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mercoledì 22 aprile 2015

La Sicilia. Nessuno, proprio nessuno prende le sue difese, tranne le decine di migliaia che vivono di stipendi ... ... senza produrre un solo fico secco

La Sicilia





glia». 
Massimo Cacciari conosce bene la Sicilia e ha un giudizio per nulla tenero nei confronti della Regione: «è un bubbone con cui fare i conti - dice - che rischia di portare al fallimento l'intero Paese». A Catania, nella sede del Camplus d'Aragona, per ricordare l'amico Pietro Barcellona, Cacciari accetta di dialogare sui drammi della Sicilia di oggi e sulle tragedie che si consumano nel Mediterraneo. 
L'Isola, al momento, è divisa in due e ha un deficit grave rispetto al resto del Paese nel settore della formazione e dell'istruzione. Cosa deve preoccuparci di più? «Certamente il crollo del processo formativo della scuola e dell'università». 
Però l'autostrada interrotta genera danni economici e sociali gravissimi... 
«È vero. Ma il ponte si fa presto a ricostruirlo, mettere in piedi un processo formativo è, invece, più complicato. Per un ponte bastano due ingegneri bravi, imprese e politici che non rubino. Il processo fomativo esige, invece, una visione generale della società e tempi lunghi». 
Nell'Isola la formazione professionale è penalizzata al massimo con grave danno per i giovani, e il sistema istruzione sta franando. 
«Non può partire un processo di sviluppo, saltando questo punto». 
La Regione sembra incapace di vedere, prima, e di gestire, poi, il problema. 
«Bisognerebbe avere il coraggio di prendere atto del fallimento totale dell'istituto Regione. In generale in Italia le regioni non hanno risposto alle aspettative, ma in Sicilia il fenomeno è patologico e sta diventando irrimediabile. Dovete pure ridiscutere del senso di questa autonomia. Siamo di fronte, lo ripeto, a un fallimento storico. Fintante che non si rimette mano all'idea di autonomia e all'assetto regionale, con queste regioni non andiamo da nessuna parte. Ed è esattamente quello che Renzi non tocca. Oltre alla ridicolaggine della riformetta del Senato e a un accenno di abolizione delle province non è andato, mentre il centralismo regionale divora risorse e produce pochissimo». 
Nel 2011 l'Europa, e la Sicilia con essa, salutavano pieni di speranza le Primavere arabe, oggi le cronache raccontano, invece, dell'Isis e delle stragi dei migranti... 
«Era una speranza, certo, ma chi ragionava sapeva benissimo i rischi che si correvano. Primavere arabe va bene, ma bastava conoscere la situazione in quei paesi. Questo non è senno di poi, è senno di prima, di pochi non ascoltati. Quando ci furono le Primavere occorreva un'azione diplomatica, politica, economica, di grande rilievo europeo che rassicurasse i governi che si andavano formando, occorrevano una forte partnership europea, e un mini Piano Marshall, solo così si poteva indirizzare il processo avviatesi nei paesi arabi. Nulla di tutto ciò è stato fatto, peggio ancora si è bombardato Assad, mandando i soldi a vanvera, perché i tre quarti delle armi che oggi usa l'isis sono armi mandate dagli occidentali per combattere Assad. Ma è chiaro che occorreva che il mondo favorisse e promuovesse, con risorse economiche, politiche e culturali le istanze democratiche che emergevano nei paesi arabi. Invece, non è stato fatto assolutamente nulla». 
I migranti che arrivano in Sicilia, sfidando e talora soccombendo alla morte sono «nostri fratelli che cercano la felicità», come dice il Papa, o sono i nemici della nostra quiete, come sostiene la Lega? 
«Sono profughi che hanno come alternativa morire a casa loro o morire in mare annegati. Quando la casa prende fuoco, ti butti giù dalla finestra, È una situazione per la quale occorre intervenire. È vergognoso che non si intervenga. L'intervento sarà un fallimento? Accettiamo il rischio, ma non stiamo a guardare. Ad un certo momento si deve intervenire. Se trovi un uomo morto o moribondo per strada, non intervieni perché non sei un medico? Al di là dell'ipocrisia totale, a cui stiamo assistendo, bisogna intervenire anche militarmente, proprio perché la situazione umanitaria s'è fatta tragica». 

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