali ? 
un benedettino (ordine monastico romano-latino). 
Mons. Dimitrios Salachas
La persona prescelta è sicuramente uno studioso e conoscitore del rito greco-bizantino (Manuel Nin), persona validissima, ma la provocazione della cosiddetta Congregazione delle Chiese Orientali non è per questa ragione  meno urtante nei confronti delle altre 22 Chiese che confluiscono -con la chiesa romana- nella Chiesa cattolica, trattate nel terzo millennio come colonie dove piazzare validissimi personaggi, a mò di sottogoverno.

Sandro Magister, esperto in materia ecclesiale de L'Espresso, cosi valuta il comportamento della cosiddetta Congregazione delle Chiese Orientali, nella prospettiva del dialogo con le Chiese Ortodosse: 

... poiché il successore designato non solo sarà ancora una volta vescovo, ma nemmeno è greco.

Infatti, avendo l'esarcato cattolico di Atene soltanto sei sacerdoti per varie ragioni non candidabili, la congregazione vaticana per le Chiese orientali, presieduta dal cardinale argentino Leonardo Sandri, ha pescato il successore da fuori. E imprudentemente l'ha scelto nella persona di Manuel Nin, monaco benedettino, ancora una volta un latino in abiti bizantini, attuale rettore del Pontificio Collegio Greco di Roma, cioè di quella che agli occhi dei greci è pur sempre l’esecrata istituzione fondata nel 1577 per preparare i missionari cattolici da inviare nell'Ellade a convertire gli ortodossi.

Il valore di padre Nin come teologo, liturgista ed esperto dell'Oriente cristiano è attestato dai suoi frequenti scritti su "L'Osservatore Romano" e dai suoi libri. Ma non c'è dubbio che la sua nomina a nuovo esarca apostolico di Atene – che sarà resa pubblica tra pochi giorni – sarà giudicata come un ennesimo schiaffo dalla gerarchia ortodossa greca, già una delle più visceralmente ostili non solo a Roma ma anche alle Chiese ortodosse sorelle più impegnate nel dialogo ecumenico.
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Così Salachas nell'intervista evocata:
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 Da premettere che secondo l’ecclesiologia cattolica, l’unità non è concepita come uniformità, bensì come  comunione di fede nella varietà delle tradizioni e dei riti. Per rito si intende il patrimonio liturgico, teologico, spirituale e disciplinare, distinto per cultura e circostanze storiche di popoli, che si esprime in un modo di celebrare e vivere la fede che è proprio di ciascuna Chiesa locale. 
I vari riti nella Chiesa cattolica sono quelli che hanno origine dalle tradizioni alessandrina, antiochena, armena, caldea e costantinopolitana. Attualmente sono 22 le Chiese orientali cattoliche chiamate nel diritto canonico sui iuris, di cui 14 di tradizione bizantina: la Chiesa patriarcale greco-cattoliche dei Melkiti, le Chiese arcivescovili maggiori greco-cattoliche degli Ucraini e dei Romeni, le Chiese metropolitane greco-cattoliche dei Ruteni e degli Slovacchi; e altre Chiese minori locali: albanese, bielorussa, bulgara, ungherese, italo-albanese, di Križevci (Serbia), ex-Repubblica Jugoslava di Macedonia, russa ed ellenica. Perciò, l’Esarcato apostolico ellenico per i fedeli di rito bizantino residenti in Grecia appartiene alla grande tradizione liturgica costantinopolitana o bizantina. 
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Ortodossia. Dopo oltre un millennio le Chiese orientali bizantine si riuniranno nella seconda metà di giugno in Concilio Ecumenico


SINASSI DEI PRIMATI DELLE CHIESE ORTODOSSE
Chambésy, 21- 28 Gennaio 2016
COMUNICATO
Su invito di Sua Santità il Patriarca Ecumenico Bartolomeo, ha avuto luogo la Sinassi dei  Primati delle Chiese Ortodosse Autocefale presso il Centro Ortodosso del Patriarcato Ecumenico a Chambésy-Ginevra dal 21 al 28 Gennaio 2016.
Erano presenti i Primati:
Il Patriarca Ecumenico Bartolomeo di Costantinopoli
Il Patriarca Teodoro di Alessandria
Il Patriarca di Gerusalemme Teofilo
Il Patriarca di Mosca Cirillo
Il Patriarca di Serbia  Ireneo
Il Patriarca di Romania Daniele
Il Patriarca di Bulgaria Neofito
Il Patriarca di Georgia Ilia
L’Arcivescovo di Cipro Crisostomo
L’Arcivescovo di Albania Anastasio
L’Arcivescovo di Cechia e Slovacchia Rastislav
Erano impossibilitati ad essere presenti le Loro Beatitudini, il Patriarca di Antiochia Giovanni ed il Metropolita di Varsavia e di tutta la Polonia Sava, per motivi di salute, e l’Arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia Ieronimo, per motivi personali, tuttavia tutti i tre sono stati rappresentati  da delegazioni ufficiali delle loro Chiese.
I Primati delle Chiese Ortodosse si sono riuniti per definire i temi del Santo e Grande Sinodo. Nel contesto della Sinassi, Domenica 24 Gennaio, ha avuto luogo una concelebrazione nella Chiesa Stravropigiaca di San Paolo Apostolo, presieduta dal Patriarca Ecumenico, unitamente alle Loro Beatitudini i Primati ed i Capi delle delegazioni delle Chiese Ortodosse, con la eccezione del Capo della delegazione del Patriarcato di Antiochia.
Durante la Sinassi, le cui Sessioni si sono svolte, secondo il detto apostolico “vivendo secondo la verità nella carità” (Ef.4,15), in uno spirito di concordia e di comprensione, i Primati hanno confermato la loro decisione di convocare il Santo e Grande Sinodo. Questi è stato programmato nella Accademia Ortodossa di Creta dal 16 al 27 Giugno 2016. Per questo motivo i Primati invocano umilmente la grazia e la benedizione della Santa Trinità e chiedono le ferventi preghiere del pleroma della Chiesa, del clero e dei laici, durante il periodo che conduce verso il Santo e Grande Sinodo e durante lo svolgimento dei suoi lavori.
I temi ratificati ufficialmente e per essere sottoposti al Santo e Grande Sinodo e per essere adottati sono: La Missione della Chiesa Ortodossa nel mondo contemporaneo, la Diaspora Ortodossa, la Autonomia e il modo di proclamarla, il Sacramento del Matrimonio ed i suoi impedimenti, l’importanza del Digiuno e la sua osservanza oggi, le Relazioni della Chiesa Ortodossa col restante mondo cristiano. Per decisione dei Primati, tutti i documenti approvati verranno pubblicati.
I Primati hanno deciso anche la costituzione di un Segretariato Panortodosso,  il regolamento dello svolgimento del Sinodo, la partecipazione di Osservatori eterodossi all’apertura e alla chiusura dei lavori e la copertura delle spese del Sinodo.
Inoltre i Primati hanno espresso il loro sostegno verso i Cristiani perseguitati in Medio Oriente e la loro continua preoccupazione  per il rapimento dei due Metropoliti, Paul Yazigi del Patriarcato di Antiochia e Grigorios Yohanna Ibrahim della Chiesa Siro-Giacobita.
I lavori della Sinassi si sono conclusi la sera di Mercoledì 27 Gennaio 2016 con l'allocuzione di chiusura del suo Presidente, Sua Santità il Patriarca Ecumenico Bartolomeo.
Centro Ortodosso del Patriarcato Ecumenico
in Chambésy- Ginevra, il 27 Gennaio 2016

Ragionare, Capire e Decidere ............... di Ipazia 30.01.2016

Abbiamo provato a puntualizzare il pensiero di Parmenide: l'unica realtà è l'essere, mentre il non essere è impossibile, quindi impensabile. 
L'essere è eterno, unitario, immobile, ingenerato, e tutto ciò mentre qualsiasi cosa sembri avere la qualità opposta (molteplicità, movimento, generazione).

Zenone, allievo di Parmenide, puntando a difendere Parmenide dagli attacchi di chi pensava diversamente, è ritenuto l'inventore della "dialettica", ossia del metodo confutatorio. 

La Filosofia 15
Zenone procede pressapoco in quest modo. Prende una delle affermazioni di Parmenide sulla natura dell'essere, si mette nei panni di un avversario di Parmenide e nega l'assunto (sostenendo, per esempio, che l'essere non è uno ma molteplice, oppure che non è immobile ma in moto), quindi dimostra che dalla negazione di questo assunto discendono conseguenze assurde, oppure in contrasto con la stessa premessa, o semplicemente paradossali.
La conclusione: l'assunto di Parmenide è vero.

Vediamo l'argomentare di Zenone: Per sostenere l'immobilità dell'essere usa "il paradosso di Achille" .
-Se il movimento esiste, ossia se l'essere non è immobile, Achille "piè veloce" raggiungerà la tartaruga.
-A dire di Zenone Achille invece non raggiungerà la tartaruga perchè questa si sarà spostata, sia pure di pochissimo. Il processo è destinato a proseguire all'infinito, senza che Achille riesca mai a raggiungere la tartaruga.


Zanone conclude che il movimento è impossibile o che la sua ammissione conduce a conseguenze ancora più ridicole.  

Hanno detto ... ...

ENRICO LETTA, già premier
Quando i gesti contano più delle parole. 
ARTE fr (tv oltrAlpe) ha sospeso la collaborazione con la tv polacca dopo l'intrduzione della legge di controllo sui media pubblici

VITTORIO ZUCCONI, giornalista
Dopo 3 anni di promesse a 5 Stelle, non soltanto le scatole restano chiuse, ma a Roma ce ne sono addirittura di più.

LAURA BOLDRINI, presidente Camera dei Deputati
La propaganda Daesh (Isis) usa strumenti sofisticati e fa leva sulla rabbia ed l’esclusione sociale; dobbiamo disinnescare la loro ideologia del riscatto

ANTONIO POLITO, editorialista del Corriere della Sera
Il 40% di tutte le pendenze giudiziarie civili d'Italia sono nelle Corti d'appello di Roma e Napoli

LUCIO CARACCIOLO,  giornalista, saggista, docente (su Repubblica 29.1.16)

“”È nelle crisi che riveliamo chi siamo. C’è da temere per il nostro futuro, se siamo quelli che sembriamo essere oggi. Stretti nella morsa della crisi migratoria e della minaccia terroristica — spesso assurdamente presentate come due facce della stessa medaglia — c’è da temere non tanto per il futuro dell’Unione Europea: che fosse un guscio vuoto, senz’anima né orgoglio, era già evidente prima di questa doppia sfida. 

In questione è ora il carattere delle nostre democrazie. Nessuna esclusa. Più precisamente: che ne è dei valori di libertà e di tolleranza ricamati nelle nostre costituzioni e fieramente esibiti al mondo come paradigma di civiltà? È la cronaca che ci impone questa dolorosa interrogazione. Ieri il governo di Stoccolma ha annunciato che rispedirà in patria — una patria ridotta a cumulo di macerie — ottantamila richiedenti asilo. Eppure la Svezia è una delle più solide democrazie continentali, che ha sempre generosamente accolto migranti d’ogni colore. E dove fino allo scorso anno il centrodestra affrontava in campagna elettorale la questione migratoria con lo slogan “Aprite i vostri cuori!”. Oggi non salterebbe in mente nemmeno alla sinistra.
La pulsione xenofoba, particolarmente diffusa tra Mar Baltico e Mar Nero — la fascia continentale più sfidata da imponenti flussi migratori — investe persino le due maggiori democrazie continentali: Francia e Germania.
A Parigi, un governo di sinistra, nel finora malriuscito tentativo di sottrarre consensi al Fronte Nazionale, si spinge a rivedere la Costituzione in senso securitario sull’onda emotiva delle stragi del 13 novembre. Le dimissioni del ministro della Giustizia Christiane Taubira — contro la proposta revoca della nazionalità ai cittadini con doppio passaporto, nati in Francia e colpevoli di terrorismo — sono un’eccezione che non modificherà la regola.
A Berlino, dopo i fatti di Colonia i sondaggi danno Alternativa per la Germania ben oltre il 10 per cento: nel prossimo Bundestag avremo per la prima volta dopo la fine della Seconda guerra mondiale una forte destra ipernazionalista e antieuropea. Con cui la signora Merkel, sotto tiro nel suo stesso partito per l’iniziale apertura ai migranti, dovrà fare necessariamente i conti. 
In tutta Europa vige ormai la prassi dello scaricamigrante, secondo una rigorosa direttrice Nord-Sud. Chi sta più a Settentrione cerca di bloccare il migrante — per quattro quinti profughi in fuga da Siria, Iraq, Afghanistan e altre zone di guerra — per rispedirlo al vicino meridionale. 
Un quarto di secolo dopo l’abbattimento del Muro di Berlino risorgono barriere fisiche e informali, dal filo spinato ai cordoni di polizia ed esercito. Schengen è di fatto sospesa in una mezza dozzina di Paesi. L’Unione Europea rischia di trasformarsi in arcipelago di ghetti. Incomunicanti e ostili. In alcune cancellerie europee si dibatte su come trasformare la Grecia in gigantesco campo profughi, cacciandola dal sistema Schengen visto che non siamo (ancora) riusciti ad espellerla dall’eurozona. Qualcuno propone di affondare le barche dei migranti.

Dovunque latita una strategia di medio periodo e si preferisce trattare questo dramma quasi fosse un’emergenza, non per quello che è: parte decisiva della nostra vita di qui al futuro prevedibile.
Nessun leader politico pare disposto a considerare un’alternativa razionale all’attuale deriva securitaria. Per esempio selezionare nei Paesi di frontiera con l’Unione Europea, a cominciare dalla Turchia, chi ha diritto ad essere accolto come rifugiato in casa nostra e chi invece non può aspirarvi. Ricevendo civilmente i primi e remunerando adeguatamente i paesi esterni all’Ue che dovranno continuare a ospitare diversi milioni di donne, bambini e uomini. I quali non hanno più casa loro e difficilmente ne avranno un’altra.

Nelle prossime settimane il clima è destinato a peggiorare. Sta infatti per scattare, salvo ripensamenti improbabili, la nuova spedizione militare franco-britannica-americana, con qualche partecipazione italiana, in quel che resta della Libia. Obiettivo: sradicarvi lo Stato Islamico. Il quale non aspetta di meglio per ostentarsi campione della resistenza libica contro i crociati occidentali. E per scatenare le sue cellule europee contro gli “invasori”. Gettando nuova benzina sul fuoco delle xenofobie nostrane, in un circuito perverso di azioni e reazioni irrazionali.
La storia dimostra che l’angoscia collettiva è un mostro difficilmente addomesticabile. Ma rinunciare a combatterlo, per chi si professa democratico e liberale, equivale al suicidio politico.”"

venerdì 29 gennaio 2016

Contessa Entellina. Il Comune è in debito con i dipendenti

Il piccolo Comune dell'entroterra palermitano non paga le retribuzioni al proprio personale da settembre 2015, però in questi giorni ha accreditato ai dipendenti le spettanze di gennaio 2016. Circostanza questa che lascia intendere problematiche connesse con i vincoli di bilancio.
I dipendenti, generalmente poco sindacalizzati, sono a credito quindi dal loro Ente di cinque mensilità, tutte relative al 2015 (settembre, ottobre, novembre, dicembre e tredicesima). 

Se le casse comunali non sono affatto floride ancora peggiore è la situazione socio-economica della popolazione in inarrestabile calo demografico a causa del flusso migratorio.  
Come sempre a lasciare il paese ed emigrare sono i giovani.

Enti Locali. C'è chi pensa che i piccoli comuni non servano ad altro che erogare ... indennità di cariche

ITALIA OGGI

Cambia la geografia. Si cancellano i piccoli Comuni. Dopo le Province tocca a loro. C'è già una prima della classe. E' la Regione Emilia Romagna dove ben 22 Comuni si sono fusi nel 2015 e altri 18 lo stanno per fare. Tanto che il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, ha cantato vittoria su Twitter. Matteo Renzi lo ritiene tra i provvedimenti necessari per razionalizzare il sistema amministrativo. La legge sulla spending review prevede bonus di vario tipo per chi si unisce. A cui si aggiungono delibere approvate in alcune Regioni. 
I Comuni, tra bastone e carota, stanno passando da 8.046 a meno di ottomila. Un'ulteriore accelerata è attesa nel 2017. Non è ancora la sforbiciata che vuole Renzi ma è un primo passo poiché chi ha pochi abitanti non riesce a sostenere i costi di taluni servizi. Il colpo di grazia dovrebbe avvenire con la proposta di legge di una ventina di deputati Pd, capeggiati da Emanuele Lodolini, in arrivo in parlamento. Prevede la fusione obbligatoria dei Comuni sotto i 5000 abitanti. Si tratterebbe di un colpo di spugna sull'Italia dei piccoli Comuni: ne sparirebbero 5562. Ovviamente si fronteggiano favorevoli e contrari. C'è chi ha già contratto matrimonio e sembra felice: per esempio in provincia di Rimini è nato il Comune unico di Montescudo-Monte Colombo, a Trento quello di Amblar-Don e di Dimaro-Folgarida, a Brescia è la volta di Biennio-Prestine, a Pavia di Corteolona-Genzone. 
Della faccenda degli accorpamenti, che è una piccola rivoluzione considerando storia e tradizioni italiane, se ne sta parlando a Firenze, con la due-giorni (incominciata oggi) del forum «Città metropolitane, il rilancio parte da qui» (promosso dall'Anci, l'associazione dei Comuni). Ovvero Comuni meno piccoli possono contare di più in una programmazione territoriale che vedrà protagoniste le città metropolitane insieme alle Regioni (si spera senza troppi conflitti). 
La forza delle città metropolitane (che dovrebbero supplire alla sparizione dei piccoli Comuni) è illustrata in una nota dell'Anci: le città metropolitane di Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Bari, Napoli, Reggio Calabria, Palermo, Catania, Messina e Cagliari coinvolgono il 36% della popolazione, generano oltre il 40% del valore aggiunto e il 28% delle esportazioni, raccolgono il 35% delle imprese e il 56% delle multinazionali insediate nel paese e sono la sede di 55 atenei universitari e di circa la metà delle startup innovative. Il convegno si svolge a Firenze (Palazzo Vecchio) e proprio in Toscana, in provincia di Arezzo, ben tré Comuni sono sulla strada dell'unione: Chiusi della Verna, Chitignano e Castel Focognano. Se il referendum che è stato indetto dai tre consigli comunali dirà sì, nascerà un unico Comune con 6 mila abitanti. Renzi aveva previsto in un primo tempo l'obbligatorietà dell'accorpamento dei servizi, un modo per spingere i piccoli Comuni all'aggregazione. Poi nella legge milleproroghe il diktat è slittato al primo gennaio del prossimo anno. Dice Matteo Ricci, sindaco di Pesaro e vicepresidente dell'Anci: «Vanno definiti bacini omogenei per la gestione assodata dei servizi, a prescindere dalle dimensioni dei Comuni coinvolti, per arrivare a un riassetto complessivo del governo territoriale. Siamo pronti a contribuire a scrivere con il governo una legge che metta insieme i Comuni per davvero, in maniera efficace ed efficiente». 
Aggiunge Massimo Castelli, coordinatore Anci per i piccoli Comuni: «L'impasse normativa in cui versano i piccoli Comuni ha dimostrato che l'unione obbligatoria dei servizi non funziona in molte parti del Paese. E chiaro che questa situazione blocca il processo invece di portarlo avanti, così com'è chiaro che l'obbligatorietà per legge è servita a far metabolizzare la necessità per i Comuni di unire le forze e diventare più forti. Ora però facciamo scegliere ai sindaci il come». 
Nessun dubbio che ci sia bisogno di por mano a un ridisegno del mosaico comunale. Una Regione come la Lombardia (10 milioni di abitanti) deve rapportarsi addirittura con 1.528 Comuni. E i quasi seimila Comuni (in Italia) con meno di 5 mila abitanti non riescono ormai a fare i bilanci. Però il fronte dei contrari è piuttosto numeroso. Qualche esempio. Il sindaco di Stazzema (Lucca), Maurizio Verona, ha scritto ai parlamentari Pd che hanno presentato la proposta di legge per rendere obbligatoria la fusione tra i Comuni under 5.000: «La storia dell'Italia si fonda su quella dei Comuni e i confini comunali sono spesso il frutto non tanto di astratte divisioni territoriali ma di una storia di comunità diverse: nonostante il passare degli anni, il Comune con le sue istituzioni resta il presidio della democrazia di un territorio già colpita dal taglio dei consiglieri comunali e quindi della rappresentanza». Al presidente della Camera, Laura Boldrini, ha scritto invece il sindaco di Bassiano (Latina), Domenico Guidi: «Ho letto i 3 miseri articoli con cui i parlamentari firmatari, vorrebbero di colpo cambiare la geografia dei Comuni d'Italia.... Un'iniziativa sciagurata e deplorevole che porterebbe i nostri territori allo sconvolgimento pressoché totale». Mentre a Spilamberto (Modena) è incominciata una raccolta di firme contro l'accorpamento dei Comuni. C'è però anche un sindaco di un piccolo Comune, San Giovanni Lupatoto (Verona), Federico Vantini, (fa parte della direzione nazionale Pd), che è convinto che l'accorpamento sia la medicina giusta: «E evidente che la situazione dei Comuni è critica. Serve un indirizzo chiaro, che semplifichi il sistema degli enti locali, è impossibile permettersi più di ottomila Comuni. L'unione oggi è facoltativa, occorre un atto forte del governo, che superi i campanilismi e incentivi la fusione con un patto pluriennale che permetta subito ai Comuni che si uniscono di investire in opere pubbliche e servizi ai cittadini». 

Essere cittadini della Repubblica. Come difendersi dalla malapolitica ... .... --7-

LO STATO

Stato è il nome dato ad una particolare forma storica di organizzazione del potere politico, che esercita il monopolio della forza legittima in un determinato territorio e si avvale di un apparato amministrativo.

Lo Stato moderno nasce e si afferma in Europa tra il XV e l XVII secolo e si differenzia dalle precedenti esperienze del potere politico, per la presenza di due caratteristiche:
-Concentrazione del potere di comando legittimo nell'ambito di un determinato territorio in capo ad un'unica autorità.
-Presenza di un'organizzazione in cui opera una burocrazia professionale.

Lo Stato è quindi un ordinamento
-Sovrano
-Territoriale
-Necessario
-Ai fini generali
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Quando sorge lo Stato moderno e su quali presupposti ?
-Lo Stato ha origine con la pace di Westafalia (1648)
-Ha una natura patrimoniale
-Discende dalla rottura dell'assetto feudale della scietà.

(La spinta alla concentrazione del potere politico nello Stato è nata come reazione alla dispersione del potere tipica del sistema feudale, che si era consolidato tra il tardo dodicesimo secolo e il trecento.
La base del sistema feudale era costituita dal rapporto vassallo/signore.
I rapporti di potere erano di carattere personale e privato e c'era coincidenza tra proprietà privatistica del feudo e potere di comando sugli individui che a quel feudo  erano collegati. 

Abbiamo più volte insistito su queste pagine sulla circostanza che gli arbëresh quando nella seconda metà del quattrocento giunsero in Sicilia mai ebbero contatti con la struttura  o l'identità del Regno di Sicilia retto dagli Aragonesi. 
Gli arbëresh di Contessa -in via del tutto privata- trattarono con i Cardona e non ebbero nessun altro riferimento  o istituzione se non i Cardona. Allo stesso modo gli arbëresh di Piana degli Albanesi -in via del tutto privata- trattarono con l'Arcivescovo-feudatario di Monreale e non ebbero alcun altro riferimento o istituzione se non l'Arcivescovo-feudatario. Allo stesso modo operarono gli arbëresh  di Palazzo Adriano, Mezzojuso o per quelli delle Calabrie, con altri Signori-feudatari).

Per meglio chiarire:
Un elemento che accentuava il policentrismo dell'organizzazione sociale e politica precedente alla nascita dello Stato moderno è che la società non era composta da individui, bensì da comunità minori tra loro combinate:
--familiari (famiglia-clan)
--economiche (corporazioni, maestranze)
--religiose
--politiche.

E' chiaro quindi che ogni realtà comunitaria aveva assetti differenti rispetto alle altre. 
Per essere più chiari la comunità sorta ad opera degli  arbëresh di Contessa possedeva diritti ed obblighi differenti dalla comunità di Chiusa, Giuliana, Burgio etc., tutte sottoposte ai Cardona e tutte facenti parte del Regno di Sicilia.

In sintesi:
Esisteva una molteplicità di sistemi giuridici, uno per ciascuna comunità. Un soggetto poteva appartenere a diverse comunità contemporaneamente ed era sottoposto a più sistemi  giuridici, con problemi di sovrapposizione, di confusione e di conflitto. Tale già nel Cinquecento doveva essere lo status dei componenti della famiglia dei Clesi, mugnai di Bagnitelle e quindi sottoposti al regime giuridico dell'Università di Contessa e mugnai a Giuliana e quindi sottoposti al regime giuridico di quel marchesato. Contemporaneamente quei mugnai dovevano essere rispettosi del regime giuridico della corporazione-maestranza  di Contessa e di Giuliana.

La nascita e l'affermazione dello Stato moderno, sulle ceneri dello stato feudale, con la concentrazione della forza legittima, rispondeva ovviamente al bisogno di assicurare un ordine sociale dopo secoli di insicurezza. 
In Sicilia lo stato moderno nacque in ritardo rispetto al resto dell'Europa: nel 1812 all'insegna del riformismo dei Borboni che -ovviamente- si inimicarono l'aristocrazia feudale.     

L'Occidente, il post-moderno della dimenticanza, gli altri --n. 22--

In questa pagina del Blog parliamo del nostro mondo: l'Occdente.

64) Il Mediterraneo è stato per millenni il centro del nostro mondo, della Storia scritta e studiata da noi, noi Occidentali, noi Europei.
Nel corso dei secoli XVI e XVII inizia una fase storica di brusco passaggio della prosperità dal sud Europa verso il Nord. Genova e Venezia cessano di essere i grandi pli commerciali dell'Europa ed il Mediterraneo si avvia verso l'ineluttabile declino.

65) Secondo  il grande sociologo tedesco Max Weber (della fine del XIX secolo) nel trasferimento della prosperità  dal Mediterraneo al Nord Europa ha giocato  un grande ruolo il Protestantesimo. E' grazie alla Riforma protestante quindi che comincia ad emergere il capitalismo industriale in Inghilterra.
La tesi di Weber  continua ancora oggi a fungere da riferimento  nelle analisi  sul ruolo della religione nell'economia. In realtà tracce della rivoluzione  industriale e razionalista , in gestazione, si rinvengono un pò ovunque in Europa fin dal XIV secolo.

Dobbiamo, a questo punto, riflettere su cosa abbia comportato nel vivere quotidiano degli europei il Rinascimento.     

Con le immagini ... ... è più facile

Obama : "Per noi Putin è corrotto". Viene da chiedersi: Perchè Obama si interessa di Putin ed ignora la classe dirigente Italiana ? L'Italia è un paese alleato, meriterebbe maggiore attenzione ! ^^^


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giovedì 28 gennaio 2016

Lavoratori Forestali. Le graduatorie non vengono ancora aggiornate


ANNIVERSARI 2016 DI EVENTI DI CONTESSA E DEL SUO TERRITORIO ... ... di Calogero Raviotta

Molti e particolarmente interessanti sono gli anniversari 2016, che offrono l’occasione per far conoscere alcuni eventi, antichi e recenti, di Contessa e del suo territorio (storia, personaggi, patrimonio culturale, ecc.).
L’elenco di tali anniversari in parte (dal 216 a. C. al 1246) è stato già riportato da “IlContessioto” il 9 gennaio 2015, gli altri anniversari (dal 1246 al 2006) saranno riportati nei prossimi blog.
L’anniversario che riguarda l’evento storico più antico è l’occupazione di Entella da parte dei romani nel 216 a. C. L’altro evento storico, riguardante Entella è la sua distruzione definitiva nel 1246 da parte dell’esercito di Federico II.
A quanti sono interessati ad approfondire la conoscenza di questi due eventi può risultare utile consultare la bibliografia riguardante in generale Contessa Entellina (blog del 31 gennaio 2014) ed in particolare le pubblicazioni più note e significative, finora dedicate ad Entella e di seguito elencate:
-   “Entella, il Crimiso e la battaglia di Timoleonte" di Felice Chisesi, Reale Accademia
    Nazionale dei Lincei (Estratto dei rendiconti della Classe di Scienze morali, storiche
    e filologiche. Ser. VI, vol. V fasc. 7-10, luglio-ottobre 1929).
-   “La Rocca di Entella" del canonico Francesco Aloisio (Tipografia Grillo, Mazara del Vallo,1940).
-   "Entella" monografia di Nino Chetta (Tipografia G. Bessone, Bordighera,1937).
-   "Entella ed il Crimiso" articolo di Nicolò Lo Jacono  pubblicato su “L’Araldo” di S. Margherita Belice (n.12\1963 e n.1-2\1964).

Per un ulteriore approfondimento della storia di Entella si suggerisce sia una visita al museo archeologico di Contessa Entellina, l’Antiquarium “Giuseppe Nenci”, dove sono esposti parte dei reperti dell’antica città elima di Entella, trovati durante le campagne di scavi, avviate nel 1983 dalla Scuola Superiore Normale di Pisa, sia la consultazione delle numerose pubblicazioni della predetta Scuola dedicate a Entella.
Infine si riporta di seguito il testo  “L’ANTIQUARIUM da venti anni piccolo tesoro culturale di Contessa”  del dott. Alessandro Corretti, relazione svolta in occasione del 20° anniversario di istituzione del museo archeologico.
“Era il 22 ottobre 1995 quando a Contessa Entellina veniva inaugurato l’Antiquarium Comunale dedicato al sito archeologico di Rocca d’Entella. Era il punto di arrivo di un lavoro lungo, intenso e appassionato. Il Comune di Contessa Entellina, la Soprintendenza BB.CC.AA. della Provincia di Palermo, la Scuola Normale avevano infatti collaborato a un progetto diretto dal prof. Giuseppe Nenci (cui è stato poi intitolato l’Antiquarium) e coordinato dalla allora dott.ssa Maria Cecilia Parra con tutto il gruppo di ricerca entellino.
A distanza di vent’anni, il 21 novembre il Comune di Contessa Entellina, nella affollata sala consiliare, ha voluto ricordare quel bel momento, chiedendo a chi vi aveva lavorato di raccontare il progetto di allora (prof.ssa Maria Cecilia Parra) e di ripercorrere i numerosi passi avanti fatti dalla ricerca a Entella negli anni successivi (dott. Alessandro Corretti e Chiara Michelini). Il tutto collocando l’Antiquarium di Entella nella rete dei musei archeologici della valle del Belice (dott.ssa Francesca Spatafora), dei quali si è anche trovato un denominatore comune nella cultura del vino nel mondo antico (dott.ssa Caterina Greco, per il progetto “Magon”). 
Il sindaco di Contessa, avv. Sergio Parrino, ha fatto gli onori di casa, mentre il dott. Mario Candore ha ricordato il ruolo dell’Assessorato BB.CC.AA. nella gestione, spesso difficile, di beni culturali come questo Antiquarium di cui si celebravano i primi vent’anni, e che per l’occasione è stato anche aggiornato con 4 pannelli dedicati ai risultati finali delle prospezioni archeologiche della Scuola Normale Superiore sul territorio comunale di Contesa Entellina.
Il pomeriggio del 22 l’Antiquarium ha visto una visita guidata condotta dagli archeologi della Scuola Normale per una piccola folla di appassionati.
Una bella iniziativa, insomma, in cui la passione e la competenza degli ‘addetti ai lavori’ hanno incontrato l’entusiasmo e l’interesse di chi crede nell’importanza di ‘piccoli’ tesori culturali come questo Antiquarium, e anzi vorrebbe vederlo sempre più vivo e frequentato”.
P.S. – “IlContessioto” ha finora pubblicato 32 testi, consultabili selezionando ENTELLA nelle aree tematiche.

Rifiuti Solidi Urbani. Un sistema al collasso, ma le tariffe sono rimaste quelle di prima

La Repubblica-Palermo
Una miriade di enti sovrintende a un sistema al collasso. Il fallimento del sistema dei rifiuti in Sicilia è certificato dall'Anac, l'autorità nazionale anti-corruzione. Ed è un altro tassello di un mosaico che porterà, di qui a poco, a un commissariamento: il governo nazionale ha già deciso. 
L'elenco di accuse contenute nell'istruttoria dell'Anac è lungo: si va dalla «frammentazione sistemica di servizi e territorio», dovuta al «numero eccessivo di soggetti titolari di competenze e funzioni», fino alla scarsa pianificazione, dalla «contraddittoria» normativa regionale alla pesante sentenza: «Troppe proroghe e poche gare».


Una miriade di enti sovrintende a un sistema al collasso. Il fallimento del sistema dei rifiuti in Sicilia è certificato dall'Anac, l'Autorità nazionale per la lotta alla corruzione. Ed è un altro tassello di un mosaico che porterà, di qui a poco, al commissariamento. Il governo nazionale ha già deciso. L'elenco di accuse contenute nell'istruttoria dell'Anac è lungo: si va dalla «frammentazione sistemica di servizi e territorio», dovuta al «numero eccessivo di soggetti titolari di competenze e funzioni», fino alla scarsa pianificazione, dalle difficoltà applicative della «contraddittoria» normativa regionale alla pesante sentenza: troppe proroghe e poche gare. 
LA RIFORMA FALLITA 
Uno dei problemi evidenziati dall'Autorità guidata da Raffaele Cantone riguarda la legge del 2010 che regola il settore: «Disciplina non solo contraddittoria, ma difficilmente applicabile». Gli Ambiti territoriali ottimali, gli Ato, erano inizialmente nove, come le Province, e sono diventati 18: una decisione che secondo l'Authority, la Regione dovrebbe «ripensare». Diversi Comuni, fra l'altro, sono soci di questi enti, ma molti sindaci — fa notare l'Anac — ne parlano come di un soggetto terzo, mentre il mancato funzionamento ricade anche su di loro. La legge, inoltre, ha subito alcune modifiche, consentendo anche ai Comuni compiti di affidamento e organizzazione del servizio rifiuti. Col risultato che su 390 Comuni della Sicilia, 260 hanno costituito un cosiddetto Aro, Ambito di raccolta ottimale, che in ben 103 casi coincide col Comune stesso. Molti degli Aro hanno una popolazione che supera di poco i seimila abitanti. Eccola, la giungla dei rifiuti nell'Isola. 
PIANI SU PIANI 
Accanto alle norme varate dall'Ars ci sono stati atti amministrativi di pianificazione su tré livelli: regionale, di ambito territoriale e comunale. I rapporti tra questi tre piani non hanno funzionato bene, però. Anzi, hanno prodotto un «fenomeno di sovrapposizione che pesa sulla programmazione». La finalità della gestione integrata del ciclo dei rifiuti, infatti, è quella di creare servizi omogenei e produrre economie di scala e risparmi. Ma se si adottano piani di intervento in assenza di piani d'ambito, se si moltiplicano i soggetti coinvolti, si ha l'effetto opposto, con una «evidente irragionevolezza del sistema» e una «frammentazione sistemica di servizi e territorio». 
LA PROROGA COME REGOLA 
In un sistema imperniato sulle discariche gestite dai privati, la Regione è andata avanti di proroga in proroga. L'ultima ordinanza con cui si prolunga l'attuale gestione è stata firmata da Crocetta all'inizio di gennaio. Ï nodo delle proroghe dei contratti è legato a quello delle poche nuove gare indette. La complessità delle gare in questo settore ha senz'altro un ruolo. Ma il problema resta. E per questo l'Anac invita a predisporre nuovi bandi, ispirandosi ai modelli di gara comunitaria. 
TARIFFE TROPPO LEGGERE 
In un sistema che ha visto negli ultimi anni i costi aumentare ma i servizi peggiorare, l'Anac afferma che le tariffe stimate dai Comuni sono addirittura sottostimate. Dall'analisi dei piani finanziari è emerso che i Comuni non mettono in contabilità, per applicare la tassa sui rifiuti, i debiti maturati nei confronti degli ex Ato in liquidazione e i mancati ricavi della stessa tassa, riferiti a crediti inesigibili e ai precedenti regimi fiscali. La legge dice, insomma, che anche questo ammanco va calcolato e distribuito fra i contribuenti. E la cifra rischia di essere significativa, visto che l'impatto dell'evasione in Sicilia è quasi del 50 per cento. 
ARRIVA IL COMMISSARIO 
II siluro dell'Anac rafforza il percorso già avviato dal governo per un commissariamento del settore dei rifiuti. La Regione, infatti, non ha rispettato le scadenze indicate nella diffida inviata da Palazzo Chigi ad agosto. Come primo atto, il commissario dovrebbe avviare la realizzazione di due termovalorizzatori. I rilievi dell'Authority, però, riguarda no principalmente interventi che devono passare dall'Ars. «Il parere dell'Anac—dice l'assessore all'Energia e ai rifiuti, Vania Contrafatto — ci convince a lavorare con sempre maggiore vigore alla legge di riforma che abbiamo in cantiere». "Deve essere ripensato il sistema dei 18 Ato" "Bandi di gara europei per le discariche" 

La cultura. Come leggere il potere, l'autorità, la verità e l'esperienza religiosa (12)

In tutti i paesi dell'Occidente esistono minoranze etniche e religiose. L'approccio verso queste è di due tipi. La cultura politica di destra storicamente persegue l'integrazione (assimilazione entro la seconda generazione). La cultura di sinistra, più articolata, si estrinseca attraverso il multiculturalismo.
Le comunità arbereshe del meridione dell'Italia, possiamo dire che per secoli hanno potuto godere del multiculturalismo. Da alcuni decenni sia da parte della cosiddetta Congregazione Chiesa Orientale (retta da latini per insegnare ai greco-cattolici come si fa ad essere greco-cattolici) che dagli organi statuali sta venendo fuori la volontà di assimilazione.
Integrazione e multiculturalismo hanno però ben precisi significati ereditati dalla Storia
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CULTURA E IDENTITA'


L'integrazione e il multiculturalismo sono incompatibili poichè integrarsi vuol dire -per un immigrato- assorbire “il sistema di valori, di regole e di comportamenti socialmente ammessi” che costituiscono la cultura, la visione culturale, del Paese ospitante. 
Quanto sopra abbiamo potuto leggere in questi giorni, su giornali con grande tiratura; ovviamente la tematica era sviluppata da contrastati e divergenti punti di vista. 

E' davvero questo il punto di civiltà ? 
O sono le leggi  (non i valori) a regolare l’accoglienza degli altri, dei non omologati al modo di vivere della maggioranza ?

Secondo il dibattito portato avanti sulle pagine del Corriere della Sera e sul Fatto Quotidiano ci sono  molti conflitti di valore e differenze non conflittuali, come lo sono quelle relative 
-alle tradizioni linguistiche, 
-estetiche, 
-dottrinali, 
-tecniche, 
-gastronomiche, 
-agli usi e costumi diversi 
ma non reciprocamente offensivi. 

In entrambi i casi – conflittualità e semplice diversità – l'integrazione vuol dire semplicemente rispetto delle leggi, condizione necessaria ma anche sufficiente per il rispetto reciproco. 
L’Italia (fonte Transparency International) è -tanto per ricordarlo- il paese europeo con il maggior numero di leggi e il più alto tasso di illegalità (e non certo per colpa dei migranti!  siamo noi italiani  che a cominciare dai politici-governanti ai cittadini qualsiasi amiamo fare i furbetti). 
Tra le leggi e i valori esiste infatti perfetta corrispondenza nelle società democratiche. Le leggi di una qualunque società, infatti, dovrebbero derivare da null’altro che dai suoi valori. 
E' innegabile ed è logico.

L’ottimismo cosmopolitico 
contro il pessimismo tradizionalista. 
La Storia ci ricorda che nei due secoli compresi fra La dichiarazione Universale dei diritti dell'uomo del 1789 e il 1989  del crollo del muro di Berlino è intervenuta una crescita umana e culturale senza pari nei secoli precedenti. 
Il Diritto Romano quanto a diritti umani non era proprio l’ultimo grido, ma fra Giustiniano e Montesquieu qualcosa è pure stato capito dagli uomini. 
La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948 riecheggia quella del 1789 tranne per una differenza: la parola dignità. 
"Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti”. In questa parola brilla la consapevolezza nuova che due secoli di esperienza, di speranze e di orrori hanno finalmente fissato in un concetto chiaro: pari dignità. 
Eguaglianza in dignità e perciò in diritti. 

Dignità” è uno dei sei valori intorno a cui si organizza la Carta dei Diritti dell’Unione Europea. Gli altri sono Libertà, Eguaglianza, Solidarietà, Cittadinanza e Giustizia. Sono tutti valori. 
La loro specificità è di assorbire, alla base della legislazione e come sua norma suprema, la consapevolezza di ciò che ci dobbiamo gli uni agli altri. La dignità di tutte le persone è il fondamento di ciò che è dovuto a ciascuno e solamente essa rende possibile la convivenza delle persone in società, in comunità ( perchè sia rispettata la giustizia).
Questi concetti (dignità e giustizia) assieme ai valori della Rivoluzione Francese: Liberté, Egalité, Fraternité… ci aprono la prospettiva dell’etica pubblica.

Che cosa abbiamo dunque imparato a proposito di leggi e valori ? 
che la parte essenziale di ciò che è dovuto a ciascuno è proprio il libero esercizio del suo proprio ethos, e non del nostro, nei precisi limiti in cui è compatibile con il rispetto dell’eguale dignità dell’ethos altrui. 
A ciascuno è dovuta la massima tutela e protezione della libertà di vivere e morire secondo ciò che ritiene sia la vita buona o felice. 
Non è altro che il principio di laicità dello Stato, da intendere non come semplice neutralità, ma garanzia dello Stato per la salvaguardia della libertà di religione, in regime di pluralismo confessionale e culturale. 
La laicità è un valore, di livello etico, cioè universale: dunque non è vero che le leggi non hanno a che fare coi valori.
Il valore della laicità, come quelli della dignità personale e della giustizia, è di rendere a ciascuno, e non a “noi”, la speranza che abbia un po’ di senso, un po’ di valore anche la sua vita (e non solo la nostra). 

E' un controsenso etico predicare l’integrazione come fine del multiculturalismo. 
Le questioni di valore d’altra parte sono spesso questioni di vita o di morte, perché coinvolgono l’identità morale di ciascuno, le ragioni della propria vita, quelle in grazia delle quali si può anche decidere di sacrificarla. La propria, non l’altrui. 
L’altra cosa che abbiamo imparato nel periodo compreso fra la Dichiarazione del 1789 e la caduta del muro di Berlino 1989 è che non per questo qualunque ethos è accettabile, ma soltanto quelli che sono compatibili precisamente con la pari dignità degli altri, con il rispetto loro dovuto. 
Ciò che vincola e insieme libera alcuni deve essere compatibile con ciò che è dovuto a ciascuno. E questo è lo spirito delle leggi. 

Ha -avviandoci alla conclusione- poco senso parlare dei “nostri” valori o della “nostra” cultura.  Questa “nostra cultura” coincide con la nostra ragione, che include la nostra sensibilità e la nostra cognizione del dolore e dell’orrore. Insomma, della storia. E' solo nostra.

L'imperio della legge deve pertanto coincidere con le buone leggi e quindi con i valori universali. Tutto ciò che è incompatibile con i valori universali diventa presto o tardi sfacciata – e impunita – contorsione logica, giuridica ed etica.