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venerdì 26 settembre 2014

Flash sulla nostra Storia

 Le cose della Storia locale che in pochi conoscono
Chissà che prima o dopo non debba venire fuori una Storia su Contessa Entellina. Nel dubbio questo Blog contiene molti stralci della vita comunitaria vissuti lungo i secoli.

Nel 1860, l'anno di Garibaldi, in tutti i paesi che vivevano nella miseria dell'economia latifondista si ebbero rivolte a sfondo sociale e -in alcuni casi- pure vendette e regolamenti di conti fra fazioni e famiglie antagoniste. Le carceri vennero tutte aperte e molti uomini che si erano appoggiati al vecchio regime borbonico furono trucidati nelle piazze o davanti alle loro abitazioni.
Garibaldi sarebbe sbarcato a Marsala l'11 maggio del '60 ma già da febbraio/marzo molte bande armate di contadini ridotti alla fame dal nuovo regime borghese (subentrato al feudalesimo, dove ai contadini almeno spettavano significativi diritti, i cosiddetti  "usi civici") erano in azione all'interno dell'isola. Ovunque a cadere sotto la violenza che si proponeva di essere politico-rivoluzionaria erano i simboli e i rappresentanti del governo borbonico.

L'episodio di Contessa
Il sei aprile del 1860 a Contessa furono uccisi, nella notte,
1) il cancelliere comunale don Filippo Barone,
2) don Giovanni Mangiaracina
3) Francesco Colletto del fu Saverio di Bisacquino.
Già da giorni i disordini in paese erano incontrollabili ed erano stati richiesti rinforzi militari alle guarnizioni borboniche. A Contessa, ma pure nei paesi della zona, erano stati assaltati i Municipi, disarmati i poliziotti, abbattuti gli stemmi regi, erano stati occupati i mulini.
I mulini ?
Ognuno direbbe cosa c'entrano i mulini ? E come se c'entrano i mulini di Alvano, Vaccarizzotto (Bisacquino) e Bagnitelle !!!
Ad animare la rivolta non c'era -in quella fase- nessuna attrazione verso i motivi politico-patriottici che animava i liberali dell'isola (Crispi fra tutti). I veri motivi, fra coloro che animavano le rivolte localistiche, erano politico-sociale, o secondo alcuni studiosi, la fame.  
Il passaggio dal feudalesimo al sistema borghese (che a Contessa assunse esclusivamente i colori del latifondismo ) era stato davvero doloroso; i capitolati del 1520 erano divenuti carta straccia. In aggiunta la gente era tenuta a pagare il "dazio" per ogni tumolo di grano macinato. La farina era -in quel contesto di miseria- l'unico alimento (pane, pasta) della popolazione locale. Dover pagare il "dazio" in una realtà assolutamente priva di moneta circolante era come dire alla gente: privatevi del cibo.
Da quell'aprile alla primavera dell'anno successivo da Contessa emigrarono centinaia di famiglie. Il nuovo governo sabaudo, e la stessa impresa garibaldina, si rivelò molto peggiori del governo borbonico.  Quei contessioti, guidati da gente coraggiosa e capace, che avevano chiesto la "libera macinazione" si accorsero che il nuovo governo era molto più "liberale" (in senso borghese) del precedente e che i latifondisti erano i nuovi referenti del Potere.

I Vaccaro e molte altre famiglie che avevano confidato nell'impresa di Garibaldi furono costretti a lasciare la loro terra e a centinaia si trasferirono in Louisiania, dove già da qualche decennio vi erano dei nuclei di contessioti. 
Solo qui, nel nostro paese, avvenne l'emorragia della gente più abile, che possedeva fiducia nelle proprie capacità e che -fra l'altro- sapeva guidare la gente. 
Saranno i Vaccaro a costruire nel breve volgere di pochi decenni a New Orleans uno degli imperi economici ed imprenditoriali più potenti del Sud degli Stati Uniti. 
E' pertanto in questo contesto politico-sociale che Contessa è stato il paese, unico nell'isola, che da quel 1860 cominciò a svuotarsi e a trasferirsi in New Orleans. 
Tutte le aziende dei Vaccaro nella loro simbologia per tutto l'Ottocento rievocavano con effige e detti le speranze garibaldine deluse.
Nella primavera del 1861 Nicola Lo Iacono, medico e consigliere comunale di Contessa, pubblica la relazione -su cui più volte ci siamo intrattenuti- sul grave esodo che affligeva Contessa.

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