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venerdì 1 maggio 2015

Hanno detto ... ...

ENRICO MENTANA, giornalista
Schadenfreude è la parola tedesca che riassume in 13 lettere un sentimento ben noto: godere delle disgrazie altrui. Ecco, coloro che sperano in un fallimento dell'Expo si illudono di provare quel sentimento: in realtà sperano che affondi la barca a bordo della quale sono anche loro. Preferiscono che le cose vadano male piuttosto che bene, per poter dire "È tutto uno schifo", a costo di star peggio anche loro. Rispetto invece chi testimonia e manifesta contro l'Expo: è il sale della democrazia mettere in discussione ciò che si reputa sbagliato. Ma senza farci male, in tutti i sensi.

MASSIMO GAGGI, giornalista
Quella dei rapporti razziali in America negli ultimi decenni è una storia di vittorie legali (i diritti civili conquistati sul piano normativo) e di sconfitte quotidiane nei tentativi di promuovere una vera integrazione dei neri: abbattere le barriere psicologiche del pregiudizio, ma anche quelle economiche e culturali che fanno del ghetto una prigione senza sbarre, dare ai giovani vere possibilità di riscatto. 
Parlando dei disordini di Baltimora, Obama ha ammesso le colpe della politica, offrendo agli americani una fotografia della realtà tanto onesta quanto deprimente: slum neri nei quali, sparite manifatture e commerci, l’industria della droga è il principale datore di lavoro. 

Qui un ragazzo ha, statisticamente, più possibilità di essere ammazzato o finire in galera che di frequentare un college. Negli Usa un ruolo sociale importante lo svolge anche la filantropia dei privati: ma nemmeno questo strumento è servito a promuovere una vera integrazione. L’ultima sconfitta l’ha incassata Howard Schultz, il fondatore di Starbucks, che 40 giorni fa aveva lanciato una campagna, RaceTogether , per p
romuovere discussioni sui rapporti interrazziali nelle sue 12 mila caffetterie. Per l’America del profitto a tutti i costi, Schultz è uno strano tipo di imprenditore: ha costruito dal nulla, in 30 anni, un’azienda che oggi ha 182 mila dipendenti e vale 76 miliardi di dollari. Il successo ormai l’ha raggiunto: ora vuole passare alla storia come un innovatore capace di trasformare il capitalismo, dando un ruolo sociale alle imprese. 

MAURO DEL BUE, direttore di  Avanti !
Com’era prevedibile. La grande guerra dei cento deputati per fare saltare l’Italicum si è trasformata nella grande ritirata della maggior parte di loro. Inutile adesso far presa con la scomunica dei trasformisti che tengono famiglia e posto assicurato. Capita e questo deve essere rischio calcolato da chi affila le armi per la resa finale. Sappiamo che chi comanda usa tutte gli argomenti a sua disposizione per evitare di soggiacere a chi lo vuole sostituire. Non è una novità.
Sappiamo anche che i contrari sono diventati perplessi e poi si sono arresi alla maggioranza perché non vogliono cambiare partito. E questo pare un ragionamento anche logico. Non riesco a comprendere infatti come sia possibile rimanere in un partito se non si vota la fiducia al governo presieduto dal suo segretario e si accusa la maggioranza di volere espropriare la democrazia in Italia. Pare che nel Pd oggi siano raggruppate non solo la maggioranza e la minoranza di un partito. Ma la maggioranza e la minoranza del paese. Tutte dentro un solo partito. Il partito della nazione. Democratico e dal cuore grande.

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