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venerdì 6 novembre 2015

CONOSCERE CONTESSA: il culto dei defunti ... ... di Calogero Raviotta

In vari blog del 2014 (26\3; 5\4; 2\11; 24\11) sono stati proposti  testi e fotografie riguardanti vari aspetti del culto dedicato a Contessa ai defunti.
Per dati e notizie su singoli argomenti gli interessati possono consultare sia i testi riportati nei blog sopra precisati sia nella monografia " IL CULTO DEI DEFUNTI A CONTESSA ENTELLINA: cimitero, preghiere, canti, arte, usanze e tradizioni di ieri e di oggi", disponibile presso il Centro Culturale Parrocchiale.

Molti contessioti ricordano che fino a 50 anni fa, nella chiesa delle Anime Sante, per tutto il mese di novembre, al mattino presto si pregava per i defunti: si recitava il rosario, veniva celebrata la S. Messa, in parte cantata, ed a conclusione si cantava il noto inno arbëresh “Parkalésiëm për shpìrtrat e mirë”, di cui viene riportata la prima strofa:
Parkalesiëm                                         Preghiera per i defunti
Parkalésiëm për shpirtrat e mirë,         Preghiamo per le anime buone,
çë te zjarri me paqe durojën                 che nel fuoco con pazienza soffrono
e çë presiëm ndër lot me dëshirë          e attendono tra le lacrime con ansia
te parràisi të shkojën në gëzim.            di passare con gioia in paradiso.

Per tutto il mese di novembre inoltre rimaneva esposta in passato nella chiesa delle Anime Sante, accanto all’altare, durante la quotidiana celebrazione delle funzioni religiose (Rosario e Divina Liturgia) una tela, dipinta nel 1746, che, con frasi e simboli rappresenta la morte, come evento che riguarda tutti gli uomini, potenti, umili, ricchi, poveri, ecc. (fotografia allegata).

In questa tela, attualmente esposta nel Centro Culturale Parrocchiale (Piazza Umberto I), nella parte centrale, la morte é rappresentata dal cadavere di un uomo disteso. Nella parte inferiore invece sono dipinti i cappelli dei papi (tiara), dei re (corona), dei cardinali, dei vescovi, dei sacerdoti, ecc. Nella parte alta della tela sono riportate le seguenti frasi che invitano alla meditazione:
- “U son or le ricchezze, u son gl’anni e le gemme e gli scettri e le corone, le mitre con purpurei colori?”
- “Fermati e pria ch’altrove volgi i passi rimani attento e se non piangi allora o l’anima hai tu di bronzo o il cuore di sasso”.
- “Si muore  ed ogni cosa si lassa et all’eternità si passa”.
- “Ferma il passo e guarda in me mortale la tua figura cangiata affatto, non forse in vita mia son stato tale qual or tu mi vedi brutto e sfatto,  io fra viventi un dì a te fui eguale, tu un dì come me sarai disfatto, né saprai se non io l’originale o tu l’originale ed io ritratto”.
- “Fuimus sicut vos, eritis sicut nos  - Fummo come voi, sarete come noi”
-  “O tu che guardi in giù, io fui come sei tu, sarai tu come sono io”.
- “Pensa a questo e vai con Dio”.
Nella chiesa della Madonna della Favara invece  sono esposti due dipinti su tela dedicati alla morte, appesi alle pareti appena si entra, uno a destra e l’altro a sinistra.
La via ex-Zimbiteri
Un dipinto rappresenta la buona morte: un uomo sul letto circondato dagli angeli, dall’affetto dei suoi cari, dai santi, ecc.
Vi si leggono le seguenti parole: “A diu mi cedirò eternamenti, pri essiri cristianu e penitenti”.
L’altro dipinto invece é dedicato alla cattiva morte: un uomo disperato circondato da demoni. Vi sono scritte anche le seguenti parole: “Li spassi ntra lu meghiu mi mancaru, unni l’anni mei comu vularu”.
Può risultare interessante ricordare che negli ultimi decenni del secolo XIX e nei primi decenni del secolo XX, dopo il divieto di seppellire i morti nelle chiese, sono state costituite delle confraternite, cui l'Amministrazione comunale ha concesso degli spazi nel nuovo cimitero comunale, su cui ciascuna ha costruito una cappella e dei blocchi di loculi per seppellire gli associati defunti. Le società che oggi hanno cappelle e loculi nel cimitero di Contessa sono:
-   Confraternita di Maria SS. della Favara, costituita nella chiesa della Madonna della     Favara nel 1882. Lo statuto viene modificato nel 1936 e successivamente nel 1971.
 - Congregazione Maria SS. Immacolata,  volgarmente detta “Burgisi”, costituita     nell’anno 1920.
-   Congregazione di S. Giuseppe, costituita nel 1923, che nel 1949 ha incorporato la     congregazione dei "Mastri".
-   Società di Istruzione e Beneficenza ( nota come cappella "Mulé").
L’ufficiatura dei morti, celebrata nel rito bizantino al termine della Divina Liturgia in suffragio, si conclude ricordando la persona defunta con queste parole (in greco, in albanese ed in italiano):
"Eonìa su i mnìmi, axiomakàriste ke aìmniste adhelfé imon".
"I përjetshëm qoftë  kujtimi yt,  o i lumuri dhe i përkujtuari vëllau ynë".
"Eterna la tua memoria, fratello nostro indimenticabile e degno della beatitudine".
Secondo la tradizione bizantina inoltre, in passato anche a Contessa, mentre si cantava il citato canto  “Parkalésiëm për shpirtrat e mirë...” era distribuito ai presenti un dolce, chiamato “collivi” (grano bollito, mescolato con zucchero in polvere, con l’aggiunta di uva passa, confetti, nocciole tostate ed erbe  aromatiche):
-   il frumento é simbolo della resurrezione: come il chicco di grano non muore ma    coperto di terra nasce a nuova vita, così il corpo umano, un giorno risusciterà dopo        essersi fatto polvere nei sepolcri
-   i confetti, lo zucchero e le piante odorifere sono simboli delle buone azioni compiute in vita dal defunto.
Sulla superficie di questo originale dolce erano riportate le lettere iniziali del nome e del cognome del defunto.
Questa tradizione è ancora viva oltre che in alcune parrocchie delle comunità italo-albanesi, anche nei luoghi di nuova residenza degli emigrati, i quali forse sono molto più sensibili a tenere vivo il legame col paese d'origine, come avviene da 45 anni tra gli arbëreshë della diocesi ambrosiana il sabato di Pentecoste.
Un'ultima riflessione riguarda la visita al cimitero: sostando davanti alle tombe di parenti e amici defunti o passando per i viali si ha l'occasione di conoscere e di "scoprire" tanti aspetti particolari del cimitero, che solitamente sfuggono durante   le visite occasionali:
*  lucerne e vasi di fiori di varie dimensioni, forma, materiale;
*  rari epitaffi (pochissime le dediche o le trascrizioni di parole tratte da libri sacri);
*  cognomi che indicano l'origine geografica dei defunti (prevalentemente citta e       regioni d'Italia);
*  date che evidenziano come la morte purtroppo non ha riguardo per l'età;
*  fotografie, anche a colori, vecchie e nuove, quasi tutte del solito formato usato per     documenti di riconoscimento, anche se non manca qualche fotografia originale;
*  simboli presenti sulla maggior parte delle lapidi.
Ogni simbolo che orna un tomba esprime un aspetto della personalità del defunto (cose care, hobby, ideali,…) interpretato dalle persone, che gli sono state vicine e che hanno voluto rispettare i suoi sentimenti e la sua volontà. Le vecchie lapidi hanno quasi tutte un simbolo cristiano, mentre sui sepolcri più recenti, comincia a notarsi, anche se raramente, l'assenza di simboli religiosi. A Contessa non sono finora  presenti simboli di altre religioni (ebraica, islamica, buddista, ecc.). Sono assenti anche iscrizioni in lingua straniera. Rare le lapidi che riportano una iscrizione arbëresh o in lingua greca liturgica. Presente in alcune lapidi la consueta parola latina "Requiem".
I simboli religiosi più frequentemente riportati sulle lapidi sono: croce semplice in (marmo, in metallo, incisa sulla lapide,…), immagine del Cristo risorto (mosaico, bassorilievo, incisione,…), Cristo deposto dalla croce, immagini della Madonna, volto di Gesù, della Madonna, di S. Giuseppe e di altri santi, cui il defunto era particolarmente devoto (sant'Antonio, San Pio, angeli con o senza tromba, ecc.). rari i simboli di ispirazione non religiosa (paesaggi, animali, ecc.). Nelle lapidi dei pochi bambini defunti sono frequenti le immagini della Madonna col bambino in braccio, angioletti, bamboline, ecc.
Quando i morti erano seppelliti nelle chiese, numerose lastre di marmo nel pavimento e nelle pareti ricordavano nomi, età e virtù dei defunti. Dopo il restauro delle chiese, a seguito del terremoto del 1968, sono state rimosse quasi tutte le epigrafi dei sepolcri.
Al cimitero invece sono ancora visibili nelle aiuole alcuni cippi con un simbolo ed un numero che inizialmente serviva per indicare i defunti sepolti nella nuda terra, prima della costruzione delle cappelle e dei loculi.

(Calogero Raviotta - Il culto dei morti I - Continua)



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