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lunedì 29 dicembre 2014

Hanno detto ... ...

FURIO COLOMBO, giornalista
Molti Paesi, in questo mondo difficile, hanno vari problemi. Ma solo l’Italia li ha tutti: le istituzioni, il governo, il Parlamento, i partiti, l’economia e le sue tre parti fondamentali, l’impresa, il lavoro, il consumo. E anche l’immigrazione (accogliere o respingere) i giovani (senza scuola e senza lavoro), gli anziani (le pensioni, esagerate o ridicole), la salute (l’intero Paese).
Questa sorta di miracolo negativo è avvenuto per la curiosa idea di riverniciare un treno fermo nella strana convinzione che, una volta cambiato aspetto, il treno fermo avrebbe ripreso la corsa, applaudito da tutti.

SANDRO CATANI, saggista
Ho visto funzionare meglio la cultura d’impresa “italiana”, quando è attenta a tutti gli interessi in gioco: azionisti, dipendenti, clienti, fornitori, comunità. Bisognerebbe ricordarla quando si ristruttura e si chiudono le fabbriche o i centri di ricerca, quando si de -localizza, quando si porta la sede o il domicilio fiscale all’estero. Molte nostre aziende a proprietà famigliare, pur tra le difficoltà, mantengono il senso della storia e il valore della relazionecon la comunità e con i loro dipendenti. Un bene relazionale fondamentale, un collante etico e economico insieme.

ILVO DIAMANTI, giornalista de LA REPUPPLICA
Un paese spaesato. Senza riferimenti. Frustrato dai problemi economici, dall'inefficienza e dalla corruzione politica. Affaticato. E senza troppe illusioni nel futuro. È l'Italia disegnata dalla XVII indagine su "Gli Italiani e lo Stato", condotta da Demos (per Repubblica). Pare una replica del Rapporto 2013. Se possibile: peggiorata. Tuttavia, c'è una novità: il senso di solitudine. Perché oggi, molto più che nel passato, anche recente, i cittadini si sentono "soli". Di fronte allo Stato, alle istituzioni, alla politica. Ma anche nel lavoro. E nella stessa comunità. 

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