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giovedì 28 maggio 2015

Hanno detto ... ...

VITO MANCUSO, docente all'Università di Padova
UNA lotta (quella dei diritti civili) iniziata più di due secoli fa nel nome dell’uguaglianza e che ha portato a una serie di conquiste sociali tra cui 
il suffragio universale, 
la libertà di stampa, 
la libertà religiosa, 
l’istruzione per tutti, 
la parità uomo-donna nel diritto di famiglia, 
il superamento legale di ogni discriminazione razziale e altri traguardi di questo genere, tutti riconducibili al valore dell’uguaglianza di ogni essere umano. 

In queste trasformazioni dei costumi e del diritto si manifesta l’evoluzione della cultura e del pensiero prodotta da ciò che Hegel denominava “Spirito del mondo”, nel senso che noi non siamo i padroni delle nostre idee, ma sono le idee a entrare in noi. 
C’è però una differenza rispetto al filosofo tedesco, e cioè che ora il primato non è più dello “Spirito oggettivo” rispetto allo “Spirito soggettivo”, ma al contrario. 
Assistiamo a una radicale riscrittura dei rapporti tra singolo e società: il primato non è più della società e delle sue istituzioni a cui il singolo si deve uniformare come nei secoli passati, ma è piuttosto del singolo a cui la società deve sapersi adattare servendone la felicità e la realizzazione.

LUCIO CARACCIOLO, giornalista, saggista, docente
”L’Europa è tornata alla normalità: ognuno per sé nessuno per tutti. 
Un quarto di secolo fa il Muro di Berlino crollava, la Porta di Brandeburgo veniva riaperta. Di qui conseguiva, stando alle oleografie del tempo, niente meno che la «riunificazione dell’Europa» (il fatto che non lo fosse mai stata pareva trascurabile). Oggi questo continente, in specie l’Unione Europea che per noi italiani ne è sinonimo, appare diviso in un arcipelago di isole che alzano ponti e fortificano barriere per sventare presunte invasioni barbariche, dove i barbari sarebbero (anche) altri europei.       
Già orizzonte di pace e benessere, l’Europa è ormai associata a instabilità e impoverimento. Batte l’ora dei movimenti e dei partiti che lucrano sulla crisi europea. Ce lo ricorda la cronaca di questi giorni, con la vittoria di Andrzej Duda, candidato della destra nazionalista, alle elezioni presidenziali polacche, e l’affermazione di Podemos nel voto amministrativo di Barcellona e di Madrid. 
Sullo sfondo, un doppio possibile exit — il britannico dall’Ue e il greco dall’euro — illustra il grado di disintegrazione raggiunto dal processo di integrazione europea.

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