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lunedì 7 settembre 2015

Riflessioni: La sfida della modernità è vivere senza illusioni

Il web, il ricorrere ad esso oggi è fra le cose prioritarie per iniziare la giornata. 
Esso, il web, è il rottamatore del giornalismo cartaceo. Ormai questo è iinfatti n via d’esaurimento e la lettura del quotidiano come «preghiera mattutina» (Hegel) va scomparendo.
Col web siamo bombardati da un «pulviscolo informativo» in cui è sempre più difficile «separare il grano dal loglio».
Secondo Ezio Mauro, direttore de La Repubblica, se la rete appaga la nostra ansia d’informazioni, solo il «buon vecchio giornale», gestito da professionisti, può gratificare la generale fame di conoscenza. 
Sarà senz’altro così, però non dobbiamo dimenticare che il giornalismo moderno, nell’ultimo secolo e mezzo, è stato afflitto da censure e manipolazioni. Se il futuro s’annuncia opaco, il passato non è mai stato un modello di trasparenza.

L'età dell’oro  in fondo non è mai esistita. 
Per esempio, cent’anni fa il senso di comunità, oggi rimpianto da molti, era ancora radicato, ma questo non ci ha salvati dal comunismo nè  dal nazi-fascismo, forse anch’essi figli di quella frenesia d’appartenenza. 
Al netto delle nevrosi imperanti,  la nostra epoca è la migliore di sempre. Lo confermano tutti gli indici: dall’aspettativa di vita al tasso di violenza, crollato rispetto ai secoli precedenti.

Certo, non si può non rilevare la solitudine del cittadino globale. Come monadi sprovviste di oblò, viviamo in uno «spazio smaterializzato», senza più sentirci padroni del nostro destino. 
Ezio Mauro ha ragione quando afferma che nel nostro Paese, in un quadro sociale tanto disgregato, si sfaldano pure i principi dell’ethos repubblicano, lasciando il campo aperto al populismo grillino e a quello leghista. 
La solitudine, di per sé, non è un disvalore. Le arti, le lettere e persino le scienze sono costellate di eremiti geniali. Ma  è anche vero che l’asocialità come fenomeno di massa, propiziata da smartphone e PC, può condurre a un mondo atomizzato, sempre più ingovernabile e vulnerabile.


La prognosi?

 La ragione illuministica soccomberà definitivamente? 
Il villaggio globale si trasformerà in una megalopoli cacofonica? 
L’automazione robotizzata sostituirà il lavoro umano? 
Difficile dirlo. Ancora non sappiamo se stiamo galleggiando in un «interregno», preludio di una nuova epoca, oppure in un’estrema propaggine del Novecento. 
(Spunti da un articolo di Repubblica)

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