StatCounter

lunedì 13 ottobre 2014

Hanno detto ... ...

GIAN ANTONIO STELLA, giornalista e scrittore
Il solo elenco delle alluvioni genovesi dell’ultimo mezzo secolo dice quanto sia serio il problema. Dieci morti nel 1953, quarantaquattro nel 1970, due nel 1992, tre nel 1993, uno nel 2010, sei nel 2011, un altro ieri... Ed è una triste scommessa prevedere, se non cambia qualcosa, nuovi morti domani, dopodomani, dopodomani l’altro. Ed è del tutto inutile invocare San Giovanni Nepomuceno, il patrono contro le frane e le alluvioni. Non può star dietro a tutto: il nostro, come ricorda una relazione al Parlamento della «Struttura di missione contro il dissesto idrogeologico» affidata da Renzi a Erasmo D’Angelis, è un Paese a rischio: «486.000 delle 700.000 frane in tutta l’Ue sono in 5.708 comuni italiani». Quasi il 69%.

ALBERTO ONETTI, giornalista
Oggi l’Italia resta una littorina che procede a fatica, affollata di passeggeri che si lamentano con il conducente e con il “sistema” ferroviario in genereUrge un cambio di passo per cambiare il sistema. Da parte sia del conducente, ma anche dei passeggeri. Perchè, come ha detto (giustamente) Sergio Marchionne ieri sera a Roma, il futuro non è responsabilità solo dei governi, ma anche delle persone.
Ciascuno deve fare la sua parte se vogliamo provare a dare delle risposte concrete alle domande (legittime) di un ragazzo italiano di 23 anni che (tutti noi) abbiamo contribuito a mettere in fuga.
Di seguito la sua lettera, di cui raccomando la lettura.
“Caro Professore Onetti
io sono un giovane di 23 anni e lavoro all’estero da oltre due anni (prima a Mosca, oggi a Londra), con una grande banca internazionale (Morgan Stanley). Io sono stato fortunato ad avere la possibilita’ di crescere e studiare in parte all’estero, per poi rientrare in Italia – per mia scelta! – per frequentare l’Universita’ Bocconi di Milano.

Ed è a questo punto che mi sono trovato davanti una realtà inattesa, di fronte alla quale ho ripreso – ben volentieri – le valigie (senza alcuna intenzione di ritentare un rientro, almeno per molto tempo).
Scrivo quindi della mia esperienza, che credo faccia capire quanto insostenibile sia la situazione italiana. Disponetene come meglio credete.
Nel 2012 ho concluso una carriera scolastica fuori dall’ordinario (frutto di tanto impegno, un po’ di intelligenza e un po’ di fortuna. Non mi considero nè un’eccellenza nè un’eccezione: ho ancora tanta strada da fare….), sintetizzabile così:
– International Baccalaureate alla Anglo American School di Mosca nel 2008 (a 16 anni e 9 mesi). Nota: mi ero trasferito a Mosca nel 2002 con la famiglia, per il lavoro di mio padre.
– Bachelor in Economics & Management alla Bocconi nel 2011 (con scambio di 5 mesi alla Hong Kong University), full Merit Scholarship per tutti i tre anni di corso, laurea con 110 e lode (all’età di 19 anni e 10 mesi).
– Master in Finance & Private Equity nel 2012 alla LSE London School of Economics con “distinction” e primo premio Antoine Faure-Grimaud come miglior studente del corso, conseguito a Luglio 2012.

Nell’agosto 2012 ho cominciato a lavorare a Mosca a Morgan Stanley come Equity Analyst, dove sono rimasto sino alla fine di agosto 2014. Dalll’inizio di Settembre mi sono trasferito a Londra, dove sono stato promosso Equity Associate, responsabile per il mercato russo nel settore “Metals & Mining”.
Da poco ho compiuto 23 anni: elementari in 4 anni + medie in tre anni + superiori in 4 anni + laurea triennale alla Bocconi + Master of Science alla LSE.
Fin qui la questione resta comunque privata: dove diventa di interesse pubblico e sociale? Nonostante le buone credenziali, nel periodo 2008/2011 (in cui ho vissuto e studiato in Italia) non ho MAI ricevuto UN SOLO CENNO DI INTERESSE da controparti italiane, mentre sin dall’inizio del 2010 (quando ancora avevo 18 anni ed ero al secondo anno in Bocconi) ho cominciato ad essere corteggiato da molte organizzazioni straniere quali Goldman Sachs, Morgan Stanley, JP Morgan, Deutsche Bank e altre, in totale assenza di quelle italiane (notare che varie grandi aziende italiane sono finanziatrici di Bocconi…. quindi pagano per formare cervelli e poi li “regalano” agli stranieri).

Di fatto, nell’estate del 2010 Morgan Stanley mi ha assunto per uno stage di 10 settimane a Londra, vero e retribuito (con 8.500 sterline + costo appartamento + viaggi aerei), mi ha assunto al termine dello stage, mi ha conservato il posto per due anni e mi ha anche dato una borsa di studio di 5.000 sterline per essermi iscritto al corso di Master of Science alla LSE! All’assunzione mi è stato offerto di scegliere fra Londra e Mosca, con un contratto iniziale che in Italia è quasi impensabile anche per un giovane dirigente!
Allora le domande che sorgono sono:
  • Si fa tanto parlare di fuga di cervelli, ma le aziende/istituzioni italiane cosa offrono VERAMENTE per trattenerli?
  • Siamo sicuri di avere strumenti ed aziende in grado di battere la concorrenza estera?
  • E’ realisticamente possibile creare – in tempi brevi – condizioni favorevoli per consentire alla futura classe dirigenziale di tornare, realizzare il proprio futuro in Italia e contribuire alla sua rinascita?
  • Oppure resta SOLO la via dell’emigrazione, con buona pace delle velleitarie riforme di cui tanti si riempiono la bocca?”
 XY, 23 anni
Londra, 7 ottobre 2014

Nessun commento:

Posta un commento