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lunedì 7 settembre 2015

La testimonianza di chi confonde i "pasticci" per originalità. La testimonianza delle varie culture, di tutte, va rispettata invece di "sfotterla"

Ho sempre saputo che le mele marce le si può trovare in qualsiasi contesto.
Ho sempre saputo che la Chiesa conserva nei propri cassetti più mele marce (roghi, guerre, potenti, ambiziosi , etc.) che dolcini o "perle" con cui rendere la vita della gente fiduciosa. 
Dalla Storia successiva al Concilio  Vaticano II mi ero convinto, però,  che la "verità", il vangelo ed il rispetto dell'altrui patrimonio culturale,  fosse l'unica incombenza che le competesse trasmettere.

^^  ^^
La nostra società e il nostro essere uomini sono fondati sul presupposto di ereditare conoscenza attraverso la testimonianza. Che il Cristianesimo orientale ed occidentale siano segnati da profonde differenze liturgiche, teologiche, culturali e storiche è noto a tutti. E ogni cristiano sà che il Cristo passa proprio attraverso le pieghe, le miserie e le brutture della Storia; in genere Egli evita le dimore dove si ostenta Potere, Ricchezza e Protagonismo e sceglie le "trazzere", le vie della sofferenza del vivere.
Nei loro incontri pensano di come meglio far conoscere il
Vangelo.
Nei loro pensieri è lontano il sincretismo,
il pasticcio e l'imitazione carnevalesca
Il Concilio Vaticano ha ritenuto, dopo un millennio di scontri che proprio quelle differenze prodotte dalla Storia del Potere romano e dei cristiani orientali costituiscono "ricchezza". 
Ed in effetti esistono testimonianze di santità e di bene sia ad Oriente che a Occidente.

La testimonianza serve per evitare
confusioni mentali, pasticci e carnevalate
Senza testimonianza non sapremmo neanche il nostro nome, ci troveremmo ancora sull’orlo dell’età della pietra, e saremmo, a ogni buon conto, a rischio di carenza cognitivo-affettiva, incoerenza, ignoranza, paranoia. 
Le scienze ne risentirebbero in modo pesante: gli scienziati sono difatti incapaci di scoperte e progressi, se non si basano sulle testimonianze di altri. 
È  necessario capire quanto sia errato svalutare la testimonianza, rifugiandosi nell’individualismo o nell’egoismo o nell'essere qualcuno che possiede Potere rispetto al sagrista della cappella di contrada Bagnitelle, o perché in troppi l’hanno voluta e la vogliono controllare nonché manipolare (rif. la testimonianza).. 
La testimonianza ci dona conoscenze, ci garantisce democrazie, evita che la nostra società si trasformi in quella angosciante e orwelliana del «Grande Fratello», o in un banale talk-show, e via dicendo, in cui la possibilità di ereditare conoscenza viene del tutto screditata, se non massacrata. Massacrata nell’esatto istante in cui, invece di testimoniare il vero, si mente, ovvero si testimonia ciò a cui non si crede. 
La cronaca quotidiana riporta in abbondanza episodi di falsa testimonianza, la cui gravità e le cui ricadute sulle nostre esistenze non risultano prive di significative ripercussioni, come i "buonisti" vorrebbero farci credere.

Si dovrebbe esigere dai testimoni, da coloro da cui ereditiamo conoscenza, verità probità, onestà, ponderatezza, sempre che costoro tengano al proprio buon nome e alla propria reputazione. 
Altrimenti, ci ritroveremmo a diffidare di quasi tutti, e, di conseguenza, a soffrire di problemi psichici ed epistemici non da poco. Eppure, purtroppo, non risultiamo sempre a sufficienza esigenti, neppure nei confronti di coloro con cui intratteniamo rapporti di amicizia o d’amore. Con le loro false testimonianze, vi sono “cari” testimoni che ci azzerano, imbrogliano, fingono, confondono, allo scopo di celare importuni avvenimenti del proprio passato e presente.



Senza poi nominare la questione dei cosiddetti esperti  consultori. Individui con una posizione e reputazione che dovrebbe attestare il loro expertise, si mostrano, alla resa dei conti, poco preparati, a dispetto dell’alta opinione che nutrono di sé. 

Basti richiamare alla memoria politici incapaci di governare (politici-clown e clown-politici), manager che conducono al fallimento le proprie aziende, operatori di Borsa che esortano ad acquistare titoli destinati a crollare, medici che, pur testimoniando il vero, tradiscono il proprio segreto professionale, atleti mondiali le cui vittorie si devono al doping, prelati che arrivano ai più alti gradi della Chiesa e usano disinvoltura, buonismo e indifferenza, propongono sicretismo esibizionista senza accorgersi del ruolo offensivo e violento che svolgono nei confronti di chi nel simbolismo di ciascuna cultura vuole poter leggere la verità. 

Eppure, oggi come oggi, questi pessimi testimoni spesso non perdono il loro buon nome e la propria reputazione, nonostante l’eredità del conoscere ne esca annientata. 

E' proprio da questa eredità a dipendere la nostra esistenza di umani. Si tratta di scelte di vita. C’è chi lascia un’eredità di glorie e virtù, e chi le eredita. C’è chi lascia un’eredità di scandali e vizi, e chi li eredita.


Rispetto a quanto ci viene tramandato, raccontato, testimoniato occorre senz’altro attestarsi -alla luce di ciò che passa sotto gli occhi- accorti: alla testimonianza, e alla sua essenzialità, noi umani non possiamo rinunziare. 
Purtroppo, esistono nei gangli vitali della società, della chiesa, della politica, coloro che alla conoscenza non aspirano, che prediligono l’ignoranza o la menzogna o la falsità o l’indifferenza coniugata al narcisismo. 

Con costoro, ogni causa è perduta: ogni generosità del testimone probo, onesto, ponderato è – occorre con amarezza ammetterlo – sprecata.
(Fonte: spunti da recente articolo de Il Sole 24ore)

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