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sabato 16 agosto 2014

Aspettando il nuovo Eparca n. 49

Mi è capitata fra le mani una rivista sul Concilio Vaticano II. 
Ho potuto leggervi che al Concilio convocato da Giovanni XXIII parteciparono quasi 200 vescovi orientali su oltre 2000 vescovi latini e che questi "eparchi" avrebbero dato un significativo contributo, soprattutto, sui seguenti documenti:
-Costituzione dogmatica Lumen Gentium, al cui n. 23 è sottolineata l'origine apostolica delle Chiese d'Oriente;
-l decreto Orientalium Ecclesiarum, interamente dedicato alle Chiese d'Oriente;
-Il decreto Unitatis Redintegratio, sull'Ecumenismo;
-il decreto Christus Dominus, che attiene alle sollecitudini che i Vescovi latini dovrebbero avere verso i fedeli di rito orientale;
-Il decreto Presbyterorum Ordinis, il cui n. 16 tratta del celibato e dei sacerdoti orientali uniti in matrimonio.

Intervennero -stando a quanto leggo- nelle discussioni conciliari con toni vibranti l'Arcivescovo Maggiore di Leopoli, card. Yosyf Slipyi, il Patriarca maronita Meouchi, il Patriarca bizantino-melchita Maximos IV.
Il Concilio dedicò una "giornata melchita" che in verità riguardava gli assenti, gli Ortodossi. E per le voci fraterne che si elevarono da alcuni Vescovi orientali in quella giornata arrivò il ringraziamento del Patriarca ecumenico Atenagora, che così si espresse. "Nel Concilio avete parlato a nome nostro".
Fu in occasione del Concilio che i Vescovi orientali più autorevoli si pronunciarono apertamente contrari al progetto di un Codice di diritto canonico unico, temendo che "la disciplina latina sarebbe quasi integralmente stata imposta agli Orientali, cosa che significherebbe praticamente la 'latinizzazione' pura e semplice dell'Oriente, contro la quale tanto gli Orientali quanto la Santa Sede lottano da lungo tempo".
Fu così che, effettivamente, il 18 ottobre 1990, venne promulgato da Giovanni Paolo II il Codice dei Canoni delle Chiese Orientali (CCEO), distinto dalla codificazione latina.

La rivista riporta tantissimi altri spunti e pertanto ci proponiamo di tornare sulla questione.
La questione quale ?
Piana degli Albanesi ebbe un ruolo rilevante nei decenni e negli anni precedenti il Concilio sul dialogo ecumenico. I decenni successivi -a parere nostro- è avvenuto l'eclisse; Piana è entrata nel ruolo dell'ordinaria ... attività, un ruolo che viene da definire burocratico.

A noi piacerebbe che Piana (e pure Lungro) tornasse ad essere "ponte" verso l'Oriente. L'antico ruolo attivo di studio, dibattito, dialogo e apertura verso l'Oriente. Quel ruolo visibile che oggi a noi ricordano le tante foto dell'archimandrita Papàs Lino Lo Iacono. 

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