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venerdì 6 novembre 2015

Previdenza. Al Partito democratico il Piano Boeri non piace - E' ovvio, esso può piacere solo a chi è socialista, a chi è di sinistra, non di certo ai neo-liberisti

L'Unità, giornale del Partito Democratico


Al Pd il piano di Tito Boeri, presidente Inps, sulle pensioni non piace: perché non rientra nello spirito che il governo vuole imprimere al Paese. “Dobbiamo dare fiducia agli italiani”, sostiene il premier, Matteo Renzi, e i tagli alle pensioni, anche se “d’oro”, non vanno in questa direzione, sostiene.
Il piano dell’Inps contro la povertà targato Tito Boeri prevede un reddito minimo di 500 euro per gli over 55 grazie a prelievi da 250 mila pensioni d’oro e da 4 mila vitalizi per cariche elettive. L’istituto ha messo on line una proposta normativa in 16 articoli, che tocca a 360 gradi il sistema previdenziale e assistenziale, dal sostegno di inclusione attiva per gli over55 al riordino delle prestazioni collegate al reddito, passando per il ricalcolo dei vitalizi. Inclusi gli interventi sull’uscita flessibile e le pensioni dei sindacalisti.
Ma il Partito democratico si smarca dall’economista, che aveva proposto un piano in sedici articoli per rimettere mano al sistema previdenziale e assistenziale, con l’obiettivo di renderlo più equo. La proposta, spiegano da palazzo Chigi, era da tempo sul tavolo del premier. E da tempo era stata bocciata. Perché tagliare le pensioni, anche se quelle “d’oro”, va nella direzione opposta alla filosofia che Renzi ha scelto per la sua legge di Stabilità.
La linea del premier è dunque quella della “fiducia, fiducia, fiducia”. Tanto più quando – sottolinea Renzi – i “dati positivi” dimostrano che l’Italia ha “rialzato la testa” e che è finita la “dittatura dello zero virgola”.
Anche il senatore Stefano Lepri, vicepresidente del gruppo Pd del Senato, critica l’impianto “articolato come una proposta di legge, compito che, invece, spetta al legislatore”.
Dei dubbi di fondo vengono sollevati anche dal responsabile economico del Pd, Filippo Taddei, che su La Repubblica ha commentato le proposte di riforma del sistema previdenziale rese note dall’Inps. “Bene l’Inps, il suo è un documento importante, completo e preciso. Coglie in pieno lo spirito dell’iniziativa del governo sulla flessibilità in uscita e contribuisce a un dibattito informato, ma ciò non vuol dire che il governo debba farlo suo”. In particolare “nel programma del governo – sottolinea Taddei – non c’è alcuna indicazione di questo genere. Questo va detto in modo chiaro: nessuno deve drammatizzare. Tra l’altro prima di parlare di tagli alle pensioni ricche, dovremmo decidere quali e quante siano le pensioni ricche“. E soprattutto – nota il responsabile economico del Pd – “vanno assolutamente evitati interventi a spezzatino. Il disegno deve essere organico e va tenuto conto della spesa aggiuntiva per la finanza pubblica”.
Per Ettore Rosato, capogruppo Pd alla camera, “quello che c’è di buono nella proposta, il sostegno alla povertà, è già contenuto nella legge di stabilità; quello che non è sostenibile è un taglio indiscriminato di tutte le pensioni sopra i 2 mila euro che non è equo e ha effetto depressivo che non condividiamo”.

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