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mercoledì 30 dicembre 2015

Uomini, fatti, eventi. Come li ricordiamo oggi

29 Dicembre

A Milano muore il 25 dicembre 1925 Anna Kuliscioff (Anja Moiseevna Rosenštein), medico e rivoluzionaria russa, tra i fondatori del Partito Socialista Italiano
Lottò per l’estensione del voto alle Donne e per la a tutela del lavoro minorile e femminile. La sua attività non fu solo politico-culturale, ma profondamente umanitaria: svolgeva la sua attività di medico anche nei quartieri più poveri della città. 
Dai milanesi venne chiamata la “dottora dei poveri“.


« …il miglior cervello politico del socialismo italiano fu realmente quello della soave e fiera donna, innanzi alla quale non vi fu mai chi non si chinasse deferente e ammirato, Mussolini compreso. » 
(Carlo Silvestri in Turati lo ha detto, Rizzoli, 1947) 


Nata in una ricca famiglia ebrea si trasferì in Svizzera per frequentare i corsi di filosofia presso l’università di Zurigo. Per ordine dello zar, che iniziava a preoccuparsi per il diffondersi delle idee rivoluzionarie, fu costretta a rientrare in Russia, dove con il rivoluzionario Piotr Makarevič, suo primo marito, si unì ad altri giovani russi vicini alle idee anarchiche di Michail Bakunin, nella cosiddetta “andata verso il popolo“, ovvero il lavoro nei villaggi a fianco dei contadini per condividerne la misera condizione. 
In quel periodio si convinse della necessità dell’uso della forza per liberarli dall’oppressione.
Per la sua attività venne processata dal tribunale russo e riparò in Svizzera, cambiando il suo nome per non essere rintracciata dagli emissari zaristi in Kuliscioff, che in russo significa manovale. 
Nel suo secondo soggiorno elvetico conobbe Andrea Costa, con il quale si trasferì poi a Parigi. Da qui vennero espulsi e i due si trasferirono quindi in Italia. Dopo pochi mesi, però, Anna venne processata a Firenze, con l’accusa di cospirare con gli anarchici per sovvertire l’ordine costituito. Si trasferirono così nuovamente in Svizzera, che lasciarono per rientrare clandestinamente in Italia, dove ancora una volta vennero arrestati. 
Dopo l’ennesima breve permanenza in Svizzera, Anna rientrò in Italia e raggiunse Costa a Imola, dove diede alla luce la loro figlia Andreina.

Nel 1881 la relazione tra i due terminò e Anna, portando con sé la figlia Andreina, tornò in Svizzera, dove si iscrisse alla facoltà di medicina. Quegli anni furono segnati dallo studio e dalla malattia, dato che a seguito del periodo in carcere a Firenze aveva contratto la tubercolosi. Si specializzò in seguito in ginecologia, prima a Torino, poi a Padova. Con la sua tesi scoprì l’origine batterica della febbre puerperale, aprendo la strada alla scoperta che avrebbe salvato milioni di donne dalla morte dopo il parto.
Si trasferì poi a Milano, dove cominciò ad esercitare l’attività di medico. Nel frattempo si era legata sentimentalmente a Filippo Turati. 
Fu la Kuliscioff che gli fece conoscere il pensiero marxista tedesco classico, vista la formazione più orientata ai pensatori francesi. Era opinione comune che Anna fosse la pensatrice più audace e profonda. Ebbe a rimproverare a Turati atteggiamenti morbidi, arrendevoli, non da leader, in più occasioni politiche e in lettere famose. 
Il salotto della loro casa milanese divenne la redazione di Critica sociale, la rivista del socialismo italiano che Anna diresse dal 1891, e fu frequentato dai principali intellettuali dell’epoca, quali Luigi Majno, e la poetessa Ada Negri.

Nel 1898 venne arrestata con l’accusa di reati di opinione e di sovversione. Dopo qualche mese venne scarcerata per indulto. Elaborò poi un progetto di legge a tutela del lavoro minorile e femminile che, presentata al Parlamento dal Partito Socialista, venne approvata nel 1902 come legge Carcano. 
Assieme alla sindacalista Maria Goia, ebbe parte attiva anche nella lotta per l’estensione del voto alle donne, fondando il Comitato socialista per il voto alle donne, che cercò di fare approvare in parlamento l’estensione del diritto di voto alle donne.
Nel 1912 il governo Giolitti approvò il suffragio universale maschile, che estese tra l’altro il diritto di voto anche agli analfabeti che avessero compiuto i trent’anni, ma continuò ad escludere le donne dal diritto di voto. 
Per Anna iniziò un periodo di scoraggiamento, durante il quale anche il rapporto con Filippo Turati si incrinò.


Da ricordare, curiosamente che la figlia di due autentici rivoluzionari atei, come Costa e la Kuliscioff, Andreina, avesse abbracciato la fede e si fosse sposata con il figlio di una delle famiglie più conservatrici di Milano, al punto che la stessa madre dovette riconoscere, in una lettera, “Mio caro Andrea, (Costa) sì, hai ragione, è una gran malinconia di dover convincersi che noi non siamo i nostri figli… nostra figlia non ha né l’anima ribelle, né il nostro temperamento di combattività… Essa non fu mai socialista né miscredente” .

Durante il suo funerale alcuni fascisti si scagliarono contro le carrozze del corteo funebre.
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In suo onore a Milano è stata costituita la Fondazione Anna Kuliscioff, che ha una biblioteca di 35.000 volumi e opuscoli donati da Giulio Polotti tutti dedicati alla storia del Socialismo, e le è stata dedicata una via. 
Vi è inoltre una targa che ricorda la sua permanenza milanese assieme a Turati in piazza Duomo, sotto i portici che danno l’ingresso alla Galleria Vittorio Emanuele.

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