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martedì 14 ottobre 2014

PROCESSIONE DELLA MADONNA DELLA FAVARA: origine ed evoluzione (II) ... ... di Calogero Raviotta

In un blog precedente (parte I con lo stesso titolo del presente) sono stati proposti dei testi (documenti e riflessione per offrire ai lettori elementi utili per dare una risposta alla domanda "Perché la festa della Madonna della Favara è celebrata dal clero greco?". Di seguito sono riportati altri testi al riguardo, senza la pretesa che possano concludere le riflessioni su tale argomento, per cui potrebbe risultare utile, nei prossimi blog, riportare dei testi che i lettori possono mettere a disposizione.  Non saranno presi in considerazione testi proposti da lettori anonimi.
La cronistoria della processione dell'otto settembre in particolare e delle celebrazioni del clero greco nella chiesa della Madonna della Favara in generale, va contestualizzata in una più ampia visione della storia religiosa di Contessa, tenendo presente i rapporti tra clero e fedeli delle due parrocchie, caratterizzati sia da momenti di contrasto sia da momenti di collaborazione.
I primi due secoli di convivenza tra “greci” e “latini” a Contessa possono essere considerati momenti di dialogo, che comincia però a venir meno già nei primi decenni, che seguono la costituzione della parrocchia latina (1698), come documentato da quanto di seguito riportato, testo estratto dal manoscritto 

"Fatti storico-canonico-giuridici in difesa delle proprietà e dei diritti del parroco e del clero greco della terra di Contessa contro le pretensioni ed usurpazioni del coabitante clero latino fatta secondo la consulta dei migliori lumi della capitale di questo regno nel 1771”
documento conservato presso la parrocchia greca:
 “…..quei di rito latino a tal che verso il 1750  vedendo aumentato il loro numero di avventizi al pari quasi di quello degli albanesi e prevalendosi delle astuzie, animarono (sotto pretesto di zelo, di religione nell’ingrandire i sacri templi) tutto per intiero popolo della Contessa a contribuire, ognuno secondo le proprie forze e colle fatiche personali i poveri, all’ingrandimento della loro parrocchia, e comeché le famiglie più comode sono appunto quelle degli albanesi in quella terra, vi accorsero quegli più d’ogni altro all’ampliamento di quel tempio, e molto più che era loro proprio. I latini però terminato che fu il materiale di tutta la fabbrica vi posero una lapide, in cui si stava scritto qualmente quel tempio era stato eretto a spese dei latini e che perciò non più ai greci ad essi pell’avvenire spettava. Tosto si opposero i greci contro i latini nella corte vescovile di Girgenti: vinsero la causa, strapparono l’affissa ingiusta lapide piantata in un fondo alieno coll’exequatur della medesima Corte vescovile e per torre, in futurum, ogni pietra di scandalo, si divenne tra il  clero greco e latino ad un Accordium",  

sollecitato ed approvato dal vescovo. Il sei settembre 1754  viene infatti sottoscritto dal clero di rito latino e dal clero di rito greco, presso il notaio don Salvatore Schirò di Contessa, la nota Transazione, che precisa per iscritto, e dettagliatamente, i diritti spettanti a ciascuna delle parti, secondo la prassi seguita dai due cleri e, in generale, richiamata nel decreto di istituzione della parrocchia latina del 1698.
La  definizione del testo della Transazione  è preceduta da due memoriali del 1753 (uno del clero greco ed uno del clero latino), inviati al vescovo di Girgenti, il quale con lettera, inviata al curato greco ed al curato latino di Contessa, ordina la pubblicazione della minuta dell' accordo, dai medesimi proposto e inserito nel decreto vescovile del 21 agosto del 1754, precisando anche di "… ridurla nelli Rolli sì del rito greco, quanto latino, correndo a carico vostro la indennità della medesima. Tanto eseguirete sotto pena di onze 50……". Tale Accordium è sottoscritto dai curati e dal clero latino e greco il sei settembre 1754 presso il notaio Don Salvatore Schirò di Contessa.
La Transazione però non risolve definitivamente i contrasti tra greci e latini, di cui si hanno, fino a tempi recentissimi,  abbondanti riscontri negli archivi delle due parrocchie e nella memoria popolare (episodi di collaborazione e di contrasti, sentenze civili ed ecclesiastiche, direttive del vescovo, ecc.). Di seguito sono riportati gli episodi più significativi.

Nel citato manoscritto del 1771, quindi pochi anni dopo la Transazione del 1754, viene documentato un episodio di contrasto tra clero greco e clero latino in merito alla processione: "……..Questa Transazione del 1754, anno in cui fu fatta, sempre ha avuto tutto il suo vigore e nella festa sopradetta dell’otto settembre sempre é stata tutta per intero solennizzata dal clero greco, ed il parroco greco ha avuto il primo luogo nella processione, anche quando vi é intervenuto il parroco latino inferiore a quello anche per tutti i sopradetti motivi. Dacché poi il parroco greco (Giovanni Musacchia) fratello maggiore del parroco latino (Michelangelo Musacchia) presente, per mancanza di vista non ha potuto intervenire alla sopradetta processione, ha designato il suo greco cappellano sacramentale sacerdote Don Nicolò Chetta, per supplire le veci del parroco greco: solennizzò il Vespro, messa cantata, ed altre solite funzioni nella sopradetta chiesa di Maria della Favara….Nel punto però che stava per sortire tale processione, ….i latini pretendevano che la processione spettava ad essi, ….". In tale circostanza viene applicata la Transazione, ma provoca reclami al vescovo di Girgenti, di cui si ha, anche per gli anni  successivi, ampia documentazione nella già citata storia di Contessa di Atanasio Schirò.
Il clero latino ha formalmente contestato più volte la validità della Transazione sia in sede ecclesiastica che civile, senza tuttavia ottenere responsi favorevoli, come risulta dal Decreto dell’arcivescovo di Monreale del 10.11.1900 (con richiamo della sentenza civile del 1845) di seguito riportato: " “Domenico Gaspare Lancia, arcivescovo di Monreale,

*veduta la istanza del parroco latino di Contessa Entellina e i documenti dal medesimo prodotti,
*vedute le repliche del parroco Greco alla istanza sudetta,
considerando
*che con sovrano rescritto del 9  agosto 1845 onde porsi termine alle questioni allora insorte tra i due Cleri, latino e greco, fu disposto doversi eseguire la transazione del 1754, con la quale erano stati stabiliti i rispettivi diritti e prerogative circa alla festività di Maria SS.ma di tutte le Grazie, che si celebra il dì 8 settembre d’ogni anno nella chiesa medesima,
*che di fronte a tale rescritto, fondato sulla osservanza delle transazioni anzidette, ultrasecolari, sia opera vana quella di rinvangare il passato sull’origine del locale di Contessa e su tutt’altro addotto dal Parroco latino, la sovrana determinazione mirò certamente a che non si risuscitassero più oltre i dissidi tra le due parrocchie, ed essa ha tutta l’importanza e tutto il valore per troncarsi ogni questione sul proposito,
*che tuttavia, trattandosi di due Curati, i quali ricevono la missione dall’Arcivescovo, l’uno pel gregge latino e l’altro pel gregge greco, e quindi sottoposti nell’esercizio dei rispettivi diritti alla di lui superiore Autorità, ben può l’Arcivescovo prescrivere le modalità del detto esercizio per la forma e per tutt’altro che possa occorrere onde evitare delle collisioni e dei disturbi tra i due cleri,
dichiariamo
che si debba stare fermi all’osservanza del passato circa l’esercizio dei rispettivi diritti e prerogative dei due Cleri salvo secondo i casi  i provvedimenti da emanarsi dalla Suprema Autorità Vescovile per modalità del detto esercizio".

Costituiscono invece testimonianza di dialogo e di collaborazione tra le due parrocchie  i periodi in cui, per inagibilità della chiesa della Madonna della Favara (1843 e dopo il terremoto del 1968), alla parrocchia latina dal clero greco viene concesso l’uso temporaneo della Chiesa delle Anime Sante, come documentato dal testo della lettera del clero latino inviata al clero greco per l’uso della chiesa del Purgatorio nel 1843: 
“Reverendissimi Signori, questa notte con sommo nostro cordoglio si é rovinata circa una metà di muro della venerabile chiesa, dedicata a Maria Santissima di tutte le Grazie, volgarmente della Favara, addetta a Chiesa latina, tirando seco la volta appoggiata. In mezzo al grave danno vi é stata quella di vari sacri arredi ed immagini e particolarmente quello prodotto in parte sull’eccellente Bara dedicata alla lodata nostra Signora; si é, in mezzo a tanta afflizione, avuta la consolazione che il Divinissimo, sito nella sua Tribuna dell’Altare Maggiore, ed il venerabile Simulacro di Maria Santissima si preservassero illesi per essere rimasto il Cappellone.
In tale lacrimevole disgrazia preghiamo Lei, acciò con la solita bontà, e per quella buona armonia, che ha esistito tra l’uno e l’altro Rito, sia compiacente permetterci che nella di lei Chiesa del Purgatorio sia trasportato il Divinissimo con una alle sacre Immagini, dandoci nel tempo istesso libertà di amministrare i Sacramenti, cantare Messe ed esercitare tutte le sacre Funzioni del nostro Rito, senza perciò sentirsi Lei impedito ed il suo clero presente e futuro di poter continuare a cantare Messe, Vespri, che per consuetudine vi hanno sin’ora celebrato e tutti i diritti, che vi hanno sin’oggi e che le appartengono come Curato e Rettore di queste Chiese Greche; obbligandoci di lasciare libera al menomo di Lei avviso, e successori, essa quante volte servirà loro per trasferirgli il Divinissimo in qualche urgente circostanza che Dio non voglia, alla Madre Chiesa, avendo la compiacenza allora di concederci altra Chiesa a Lei dipendente”.
(firmato dal clero latino: Giuseppe Maria Ferrara, Leonardo Lala e Antonino Rizzuto).”

Momento di dialogo è certamente anche l’anno 1838 quando tutti i contessioti contribuiscono con offerte in denaro e di prodotti vari a raccogliere i fondi necessari per costruire la monumentale e artistica “vara” (è parroco della Chiesa greca, in tale anno, don Epifanio Lojacono e membri del Comitato don Giacomo Parrino, Don Giuseppe Plescia ed il Signor Giovanni Cuccia).
Molti contessioti sono ancor oggi in grado di raccontare contrasti vivaci ed episodi particolari riguardanti la processione dell’otto settembre 1943, che si svolge regolarmente, nonostante i tentativi di impedirla (tenendo la chiesa chiusa, per il coprifuoco bellico, cessato per l’armistizio però il giorno della festa).
Altri contrasti recenti tra “greci” e “latini” si sono verificati nel 1958 per la costituzione della parrocchia rurale di Piano Cavaliere e per la Bolla papale di Giovanni XXIII “Orientalis Ecclesiae” del 1960 (parrocchie latine trasferite sotto la giurisdizione dell'Eparchia di Piana).
Possono essere considerati episodi minori nella cronistoria dei contrasti tra le due parrocchie:  prassi nella processione del SS. Sacramento (giorno, ora, itinerari), espedienti per impedire l’uso dell’organo o delle campane durante le celebrazioni dei “greci” nella chiesa della Madonna della Favara, partecipazione o assenza del clero nelle celebrazioni o processioni dell’altra parrocchia, passaggi di rito, diritti sulle chiese minori (S. Rocco, Purgatorio, S. Rosalia, Odigitria).

E’ molto recente invece una testimonianza di dialogo tra le due parrocchie: nel mese di gennaio 2006, i fedeli di rito bizantino e quelli di rito romano insieme hanno partecipato a celebrazioni liturgiche, organizzate dai due parroci di Contessa nell’ambito dell’annuale “Settimana di preghiere per l’unità dei cristiani”, sia nella  parrocchia greca sia nella parrocchia latina.
Tra i contrasti tra le due parrocchie, manifestati in tempi recenti, è rimasta viva  nella memoria popolare, l'angosciosa esperienza vissuta dal primo al 14 agosto 2009, quando è stata impedita  al clero greco ed ai fedeli la celebrazione della Paraclisis nella chiesa della Madonna della Favara, rimasta chiusa.
Questa esperienza, il trasferimento dei due parroci e la nomina nel 2011 dei nuovi amministratori parrocchiali, che finora hanno  testimoniano piena collaborazione tra le due parrocchie, meritano uno spazio ed una riflessione a parte.



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