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sabato 23 maggio 2015

Hanno detto ... ...

NADIA URBINATI, docente, politologa, girnalista 
“”La crisi economica ha cambiato il carattere e lo stile delle democrazie europee. Ha messo in discussione il rapporto tra deliberare e decidere facendo pendere il piatto della bilancia dalla parte degli esecutivi... L’amichevole inimicizia tra deliberazione e decisione è proverbiale nella democrazia, che i detrattori hanno per secoli identificato con la perdita di tempo in chiacchiere, il troppo deliberare e poco decidere. Queste sono le opinioni ingenerose e non provate dei suoi detrattori. La decisione nelle democrazie è un momento finale, mai ultimo, di un processo deliberativo al quale partecipa, direttamente e indirettamente, un numero ampio di soggetti, singoli e collettivi. Nei governi rappresentativi la deliberazione è un gioco complesso che si avvale sia della selezione dei rappresentanti sia di un rapporto permanente del Parlamento con la molteplicità delle opinioni che animano la società. Se le elezioni concludono temporaneamente il flusso deliberativo, la discussione non è tuttavia mai interrotta né lo sono la riflessione ragionata del pubblico e l’influenza che i cittadini cercano di esercitare sulle istituzioni. La deliberazione non ostacola o ritarda la decisione, quindi, ma la incalza, la prepara e la cambia".

GIOVANNI BIANCONI, giornalista del Corriere della Sera
Una nuova legge anticorruzione è di certo un buon trofeo da esibire per un governo che rivendica di saper centrare obiettivi che altri hanno fallito. 
Palmira in mano all'Isis
Nel caso specifico questo risultato - che è d’immagine, ma anche un po’ di sostanza - è stato reso possibile soprattutto dal cambio di contesto politico e di maggioranza che sostiene l’esecutivo: il fatto che la compagine guidata da Matteo Renzi non abbia nella propria maggioranza Forza Italia è il principale motivo che ha consentito il via libera alla riforma. Nel 2012 Monti e il suo ministro della Giustizia, Paola Severino, furono costretti a varare una legge monca, dove l’aspetto della repressione penale era stato necessariamente accantonato perché altrimenti il centro-destra ancora unito e guidato da Berlusconi non avrebbe fatto passare alcunché; dopo le elezioni del 2013 il governo di Enrico Letta nacque con la stessa maggioranza, che cambiò a metà strada con la scissione di Alfano, e in seguito, fino al cambio della leadership democratica, non ci fu il tempo di mettere in cantiere una riforma della riforma.

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