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giovedì 12 febbraio 2015

Roccamena. Scoperti graffiti preistorici in una grotta di monte Maranfusa.

dal Giornale di Sicilia di oggi
Raffigurerebbero l'atto sessuale e la contabilità. Due «fissazioni» evidentemente millenarie. Il ritrovamento, eccezionale quanto casuale, è opera dei volontari del «Gruppo archeologico Valle dello Jato», che sull'autenticità delle incisioni non hanno alcun dubbio: «La patina presente sui graffiti è la stessa che si trova sul resto della superficie rocciosa». «Insieme al Gruppo speleologico ambientale di Trapani - racconta Alberto Scuderi, vicedirettore nazionale dei Gruppi archeologici d'Italia -, ci trovavamo in località Sticca per un censimento delle grotte. Stavamo per entrare in una cavità in parete quando la forte pioggia ci ha costretto a cercare riparo all'interno di un'altra grotta di facile accesso, utilizzata come ovile e già perlustrata in passato».
A parlarne erano stati Francesca Spatafora, in un libro su monte Maranfusa, e Giovanni Mannino nel volume «Guida alla preistoria del Palermitano». Mannino aveva anche identificato una incisione sulla parete d'ingresso. Ma è all'interno della cavità di natura carsica che è avvenuta la nuova scoperta. «Guardando con una lampada - racconta Scuderi -, ho notato alcune linee incise in parete, le ho fotografate e la stessa sera ho chiamato Mannino per un confronto. Ci sono ritornato con più luce ed una macchina fotografica più potente». E nella seconda visita, insieme all'archeologo Antonio Alfano e ad altri appassionati, sono stati notati altri tre gruppi di incisioni.
Della scoperta è stato a quel punto informato l'archeologo Sebastiano Tusa, uno dei maggiori esperti di preistoria siciliana, che dopo aver visitato il sito spiega: «Nella grotta si trovano due gruppi di linee incise diverse per natura, per orientamento e, conseguentemente, per cronologia. Il primo gruppo, malgrado il non perfetto stato di conservazione, può identificarsi con un simbolo maschile contrapposto ad un simbolo femminile. Questo gruppo - aggiunge - per le sue caratteristiche morfologiche e iconografiche sarebbe da attribuire al Mesolitico, cioè al periodo iniziale dell'Olocene, intorno ai 12.000 anni fa».

Nella grotta è presente però anche un secondo gruppo di incisioni. «Si tratta - dice Tusa - di una decina di segmenti sovrastanti l'uno all'altro che potrebbero avere avuto una funzione di promemoria contabile per il gruppo umano che la grotta abitava o frequentava. Tuttavia potrebbe anche trattarsi di un elemento cosiddetto “alberiforme” con valore apotropaico». Entrambe le spiegazioni fanno comunque ipotizzare una loro datazione tra il Neolitico e la prima Età dei metalli, ovvero tra VII e V millennio a.C. Il ritrovamento è stato comunicato alla sezione archeologica della Sovrintendenza di Palermo, che su monte Maranfusa ha già effettuato diverse ricerche. La scoperta dovrà adesso essere approfondita. Perché è risaputo che la preistoria tiene stretti i suoi segreti.

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