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lunedì 21 settembre 2015

Municipi d'Italia. Non hanno soldi e devono saper fare di conto

Un interessante articolo de Il Sole 24Ore  di oggi insiste su come gli enti locali, ossia i comuni, devono abituarsi a tenere i conti in regola rispetto al pareggio di bilancio.
La disciplina sempre più rigida va imponendosi proprio quando gli amministratori locali siciliani, in una recente riunione svoltasi a Corleone mettono in evidenza che

«nelle casse dei Comuni non c'è più un centesimo, non c'è liquidità e da qui il sempre più frequente ricorso alle scoperture per pagare gli stipendi, i precari e i fornitori. 
D'altra parte negli ultimi quattro anni i trasferimenti correnti destinati ai Comuni sono passati da 900 milioni di euro a circa 400 milioni. 
Un taglio impressionante che ha prodotto una riduzione drastica dei servizi e della qualità degli stessi nei Comuni». 
Secondo il Vice Presidente dell'Anci Sicilia, alla fine di settembre, si è in attesa di parti delle quote relative alle spese correnti e investimenti che si dovevano trasferire ai Comuni per il 2014, così come si è ancora in attesa di gran parte delle somme relative agli stipendi dei precari, sempre per il 2014». 

Le disposizioni recate dalla legge 243/12, in vigore a decorrere dal 1° gennaio prossimo, stabiliscono comunque l'obbligo, a carico di Regioni e amministrazioni locali, di raggiungere gli equilibri correnti e finali di cassa e competenza sia nella fase previsionale sia in sede di rendiconto.
Uno dei primi equilibri da rispettare, oltre al pareggio complessivo, è quello di parte corrente, che si raggiunge quando il saldo fra entrate e spese correnti è maggiore o uguale a zero. L'equilibrio corrente di competenza deve essere rispettato sia in fase previsionale (per cui il controllo deve essere effettuato sugli stanziamenti) sia in sede di rendiconto della gestione (in cui rilevano invece accertamenti e impegni). Stessa verifica deve essere effettuata sulle movimentazioni di cassa.
Oltre all'equilibrio corrente, gli enti saranno poi tenuti al raggiungimento di un saldo non negativo, sempre in termini di competenza e di cassa, tra le entrate finali e le spese finali.
Le entrate finali comprendo oltre alle correnti, anche i proventi in conto capitale e le entrate per riduzione attività finanziarie. La spesa finale comprende invece le uscite correnti, quelle in conto capitale e gli oneri per incremento attività finanziarie. L'eventuale squilibrio in sede di rendiconto deve essere coperto entro il triennio successivo, mentre i saldi positivi possono essere destinati all'estinzione del debito o al finanziamento delle spese di investimento.

Le Regioni saranno garanti dell'equilibrio della gestione di cassa finale del complesso degli enti territoriali del proprio territorio. A questo fine gli enti dovranno comunicare annualmente il saldo di cassa finale che prevedono di conseguire, e gli investimenti da realizzare attraverso il ricorso all'indebitamento o con i risultati di amministrazione degli esercizi precedenti.
Il ricorso all'indebitamento, infine, è consentito solo per il finanziamento di spese di investimento (come ora) e contestualmente all'adozione di piani di ammortamento di durata non superiore alla vita utile del bene che si acquista o realizza.

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