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mercoledì 1 aprile 2015

Flash sulla nostra Storia

Cosa accadeva prima
 di quel 1520 ?
Gli Arbëresh venuti in Sicilia, sui territori dei Cardona, erano arrivati da qualche decennio ed erano occupati a costruire povere case terranee con uno o massimo due vani nell'area che era stata concessa loro e che si addensava dalla Porta Cardona Peralta (vicino a dove oggi c'è il negozio di Nino Verardo) lungo l'attuale via Morea che però si fermava più o meno dove oggi c'è la Farmacia Musacchia. Era il 1492 ed ancora erano da venire il rilascio da parte del Barone dei capitoli come del resto era lontano il raggiungimento dei requisiti perchè Contessa potesse essere riconosciuta "Università". 
Furono ovviamente costruite pure grandi edifici per degli  Arbëresh  benestanti che dalla patria di origine rano riusciti a portare grandi ricchezze: dovrebbe trattarsi di cinque/sei famiglie (lo vedremo in seguito) stando ai "riveli" di un secolo dopo. A fine '500 risultano, infatti poche famiglie "greche" proprietarie di due/tre cento capi bovini e poi ovini, equini e con almeno dieci vani abitabili e magazzini.
Non abbiamo notizie se quella comunità  Arbëresh avesse o meno notizie sul mondo circostante, su ciò che accadeva a Bisacquino o Corleone o su ciò che accadeva nella lontana Patria, ormai in mano ai turchi.
Eppure quelli erano anni di grandi rivolgimenti, non solo sul piano macro-geografico europeo; pure nel vicino paese di Bisacquino (e in qualche misura anche a Giuliana e Corleone) si stava consumando un grave dramma da parte di una discretamente numerosa comunità di giudei.
I re cattolici di Spagna Ferdinando II d’Aragona e Isabella di Castiglia avevano emesso ilDecreto di Alhambra, noto anche come Editto di Granada, con il quale imposero l’espulsione delle comunità ebraiche, che non accettano di convertirsi al cristianesimo, dal regno di Spagna e da tutti i suoi possedimenti a partire dal 31 luglio di quello stesso anno.
Ferdinando aveva già introdotto in Castiglia, nel 1480, l’Inquisizione e quattro anni dopo anche in Aragona. 
L’anno 1492 è un anno chiave nella Storia di Spagna. Si completò la Riconquista con la caduta del Regno musulmano di Granada; ma le armate cristiane erano state in gran parte finanziate dai prestiti che gli ebrei avevano fatto alla Corona e i Re non erano in grado di pagare questi debiti.
La Spagna musulmana si era rivelata un porto sicuro per gli ebrei ed era divenuta velocemente il centro della vita intellettuale Ebraica. 

Tuttavia, qualche mese dopo la caduta di Granada, arrivò il decreto di espulsione di Ferdinando e Isabella, che ordinava agli Ebrei di tutte le età di lasciare il Paese entro l’ultimo giorno di luglio, e che permetteva di portare via tutti i loro beni e non onorare gli impegni finanziari.
Furono espulsi oltre 200.000 ebrei, che si rifugiarono prevalentemente in Turchia o nel Nord Africa, ma vari di essi trovarono rifugio anche in Italia (Livorno, Venezia); in molte migliaia morirono nel viaggio. 

Altri invece si convertirono dando esca a tutte le future persecuzioni contro di essi (ogni volta che un converso ritornava benestante ecco che era un falso converso e quindi interveniva l’Inquisizione con sequestri e ‘tostature‘ (termine spesso usato al posto di rogo nei testi spagnoli).
Ecco il testo dell’Editto di Granada:
Sapete bene, o dovreste saperlo, che, poiché fummo informati che in questi nostri domini c’erano alcuni cattivi cristiani che si dedicavano al giudaismo e si allontanavano dalla nostra santa fede cattolica, a causa soprattutto delle relazioni fra ebrei e cristiani, nelle cortes riunitesi a Toledo nel 1480 ordinammo che in tutte le città e i villaggi dei nostri regni e signorie gli ebrei dovevano vivere separatamente dagli altri, nella speranza che la loro segregazione avrebbe risolto il problema. Avevamo anche provveduto e ordinato che nei nostri suddetti regni e signorie fosse istituita un’Inquisizione: come sapete, il tribunale nacque più di dodici anni fa e opera ancora. L’Inquisizione ha scoperto molti colpevoli, come è noto, e dagli stessi inquisitori, oltre che da numerosi fedeli, religiosi e secolari, siamo informati che sussiste un grave pericolo per i cristiani a causa dell’attività, della conversazione e della comunicazione che[i cristiani] mantengono con gli ebrei. [Gli ebrei infatti] dimostrano di essere sempre all’opera per sovvertire e sottrarre i cristiani alla nostra santa fede cattolica, per attirarli con ogni mezzo e pervertirli al loro credo, istruendoli nelle cerimonie e nell’osservanza della loro legge […].
Per questo motivo, e per mettere fine a una così grande vergogna e ingiuria alla fede e alla religione cristiana, poiché ogni giorno diventa sempre più evidente che i suddetti ebrei perseverano nel loro pessimo e malvagio progetto dovunque vivano e conversino [con i cristiani], [noi dobbiamo] cacciare i suddetti ebrei dai nostri regni così che non ci sia più occasione di offesa alla nostra fede.
Pertanto ordiniamo che quanto da noi stabilito sia fatto conoscere, e cioè che tutti gli ebrei e le ebree che vivono e risiedono nei nostri suddetti regni e signorie, a prescindere dallo loro età[…], entro la fine di luglio lascino i nostri regni e signorie insieme con i loro figli […], e non osino mai più farvi ritorno.

Il 18 Giugno dello stesso anno l’editto venne proclamato in Sicilia, allora territorio spagnolo.
L’editto in Sicilia riguardò 54 comunità ebraiche per un totale di 100.000 persone (in un periodo in cui la popolazione siciliana complessiva si aggirava appena sulle 200.000 persone) che in quel momento rappresentavano laboriose menti e braccia soprattutto nei settori del commercio col Magreb, della seta, del corallo, degli speziali, dei muratori.
La radiografia delle comunità ebraiche siciliane è stata ben tracciata da studiosi che hanno studiato soprattutto i documenti relativi alla persecuzione delle ultime tracce di Ebraismo in Sicilia.
I dati in possesso parlano delle proteste da parte del Parlamento siciliano, delle città demaniali e delle stesse signorie baronali, in taluni casi, contro l’espulsione dei Giudei, ovviamente, per motivi diversi e non sempre per motivi umanitari; motivi che tuttavia dimostrano la gravità della perdita di una così laboriosa comunità.
Già nel 1487 il Parlamento siciliano aveva levato la sua voce contro l’istituzione “illegale” del Sant’Uffizio spagnolo in Sicilia.
Il 20 giugno 1492 i rappresentanti del Senato palermitano insieme agli alti magistrati del Regno firmarono un reclamo-supplica al re di Spagna affinchè venisse ritardata l’espulsione degli Ebrei e non si ponesse mano ai supplizi.
Ma non fu possibile e la Sicilia, già disabitata, perdette -ancora- quasi la metà dei della popolazione.

Gli Arbëresh si accorsero del dramma che scorreva a pochi chilometri da lor, a Bisacquino ?
Un mio amico sostiene di sì. Asserisce che poche famiglie di quei perseguitati traslocarono a Contessa e a tutt'oggi -la discendenza- è presente fra noi.
(segue)

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