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domenica 16 novembre 2014

Il Vangelo alla luce dei fatti di ogni giorno

MATTEO
9, 9-13
NON SONO VENUTO A CHIAMARE I GIUSTI, MA I PECCATORI
9,9​ E, andando via di là, Gesù vide un uomo seduto al banco delle imposte, chiamato Matteo, e gli dice: Segui me! E, levatosi, lo seguì.   10 ​E avvenne, mentre lui stava sdraiato a mensa nella casa, ecco che molti pubblicani e peccatori, venuti, stavano sdraiati con Gesù e i suoi discepoli. 11 ​E, vedendo, i farisei dicevano ai suoi discepoli: Perché il vostro maestro mangia con i pubblicani e i peccatori? 12 ​Ora egli, udito, disse: Non hanno bisogno del medico i sani, ma quelli che stanno male. 13​  Andate a imparare cosa significa:Misericordia voglio e non sacrificio. Infatti non venni a chiamare i giusti, ma i peccatori !

TESTO ARBERESH:
Nd’atë mot Jisui tek po shkonej, pa në zyrën e doganës një njeri të thërritur Matthè, edhe i tha: «Eja pas meje». Dhe ai u ngre dhe i vate pas. Dhe kur u ul per të haj në shpi, njo se erdhën shumë publikanë dhe mëkatarë dhe se u ulen bashkë me Jisuin e me dishipulit e tij. Kur e panë Farisenjtë i thanë dishipujvet: Pse mësonjësi iuaj ha edhe pi me publikanët edhe me mëkataret? Jisui i gjegj e tha: Nuk kanë nevojë për mjekum të shëndoshët, po të sëmurët. Shkoni, prandaj, edhe mësoni që kuptim kanë fjalët e shkrimevet të shëjta; Dua lipisì dhe jo therore. Me të vërtetë unë nuk kam ardhur për të thërres në pendim të drejtët, po mëkatarët.
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Dio, il Dio dei cristiani, non è legge, non e' una serie di regole e doveri da rispettare e nemmeno uno scaffale di documenti teologici provenienti dalla Curia romana, Egli e' apertura e servizio al prossimo. 
Non è, conseguentemente, sanzione e punizione, ma perdono e medicina. 
L'essere peccatore non solo non esclude dal regno ma addirittura rappresenta un “privilegio” in due sensi: Dio ama di più il peccatore, perché ha più bisogno, e anche il peccatore lo amerà di più, perché ha ricevuto maggiore attenzione.
Il malato, più è grave, più ha diritto del medico e maggiori sono i doveri del medico nei suoi confronti. Così il peccatore, più è lontano, più ha diritto di misericordia e maggiori sono i doveri del Dio cristiano nei suoi confronti. 
Gesù che con i discepoli entra in casa del pubblicano Matteo si fa commensale con lui; all’obiezione dei farisei contro i discepoli, Gesù risponde dichiarando la sua missione di salvatore.
 I “giusti”, che taluni identificano nei benpensanti dei nostri giorni, in coloro che spesso fanno i clericali, stentano ad accettare i peccatori, i lontani, i poco o affatto credenti. Lo fanno, quando lo fanno, con fatica, e solo se questi si convertono e si sforzano di diventare "bravi".
Gesù invece accetta quelli non convertiti, i lontani, i non ipocriti. Non perdona il peccatore perché si converta; lo perdona prima, perché possa -se lo vuole- convertirsi.

 Matteo non fu chiamato perché convertito, ma si convertì perché chiamato.
La Chiesa non e' costituita, come si crede, di giusti, e nemmeno per i giusti, ma di peccatori perdonati, sempre ulteriormente bisognosi di ricevere perdono. 
I cristiani, se sono tali,  non vivono della propria giustizia e nemmeno dei propri meriti, ma dall'essere stati graziati.
Ecco perche' Papa Francesco ha ragione rispetto alla maggioranza dei padri sinodali che recentemente lo hanno messo in minoranza su alcuni temi etici rilevanti ai nostri giorni.  Egli, il Papa,  infatti non si propone di cercare i giusti, i bravini, i perfettini ma coloro che nella vita di piu' hanno errato.  La Chiesa esiste per costoro non per i bravini. Peraltro molti Padri bizantini considerano la Chiesa alla stregua di un Ospedale aperto a chi necessita di sostegno e comprensione.

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