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lunedì 21 dicembre 2015

La riflessione di Gjovalin ... 21.12.2015

La tesi definitiva che giunge dal passato sino ai nostri giorni, è che il bene si addice alle cose distinte e non a quelle con-fuse, cioè fuse insieme. Questo metodo alimenta confini invalicabili e favorisce rotture insanabili.
La prima implicazione di questo criterio riguarda il rifiuto del sincretismo teologico e del giudizio storico alla luce del diritto internazionale.

Né la religione né lo stato, sono disposti a cedere parte della propria sovranità accettando di lasciar giudicare ad altri il proprio percorso storico. 
La pari dignità tra le religioni e tra gli stati è una illusione.
Alla base degli stati laici e delle varie confessioni esiste la presunzione della unicità e della distinzione della propria tradizione. 
E’ sempre implicita la superiorità dei propri valori rispetto a quelli di tutti gli altri.

Anche le persecuzioni etniche derivano da valutazioni di questo tipo, dall’obbiettivo di preservare e distinguere una inesistente ma suggestiva purezza raziale dalle contaminazioni di altri popoli. Tanto che Hitler si riteneva investito di un ruolo profetico e messianico.
Il criterio della distinzione pervade la storia ed in particolar modo quella delle religioni. I Farisei erano “separati”, quindi distinti dai normali ebrei, per quanto osservanti della legge. La loro separazione li collocava in una posizione privilegiata rispetto a tutti gli altri e ne era la diretta espressione.

Nel cattolicesimo esiste il sacerdote, una figura clericale separata nel senso di consacrata alla sua funzione, che si distacca e si distingue artificialmente dal popolo sacerdotale di cui tutta la comunità dei battezzati è costituita.

La convinzione che la distinzione rappresenti l’ordine e quindi il bene, procede dalle gerarchie sociali e raggiunge il suo punto nevralgico nell’identità personale.
Anche il mondo cosiddetto laicista e moderno si fonda su modelli di pensiero che classificano, calcolano e distinguono, 
Sembrerebbe che il genere umano non abbia ancora maturato gli strumenti per comprendere che al contrario la realtà è fatta di elementi poliedrici, sfumati, indistinti, confusi.
Il bene e il male, l’amore e l’odio, l’avidità e la generosità, il conflitto e la collaborazione, il maschile e il femminile, l'ordine e il disordine, sono spesso simultanei ed indistinguibili. 
Ogni cosa si esprime insieme al suo opposto, come a farsi gioco della nostra incompiuta saggezza.

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