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venerdì 8 maggio 2015

Cronologia principali eventi di Contessa Entellina XX secolo (periodo 1900 - 1920) ... ... di Calogero Raviotta

La presente sintetica esposizione cronologica (date più significative e titoli più importanti)  viene proposta come strumento per scoprire i grandi avvenimenti locali del XX secolo e costituire, per gli interessati, uno stimolo per approfondire la conoscenza di Contessa e del suo territorio.

Anno 1900            Il vasto territorio di Contessa risulta in piccolissima parte (10%)                               concesso in enfiteusi (piccoli proprietari) ed il resto (90%) é        invece di                               proprietà di appena 26 latifondisti.
Anno 1900            La piazza del Purgatorio diventa piazza Umberto I.
Anno 1900            Giuseppe Schirò nominato parroco della chiesa greca.
10.11. 1900            La Curia di Monreale conferma con decreto l’osservanza della                           Transazione del 1754.
Anno 1901            A Contessa risultano 2646 abitanti (707 famiglie).
Anno 1902            E’ eletto sindaco a Contessa il cav. Giuseppe Lojacono.
Anno 1903            Viene pubblicato a Marsala il testo di Nicolò Genovese “In lode del canonico Atanasio Schirò”.
19 gennaio 1903    Viene deliberata la realizzazione dell’impianto per
                              l’illuminazione pubblica.
Anno 1903            E’ eletto sindaco a Contessa il cav. Francesco Ljacono, cui         succede nello stesso anno Nunzio Lojacono.
Maggio 1903         Viene inaugurata la linea ferroviaria Palermo-Corleone-San        Carlo.
Anno 1904            Viene pubblicata a Palermo da Nicolò Genovese il volume di      Atanasio  Schirò “Memorie storiche su Contessa Entellina”.
                              Contessa ed economo del seminario greco-albanese di Palermo. Era nato a Contessa nel 1851.
Anno 1904            Il Comune di Contessa é affidato al regio commissario cav.         Domenico                               De Bono.
13 dicembre 1904  Muore a Contessa il notaio Calogero Genovese,  segretario         comunale,                               sindaco e giudice conciliatore. Era nato a Contessa il         23 aprile 1831.
Anno 1904            E’ eletto sindaco a Contessa il cav. Francesco Lojacono.
Anno 1905            E’ eletto sindaco di Contessa il dott. Luigi Genovese, cui succede         nello stesso anno il cav. Giuseppe Lojacono.
Anno 1905            Momenti di grande tensione sociale a Contessa perché il nuovo Consiglio comunale é costituito da una maggioranza di     componenti di      rito latino, dopo trenta anni che avevano           dominato i consiglieri di rito          greco.
Anno 1906            Vengono sistemate molte strade urbane e rurali. Viene       completamente                               rinnovata la condotta della fontana Giarrusso.
       Anno 1906            Inizia la costruzione dell’acquedotto comunale (sorgente Coco)   col                               finanziamento derivante dal mutuo, sottoscritto dal Comune       con la Cassa Depositi e Prestiti.
Anno 1907            I consiglieri di rito greco ottengono la maggioranza nel Consiglio                               comunale.
Anno 1907            E’ eletto sindaco di Contessa Gassisi Vincenzo.
Anno 1907            Viene deliberato di attivare un servizio di vettura postale.
Anno 1907            Messa in opera di nuove condutture per l’acqua potabile delle    fontane Giarrusso, Canale e Favara.
25 luglio 1908       Giovanni Di Maggio, che sarà parroco greco a Contessa dal        1942, nato                               il 13 precedente  é battezzato da papas Nino    Lojacono.
Anno 1910            Nel comune di Contessa, in occasione del X anniversario della    morte, viene ufficialmente commemorato il re Umberto I con un     discorso del canonico Nicolò Genovese. Il testo “In memoria di    Umbertio I re d’Italia” é  pubblicato nello stesso anno a Palermo
Anno 1911            Un memoriale sui diritti dei fedeli di rito greco nella chiesa latina         di Contessa , conservato nell’archivio della chiesa greca, viene          mandato al vescovo di Monreale.
Anno 1911            Dal Patronato Scolastico, sorto nel 1908, viene aperta la scuola materna, per i bambini dai tre ai cinque anni.
Anno 1911            A Contessa sono residenti 2117 abitanti.
Anno 1912            In un manoscritto del XIV secolo P. Sofronio Gassisi scopre un frammento di Vangelo scritto in lingua albanese, che sembra sia   ancor oggi la più antica testimonianza di scrittura in albanese.
Anno 1912            Risulta operante a Contessa una Cassa Agraria, la cui gestione é                               affidata a Schirò Antonino (Presidente) e ad Antonino Chetta                               (Segretario)
Anno 1912            Vengono completate nel centro abitato l’acquedotto e la    fognatura.
Anno 1914            Il cav. Antonino Inglese è sindaco di Contessa.
Anno 1914            E’ eletto sindaco di Contessa il cav. Nicolò Lojacono.
Anno 1914            Le vie di comunicazione a Contessa sono ancora molto carenti:   nel suo territorio sono state costruite solamente km 1,5 di strada     rotabile.
Anno 1916            Muore a Contessa Giuseppe Schirò, sacerdote di rito greco e      contabile del Comune. Era nato a Contessa nel 1845.
Anno 1916            Giuseppe Gassisi é nominato parroco della chiesa greca.
Anno 1916   La contessa Lina Mortillaro-Maiorca, madre del conte don Luigi                               Mortillaro-Maiorca, padrone di Vaccarizzo, lascia per testamento        una rendita di mille lire annue per erigere a Contessa un ospedale, che sarà denominato “Lina”.
31 marzo 1917      La Congregazione di Carità acquista la casa Bonura, che viene    adattata                               ad ospedale.
Anno 1918            Vengono accolti a Contessa alcuni prigionieri di guerra austriaci          e albanesi                 e assegnati ai lavori in campagna. Questo        avvenimento é     descritto sia da Nicolò Genovese sia da         Leonardo Lala.
13 febbraio 1919   Con la Costituzione Apostolica “Catholici fideles” dal Papa        Benedetto                               XV in Calabria viene istituita la prima diocesi per i fedeli italo-albanesi di rito bizantino.
7 maggio 1919       Muore a Contessa a 63 anni Giovanni Schilleci, promotore e      animatore  del “Fascio dei Lavoratori”, fondato nel 1893, da      circa un centinaio di                               commerciati, piccoli proprietari e artigiani per il miglioramento                               materiale e morale delle classi        lavoratrici.
Anno 1919            Vicino al cimitero, in ricordo dei contessioti morti nella prima guerra                               mondiale, viene  costruita la “Villa dei caduti”,  dove viene         piantato un albero per ogni soldato caduto. Viene costruita anche     una cappella, dove ogni anno é celebrata la santa messa il 4   novembre alla presenza dei reduci di guerra e delle autorità                               locali.
Anno 1920            Il monastero basiliano di Mezzojuso viene affidato ai monaci      della Badia Greca di Grottaferrata, che vi aprono il probandato,   dove molti contessioti frequenteranno la scuola media.
Anno 1920            E’ eletto sindaco di Contessa  Francesco Lojacono.
Anno 1920            Nasce la prima sezione sindacale a Contessa.

Nota - Certamente la prima guerra mondiale costituisce l'evento più significativo tra  quelli elencati nella cronologia sopra riportata. Di seguito sono riportati due testi, che descrivono la presenza di prigionieri a Contessa durante la prima guerra mondiale. Queste due testimonianze dimostrano come lo stesso evento possa essere valutato  e riportato in maniera diversa, secondo la sensibilità, la formazione culturale e l’esperienza di ciascuno.

Prigionieri a Contessa durante la prima guerra mondiale

Leonardo Lala descrive la presenza di prigionieri di guerra austriaci a Contessa con queste parole: “Ricordo che verso quel lontano 1916, durante la guerra dell'Italia contro l'Austria, qui a Contessa furono condotti dei prigionieri di guerra, richiesti dall'allora barone Ferdinando Greco da Chiusa Sclafani, a lavorare nella sua azienda agraria, sita nel feudo di Vaccarizzotto.
Ricordo che ogni domenica questi giovani prigionieri venivano condotti, marciando inquadrati, in paese nella chiesa ad assistere alla messa domenicale. Ricordo la curiosità che suscitava, fra la gente, che da finestre e balconi osservavano il passaggio degli "Austriaci", dall'entrata in paese e lungo il percorso della via Kastriota fino alla chiesa latina.
Ricordo che in una domenica, l'allora parroco di detta chiesa latina, il canonico Nicolò Genovese, gli offrì un rinfresco in sagrestia, con dolci e bibite.
Ricordo quanto ho udito dire al parroco, durante quel trattenimento, all'interprete, mentre questi man mano andava traducendo nella loro lingua ai suoi commilitoni:
"So che voi quantunque indossate la divisa dell'esercito austro-ungarico voi non siete né austriaci né ungheresi. So che voi siete romeni tanto dal punto di vista etnico quanto linguistico. So che voi appartenete ad una minoranza romena che politicamente fa parte dell'impero austro-ungarico.
Voi romeni e noi italiani siamo fratelli perché voi siete i discendenti di quei romani, che durante il tempo dell'imperatore Traiano conquistarono e colonizzarono quella parte dell'antica Dacia, dove attualmente é la vostra terra di Romania.
La lingua romena che parlate voi e la lingua italiana che parliamo noi si assomigliano perché provengono entrambe dalla medesima lingua latina. Entrambe fanno parte delle lingue neo-latine. La vostra terra di Romania é un lembo di latinità fra altri popoli di origine diversa. Voi siete romeni e siamo fratelli".
Ricordo l'espressione di gratitudine manifestata da quei giovani romeni al canonico Genovese per l'accoglienza fraterna da lui ricevuta: tutti, ad uno ad uno, con parole di ringraziamento nella loro lingua, gli strinsero la mano.
Mi piace rievocare questi ricordi che valgono a ricordare la figura del canonico Nicolò Genovese, che fu un uomo dotato di una vasta cultura e di una elevata carica di umanità di italianità”.

Nicolò Genovese descrive la permanenza a Contessa di prigionieri austriaci e albanesi con queste parole: “Allorché si seppe a Contessa della prossima venuta di questi internati albanesi, i preti greci e tutti i fanatici del rito ne furono gongolanti di gioia sperando così d’impinguare le scarse file dei parrocchiani. Poverini non sospettavano affatto la grande delusione che li aspettava. Giunto il dì auspicato, parroco e clero greco, accompagnati da vari civili loro aderenti, si fecero trovare alle porte del paese per ricevere questi desiati fratelli. Ma che! si trovarono invece di fronte ad una massa di gente rozza e scalza come sogliono andare in Albania, gente priva di cultura e di ogni senso di civiltà”.

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