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mercoledì 18 marzo 2015

Contessa Entellina. Tradizioni, non solo in lingua arbëresh

Molti sono i contessioti devoti a San Giuseppe. Il Santo ha una cappella ed una antica statua sul lato destro della Chiesa Madre bizantina  ad esso è intitolata una delle Congregazioni cittadine.

Nei giorni precedenti il 19 Marzo le persone
portano in Chiesa pasta e alimenti vari (compreso pane)
che verranno distribuiti, in seguito, alle
famiglie più bisognose
La tradizione vuole che le famiglie che si rivolgono al Santo per richiedergli la protezione gli dedichino il 19 marzo una tavolata di alimenti la cui materia prima sia tutta di origine vegetale, sia pure variamente elaborata. La tradizione è tipicamente siciliana e la si ritrova in quasi tutti i paesi dell'isola, soprattutto nella parte occidentale. Salemi è la cittadina più nota per questa tradizione.

Queste tavole imbandite (a Contessa: artara) vengono benedette dal Parroco nel pomeriggio del 18 marzo e poi per tutta la serata sono visitate dalle famiglie del paese
Foto di un "artaru" dedicato
a San Giuseppe
Caratteristica che -per quanto ci risulta- si rinviene a Contessa è che gruppi di giovani accompagnati dalla Banda musicale cantano lungo le varie strada ove sono stati realizzati l'artara 
lu "Viaggiu Dulurusu", 
la canzunetta siciliana di Binidittu Annuleru di la città di Murriali, in novi jorna pri la nuvena di lu Santu Natali di Gesù Bambinu.

Si tratta di un racconto del viaggio e dei disaggi che Giuseppe e Maria affrontarono da Nazareth a Betlemme nel rispetto dell'editto di Augusto sul censimento delle popolazioni dell'Impero.
Il racconto in siciliano antico viene cantato dai giovani per tutta la notte del 18-19 marzo e poi la sera del 19, nel corso della processione, ad ogni fermata nelle stazioni prescritte.

Riportiamo di seguito il racconto dei primi "quattru jorna" del viaggio.








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