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venerdì 18 dicembre 2015

Banche. Gli italiani si sono quasi sempre fatti governare dagli incompetenti

In una intervista alla TV il presidente dell’ABI (Associazione delle Banche) ha detto che prodotti simili a quelli venduti dalle quattro banche fallite-salvate sono offerti da tutte le banche europee. 
Servono quindi i controlli ed una vera cultura della protezione dei risparmiatori e più in generale dei consumatori

Ecco che sono chiamate in causa la Banca d’Italia e la Consob due massime autorità indipendenti che si dividono la responsabilità di tutelare la prima la stabilità del sistema e, la seconda il corretto funzionamento del mercato finanziario interno e dei prodotti che vi si scambiano. 
Sappiamo che tra i soci della Banca d’Italia ci sono le stesse banche e che essa ha sempre privilegiato la stabilità del sistema nel suo insieme e che, in nome di questa, in non pochi casi, ha coperto le magagne di alcune gestioni bancarie a dir poco disinvolte. 
La Consob ha visto le dimissioni volontarie del suo primo presidente Guido Rossi e non sembra godere di un’alta reputazione nell’esercizio delle sue funzioni di controllo delle speculazioni borsistiche. Come altre alte autorità spesso viene “catturata dai controllati” come ci spiega la letteratura economico-finanziaria specialistica . 
Il problema fondamentale resta il seguente: se, a dispetto delle prescrizioni dell’art. 47 della Costituzione, a dispetto delle varie regolamentazioni come Patti Chiari, le banche sono imprese come le altre come si fa a proteggere risparmiatori e consumatori poco avveduti dalla pubblicità ingannevole e dalle vere e proprie truffe che operatori economici e finanziari senza scrupoli mettono in atto abusando della buona fede dei cittadini? 
A quanto si apprende, in alcuni casi , alcune delle citate banche avrebbero messo in atto dei veri e propri ricatti nei confronti dei loro clienti che richiedevano fidi e ai quali imponevano l’acquisto delle obbligazioni subordinate. Se quello che i giornali scrivono è corretto, occorre che i clienti ricattati si rivolgano al più presto alle Procure della Repubblica facendo nomi e cognomi. 
Banca d’Italia e Consob si sono parzialmente difese dicendo che non possono mettere un uomo in ogni agenzia per controllare quello che le banche e/o i promotori finanziari fanno giornalmente. 
Vero, ma allora aprissero una procedura o diffondessero un numero da chiamare – come il 117 della Guardia di finanza – a cui segnalare comportamenti poco corretti dei dipendenti delle banche e dei promotori, i quali non possono limitarsi a dire che loro sono tenuti ad eseguire disposizioni che vengono dall’alto. 
Non che queste procedure, che in parte esistono, siano risolutive, ma è tutta l’architettura dei controlli che va messa a punto e resa efficace.

Il comportamento dei politici ai massimi vertici dei partiti e del governo che attaccano la burocrazia di Bruxelles e che si scagliano contro le regole europee per pura convenienza politica, lasciano stupiti.
Dove erano loro (o i loro padri) quando si discutevano le regole e quali interventi hanno prodotto nel Parlamento italiano ed in quello europeo? 
Forse farebbero meglio a tacere, invece di strapparsi le vesti, gridare all’untore e criticare  regole che non hanno mai studiato e sull’applicazione delle quali non hanno esercitato regolari controlli provocano effetti iniqui e anche tragici? 
Nessuno di loro, specialmente di quelli del centro-destra (epoca Berlusconi), ricorda che, dopo gli scandali dei bond argentini, Cirio e Parmalat , Tremonti presentò il 16 febbraio 2004 il ddl n. 4705 rubricato come Interventi a tutela del risparmio che ebbe una lunga e travagliata vicenda in Parlamento e che fu convertito nella legge 28 dicembre 2005. 
È stata mai fatta una manutenzione di detta legge? 
Adesso i roboanti annunci di Renzi su una nuova riforma a tutela del risparmio lasciano il tempo che trovano. 

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