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martedì 24 novembre 2015

Uomini, fatti, eventi. Come li ricordiamo oggi

24 Novembre
1632 – Ad Amsterdam nasce il 24 Nvembre 1632 Baruch Spinoza (in latino: Benedictus de Spinoza), uno dei maggiori esponenti del razionalismo del XVII secolo e antesignano dell’Illuninismo. 
Sostenitore ad oltranza in tutte le sue opere della libertà di pensiero da ogni ingerenza religiosa e statale, fu considerato da tutti gli ambienti religiosi un pensatore eretico, da scomunicare.


Falso è il vanto di chi pretende di possedere, all’infuori della ragione, 
un altro spirito che gli dia la certezza della verità.
Fu noto come divulgatore dell’opera di Cartesio e soprattutto per lo scandalo suscitato dal Trattato teologico-politico, in cui viene difesa ad oltranza la libertà di pensiero, nonché vengono gettate le basi della moderna esegesi biblica.
Il suo capolavoro filosofico fu la celebre Ethica more geometrico demonstrata (“Etica dimostrata con metodo geometrico”), pubblicata postuma, dove il suo pensiero è esposto nel modo più sistematico e completo. Grazie al suo rigore e alla sua profondità, Spinoza riuscì a superare molte incongruenze proprie della filosofia cartesiana e dell’intera tradizione occidentale, offrendo dimostrazioni matematiche tese a confutare il creazionismo e una visione antropomorfica della divinità, superando il dualismo mente/corpo.
Avendo come fine ultimo l’etica, Spinoza propose la sua stessa filosofia come un modo per “attraversare la vita non con paura e pianto, ma in serenità, letizia e ilarità“. La realtà nel suo complesso è intelligibile: non c’è nulla che possa a priori essere considerato inconoscibile. Tuttavia, ciò non significa che gli uomini possano godere di una conoscenza innata. Tutto al contrario, essi sono per lo più schiavi di conoscenze inadeguate, che li portano a immaginare un gran numero di cose senza conoscerle affatto.
Spinoza stravolge la tradizionale concezione di quel Dio che già aveva contestato come Dio personale e trascendente. 
Credere che l’uomo sia libero e che possa agire liberamente per realizzare i suoi fini e per conseguire l’utile porta ad una serie di conseguenze. Gli uomini sono vittime della superstizione, perchè pensano la divinità in funzione di loro stessi e quindi credono di propiziarsi Dio con inutili pratiche di culto perché ritengono così che Dio possa aiutarli nella ricerca dell’utile. Sono anche vittime dell’ignoranza. Se si crede nella concezione finalistica, quando poi alla fine ci capitano avvenimenti negativi, inspiegabili e contrastanti l’idea di un Dio buono e provvidenziale, allora ricorriamo alla formula che tutto avviene per “volontà di Dio“. Ma ricorrere alla volontà di Dio è l’”asilo degli ignoranti“.

Spinoza aveva pubblicato, da anonimo, il Trattato teologico-politico, opera che suscitò uno sdegno generale, in quanto presentava un’accurata analisi dell’Antico Testamento, e in special modo del “Pentateuco“, tendente a negare la sua origine divina. La Scrittura viene infatti definita come prodotto storico, come insieme di testi redatti da uomini, e non come il mezzo privilegiato della rivelazione di Dio all’uomo.
Nel 1656 fu data lettura di un testo in ebraico, di fronte alla volta della sinagoga, un documento di cherem (bando o scomunica), mai revocato; esso era assai esplicito « I Signori del Mahamad rendono noto che, venuti a conoscenza già da tempo delle cattive opinioni e del comportamento di Baruch Spinoza, …Lo malediciamo …. Che sia maledetto di giorno e di notte, mentre dorme e quando veglia, …Sappiate che non dovete avere con Spinoza alcun rapporto né scritto né orale. Che non gli sia reso alcun servizio e che nessuno si avvicini a lui più di quattro gomiti. Che nessuno dimori sotto il suo stesso tetto e che nessuno legga alcuno dei suoi scritti… »
Della complessità del pensiero di Spinosa, furono sottolineate nelle diverse epoche aspetti diversi, anche parziali e riduttivi: si formò il mito di Spinoza ateo. Già nel primo periodo dopo la sua morte la dottrina di Spinoza fu interpretata come ateismo e condannata, ma trovò fortuna presso i libertini che diffusero la fama di uno Spinoza ateo virtuoso. Tesi centrale del pensiero di Spinoza è l’identificazione panteistica o, meglio, immanentistica di Dio con la Natura (“Deus sive natura“). 
Da sottolineare infine il pensiero politico: la distinzione tra lo stato di natura e quello civile che origina dal contratto sociale. Spinoza critica la visione tradizionale del finalismo di Dio, dimostrando che Dio perderebbe perfezione se desiderasse le cose per un fine, cioè per dare vantaggio agli uomini, i quali concepiscono finalisticamente il mondo solo grazie alla loro ingannevole immaginazione.

Nato in Olanda ma da genitori ebraici fuggiti dal Portogallo per le persecuzioni religiose, Spinoza fu educato nella comunità ebraica di Amsterdam, ma dovette abbandonare gli studi per ragioni economiche. Nello stesso anno della scomunica a ventiquattr’anni, Spinoza fu costretto a lasciare la casa del padre e dovette lasciare anche Amsterdam. Si stabilì in un villaggio presso Leida. Raccontava di aver persino subito un tentativo di assassinio una notte, mentre tornava a casa e a riprova mostrava un mantello con il foro del pugnale. Si stabilì infine all’Aia, dove visse sino alla sua morte mantenendosi con il suo lavoro di tornitore di lenti. 
Aveva una piccola pensione dallo Stato e una rendita lasciatagli da un amico. Respinse altre offerte di aiuto economico e rifiutò la cattedra che gli era stata proposta a Heidelberg, per non rinunciare alla sua libertà di pensiero. 
Dopo la morte del padre infatti, le sorelle cercarono di estrometterlo dalla eredità. Spinoza volle che i suoi diritti fossero rispettati e fece causa. Sebbene avesse vinto rinunciò a tutte le sue pretese e volle per sé semplicemente un letto con il baldacchino.

Jorge Luis Borges, che amava molto Spinoza, gli dedicò il sonetto di cui si può vedere qui sotto il testo in italiano.
SPINOZA
Le traslucide mani dell’ebreo

sfaccettano nella penombra i cristalli
e la sera che muore è paura e freddo.
(Le sere alle sere sono uguali).

Le mani e lo spazio di giacinto

che impallidisce sul confine del Ghetto
quasi non esistono per l’uomo quieto
che sta sognando un chiaro labirinto.

Non lo turba la fama, quel riflesso

di sogni nel sogno di un altro specchio,
né il timoroso amore delle fanciulle.

Libero dalla metafora e dal mito

sfaccetta un arduo cristallo: l’infinita
Mappa di Colui che è tutte le Sue stelle.


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